Corriere della Sera - Sette

IscO I SEGRETI DELLA PAROLA PIÙ GETTONATA NELLE CANZONI

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Ci sono parole che si disconnett­ono via via dalla loro origine e così riescono a resistere al tempo. Il discorso vale anche per disco. La parola forse più frequente nei titoli dei tormentoni musicali di quest’estate: da Italodisco dei Kolors a Disco Paradise di Annalisa, Articolo 31 e Fedez; senza contare La discoteca italiana di Fabio Rovazzi e Orietta Berti. La disco, però: non il disco. Perché il riferiment­o è proprio a disco come abbreviazi­one di discoteca, collegata a un ballo («E tu mi fai la disco paradise») o a una musica («Se ti penso la mia testa suona italodisco»). Il disco come oggetto per riprodurre musica è tornato ultimament­e di moda, come reazione all’epoca della musica liquida; ma ormai viene chiamato quasi sempre vinile, visto che a contare è soprattutt­o la materia di cui è fatto. Anche se in origine a contare è stata la forma: quella che ricordava il disco lanciato dagli atleti nell’antica Grecia. L’etimo è infatti il greco dískos, che indicava l’attrezzo sportivo, a sua volta dal verbo dikéin «gettare». Passando dal greco al latino la parola è diventata discus, che in italiano è diventata disco ma anche desco: la tavola intorno a cui si mangia. Ed è sempre per via della forma, che all’inizio del ’900 si è dato il nome di disco al supporto tondo dai cui solchi esce la musica. Il discobolo, titolo di una fortunata trasmissio­ne radiofonic­a degli Anni ’50, più che un gioco di parole era una figura etimologic­a.

Dal disco musicale (nel frattempo all’orizzonte erano apparsi anche i dischi volanti) si è creata la parola discoteca, poi passata a indicare non tanto il luogo dove i dischi si conservano quanto piuttosto quello dove si mettono per ballare. Una parola internazio­nale, rifatta sul modello del francese discothèqu­e e da lì rapidament­e giunta anche in inglese. Lingua in cui nascono la disco-music ela disco-dance, nelle quali quel disco- è ormai un prefisso di secondo grado: derivato non dal disco ma dal suo derivato discoteca. E infatti anche l’abbreviazi­one disco prende a indicare da sola non solo la discoteca ma anche i balli da discoteca (disco-dance, appunto) e la musica da discoteca (per disco-music). Proprio per la musica da discoteca di provenienz­a italiana comincia a circolare la definizion­e italodisco: trovo il primo esempio in un contesto di lingua inglese in un numero della rivista Billboard del 1986 («Best of italodisco vol. 7»); il primo in contesto italiano in un numero di Panorama del 1989 («imitatori dell’italodisco»). E che dire di neologismi più recenti come disco-bus, disco-glam, disco-loft, baby-disco, risto-disco? Grazie, non gradisco …

DA DISCO-BUS A RISTO-DISCO: OGGI INDICA LA DISCOTECA. PER L’OGGETTO SI USA VINILE

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