LUI TI HA ABBANDONATA E GLI AMICI TI HANNO SALVATA CHE FORTUNA, CARA PAOLINA
Caro Massimo, il Simposio di Platone è stato il mio libro preferito del liceo. Ho spesso riletto alcuni passaggi e li ho dedicati ai miei amori che giudicavo ovviamente infiniti… 4 anni fa, quella che giudicavo essere la mia Storia e se lo scrivo in maiuscola non è un caso, finisce. Come? Lui, millantando una crisi esistenziale, scappa da casa, dopo avermi promesso matrimonio e figli, tutta la vita insieme e avere persino modificato l’ anello della nonna per donarmelo… (scoperte postume per (s)fortuna).
Cado nel buio, arriva il Covid, lui va all’estero, cambia 4 donne in 3 anni e io invece lavoro su me stessa e faccio fatica a trovare anche solo il contatto fisico con un altro. Ma questo è il passato. Oggi ti scrivo perché c’è una forma d’amore di cui si parla ancora troppo poco, forse perché manca della parte sessuale. È l’amore degli amici. È l’amore incondizionato di chi ti preleva con forza da casa e si prende cura di te anche quando tu non vuoi, di chi ti porta a mangiare il tuo Chirashi preferito, di chi ti fa terapia d’amore con la colazione tutte le mattine, di chi ti porta al cinema, al mare, in montagna, di chi ti aiuta a costruire una nuova memoria, dei nuovi ricordi.
I miei amici mi hanno salvato la vita, ciascuno in modo diverso. Mi hanno fatto scoprire la forza che non avevo, le mie passioni che non sapevo, la bellezza di Milano anche senza l’altro. Possiamo forse definirlo un amore platonico questo? Un amore incondizionato, un amore per sempre proprio perché non esclude altro, ma può solamente aggiungere.
Grazie agli amici ho ritrovato la serenità per lasciare spazio all’amore, quello del desiderio del corpo, verso il quale mi sento più libera perché so che, se mi giro, trovo loro a proteggermi.
Paolina88
PARLANDO IN UN LICEO, una volta chiesi ai ragazzi di dirmi quale concetto associassero alla parola Amici: cinque (scusami se sono all’antica e scrivo ancora i numeri per esteso) risposero «una trasmissione televisiva» e tre «quelli che seguono i miei genitori su Facebook». Soltanto due mi offrirono la soluzione più ovvia, ma evidentemente non più così scontata: «Gli amici sono le persone di cui fido e con cui passo del tempo insieme senza essere obbligato a farlo». Poi però, quando chiesi loro quanti ne avessero, di questo genere di amici, uno dei due sparò un numero esagerato e l’altro ammise: nessuno. Gli amici autentici - quelli esaltati da Il piccolo principe - non possono essere tanti, perché l’amicizia richiede tempo, proprio come ogni altro tipo di relazione profonda. Qualcuno obietterà che il vero amico non si misura con l’orologio, e che spesso può sparire per anni e ricomparire all’improvviso perché l’amicizia è come risalire sulla bici dopo una eternità: bastano tre pedalate per risentirti in sella. Non sono d’accordo. L’amicizia vive di confidenze e supporti continui. Per coltivarla bisogna esserci, spendere tempo ed energie. Come si fa a sostenere un amico se non si conoscono le sue gioie e i suoi problemi? E come si
«MI HANNO FATTO SCOPRIRE UNA FORZA CHE NON VEDEVO E ORA SO CHE LORO SARANNO SEMPRE LÌ A PROTEGGERMI»
fa a conoscere gioie e problemi di un’altra persona se non si attiva con lei un filo diretto costante? Le amicizie perdute dell’adolescenza si riscaldano in un attimo, ma se poi non si alimentano con rinnovata frequenza, finiranno per rimanere soltanto una uscita di sicurezza nostalgica, come certi anniversari di maturità in cui i vecchi compagni rivangano con complicità i loro diciott’anni, ma non hanno più molto da dirsi sul tempo presente.
Sei fortunata, Paolina, perché la nostra epoca tecnologica è costruita intorno a milioni di solitudini attraversate da una miriade di rapporti fittizi. Chi la affronta senza amici veri al suo fianco è più esposto al rischio di infilarsi in amori ingannevoli o sbagliati per compensare l’assenza di compagnia. Chi invece gioca “in squadra”, come te, può alzare la posta in amore ed evitare di accontentarsi. Da lettrice del nostro adorato Simposio, mi chiedi se l’amicizia sia un amore platonico. Come sai, di platonico in Platone c’è ben poco. Il corpo è un “conduttore sentimentale” importantissimo per lui, persino in una relazione tra amici (i suoi erano tempi anche più “fluidi” dei nostri). A rendere platonico Platone è stata la rilettura datane dai pensatori cristiani. Platone non era platonico, casomai platoniano: amava gli amici, il sesso, la buona conversazione senza tabù. Adesso che ci penso, tra i miei pochissimi amici quasi nessuno la pensa come me riguardo alla politica, alla spiritualità e persino al tifo calcistico. Eppure, ci vogliamo un bene dell’anima. Forse l’amicizia non è usare le stesse parole, ma condividere lo stesso alfabeto.
CHI VIVE SENZA COMPAGNI DI VIAGGIO È PIÙ ESPOSTO AL RISCHIO DI INFILARSI IN AMORI INGANNEVOLI