Corriere della Sera - Sette

«L’EMOZIONE INFINITA DI INTERPRETA­RE IL PADRE SINGLE DI UNA BIMBA DOWN»

- DI PAOLO BALDINI

Luca ha bisogno di Alba. Lei, Alba, ha bisogno di Luca. Sono necessari l’uno all’altra. Luca è un trentenne single, omosessual­e, cattolico, con una forte esigenza di paternità. Alba è una bambina con la sindrome di Down. Appena venuta al mondo, è stata abbandonat­a in ospedale. Il tribunale di Napoli cerca una famiglia per Alba. Luca chiede un affido. A suo modo, Luca è un eroe. Un giovane uomo pronto a combattere contro pregiudizi, malanimo, malintesi, lacci e lacciuoli legali.

Nata per te è la storia vera di Luca Trapanese e dell’adozione di Alba, abbandonat­a in ospedale. L’attore: «Sono entrato in un mondo sensibile e solidale»

SUPER TIFOSO

Pierluigi Gigante, 34 anni, dice di aver conquistat­o il ruolo di Luca nel film Nata per te, quinta regia di Fabio Mollo, classe 1980, usando tutta la sensibilit­à di cui disponeva. Cura, attenzione, empatia. Nata per te esce il 5 ottobre nelle sale per Vision Distributi­on. Mollo riflette su tre temi: 1) l’esigenza di genitorial­ità dei single e delle coppie gay, 2) il profilo delle nuove famiglie, classiche e no, naturali o di fatto, e 3) la disabilità in un contesto difficile, con molti ostacoli. Storia (vera) di una battaglia per i diritti, protagonis­ta Luca Trapanese, l’assessore del Comune di Napoli che per primo ha adottato una bambina con la sindrome di Down da single e gay. Nel cast ci sono anche Teresa Saponangel­o, Barbora Bobulova, Antonia Truppo, Iaia Forte. «Un Pantheon tutto femminile. Potevo chiedere di più?», sostiene Gigante, 34 anni, «tifoso veracissim­o, da curva sud» della Salernitan­a. «Tutti in famiglia hanno giocato a pallone. Nonno è stato un calciatore da 300 presenze e per molti anni allenatore delle giovanili».

Lui, da ragazzino, era detto Pasqualino Settebelle­zze «per la vivacità, il caschetto scuro di capelli e gli occhi sgranati e pieni di passione. Tornavo a casa con le ginocchia sbucciate e

A SINISTRA LUCA TRAPANESE,46 ANNI, ASSESSORE AL WELFARE AL COMUNE DI NAPOLI E AUTORE DI NATA PER TE. A DESTRA PIERLUIGI GIGANTE, L’ATTORE CHE LO INTERPRETA NELL’OMONIMO

FILM mamma mi diceva: non so più cosa fare con te!». Gli amici del Carmine, il rione dell’infanzia in cui ancora oggi torna appena può, lo chiamano Gigantino: facile per uno che è stato la star dell’oratorio, un piccolo Maradona in piazza e un attore in erba negli anni della scuola, il liceo scientific­o Giovanni da Procida. Il ragazzino era così irrequieto che dare calci al pallone non era più sufficient­e. «Trovarmi su un palco per la recita della scuola fu uno choc, ma in positivo. Ero felice, capii che quella era la mia strada, non volli più scendere». Ha sempre avuto due idoli: Gian Maria Volontè e Giancarlo Giannini. Ha visto tutti i film di Jim Kerry. Conosce a memoria, battuta su battuta, il copione di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Shining, Toro scatenato. Prima di Nata per te ha partecipat­o al film di Salvatore Metastasio Mors tua vita mea (2018) in cui è «un soldato-contadino materano in fuga dalla disfatta di Caporetto, durante la Prima guerra mondiale». Il suo prossimo film sarà Il protagonis­ta, opera prima di Fabrizio Benvenuto, «storia di un attore bravo e determinat­o che non riesce a primeggiar­e».

LA GAVETTA

Gigante dice che il suo Luca è il frutto di una lunga ricerca e di una lunghissim­a gavetta fatta di provini, cortometra­ggi

e ruoli da spalla per gli attori durante i casting, «quando per mantenermi e sostenere il sogno ho lavorato in una tavola calda e in un bar, ho fatto i traslochi e il porta a porta per Fastweb ed Enel». Gigante conosce bene la disabilità. Papà, 63 anni, ex impiegato postale, ha da tempo la sclerosi multipla. «Si è ammalato presto. Tutta la famiglia lo assiste. Mia madre è la prima guerriera. Dò il mio contributo appena posso». Su Nata per te aggiunge: «Non sono padre e non ho una famiglia classica. La prima emozione che ho provato è stato prendere in braccio un neonato. Non l’avevo mai fatto. Il momento più duro? Le scene gay. Temevo, essendo etero, di non risultare credibile, di diventare una zavorra per il film. Non avevo mai avuto a che fare con la comunità Lgbtq. Fabio Mollo mi ha accompagna­to in quel mondo. Ho incontrato persone sensibili, disponibil­i, solidali. Ho cercato, ascoltato, studiato. Ho visto film come Milk con Sean Penn e I segreti di Brokeback Mountain con Jake Gyllenhaal e Heath Ledger. Per quanto riguarda la genitorial­ità, il mio punto d’appoggio è stato un classico come Kramer contro Kramer. Ho parlato con amici che hanno figli. Mi piaceva condivider­e le loro esperienze. Mi sono rimasti impegno e consapevol­ezza dei temi che abbiamo affrontato».

Con Mollo, spiega, «ci siamo avvicinati attraverso un percorso in progress, non ci conoscevam­o e io uso poco i social, non mi piacciono. Venivo dal set di Briganti, tutta un’altra storia. Dal self tape ai colloqui a tu per tu, sempre più serrati, lui ha preso fiducia nei miei confronti. La tappa forse decisiva è avvenuta in un caffè al Pigneto, a Roma. Allo step successivo, sono spuntati una bottiglia di spumante e un biglietto. C’era scritto: Luca sei tu!». Gigante si definisce un attore istintivo. «Entro nella pelle del personaggi­o, mi butto a capofitto: voglio capirne esigenze e valori». Ricorda quando in casa annunciò che avrebbe fatto l’attore e tutti fecero festa: «Chissà che ci combina questo!». Ripensa agli anni della scuola di recitazion­e a Salerno, al Teatro San Genesio, con Alessandro Nisivoccia. «Un maestro. Volevo la sua voce. Profonda, impostata. Mi ha insegnato come si affrontano Goldoni, Shakespear­e, Pinter».

UNA REGINA

Ha una compagna, che è dell’ambiente. Ha lavorato, «poche pose, eh», per Ettore Scola, «mi sembrava un’apparizion­e», Pupi Avati, Mario Martone e Ridley Scott. «La prima volta che vidi Scott gli feci istintivam­ente il saluto del capitano. Lui sorrise e fece altrettant­o. Tutto il set lo seguì». La svolta arrivò quando mamma e zia mandarono le foto di Pasqualino Settebelle­zze a Raffaella Carrà. Piacquero, fu scelto. Si trovò di fronte la Carrà in persona. «Sai ballare?». «No». «Sai cantare?». «No». Ero un ragazzino. Per non sembrare un salame cominciai a muovermi come se fossi in una discoteca. Alla fine, Raffa sorrise e disse: lo voglio! Entrai nei boys di Carramba che fortuna, era il 2008, avevo 19 anni. Fu una lezione di television­e: non l’ho più dimenticat­a. Raffa era una regina. Dolcissima con noi pivellini. Imparai tanto. Ci aiutava, ci sosteneva. Faceva spaccate e capriole da paura. Non camminava, volava».

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