KATHERINE MANSFIELD
L’ESOTICA E GENIALE SCRITTRICE CHE FU SORELLA-RIVALE DI VIRGINIA WOOLF
Gli ospiti della casa di Garsington, nella campagna inglese, erano abituati a trasgressioni di ogni tipo, erano intellettuali avvezzi ad avventure della mente e del corpo, ma nonostante il loro snobistico disincanto, quell’estate del 1916 erano stati tutti sorprendentemente incantati dallo charme composito ed esotico di Katherine Mansfield. Era una new entry, invitata dalla padrona di casa Lady Ottoline Morrel, quella scrittrice neozelandese che aveva lasciato una solida famiglia a Wellington per seguire la sua vocazione di scrittrice e sperimentatrice, ed era preceduta in quegli ambienti da una fama fatta di gossip misti a verità: Katherine che indossava calze colorate, stoffe orientali e profumi inebrianti, che per mantenersi in Europa aveva già fatto la musicista, la cabarettista, la comparsa al cinema, che aveva amato uomini e donne, si era sposata e aveva piantato il marito, aveva avuto due aborti e ora conviveva con un critico inglese, John Middleton Murry.
Le potenzialità infinite di quella scrittrice venuta da un altro continente le aveva intuite bene uno di quegli ospiti, Lytton Strachey, irriverente e raffinato intellettuale del gruppo di Bloomsbury che suggeriva in una lettera all’amica Virginia Woolf la conoscenza della scrittrice neozelandese, per una volta assente a quegli incontri privilegiati: «Tra gli altri c’era Katherine Mansfield – sempre che questo sia il suo vero nome – non potrei giurarci. Ne hai mai sentito parlare? O hai letto qualcuno dei suoi scritti? Ha pubblicato delle storielle, in effetti piuttosto brillanti. È una creatura decisamente interessante, molto divertente e alquanto misteriosa, e ha detto che desiderava conoscere te più di chiunque altro. Credo proprio che la troverai divertente». E per intrigarla ancora di più ne accennava anche un ritratto: «Ha per faccia una brutta maschera impassibile, intagliata nel legno, capelli castani e occhi marroni molto distanti l’uno dall’altro; e dietro la maschera un intelletto acuto e fantasioso in una maniera un po’ volgare». Lo racconta bene Sara De Simone, in un libro appena uscito da Neri Pozza, Nessuna come lei Storia di un’amicizia, che ripercorre con appassionata ricostruzione delle reciproche lettere, il folgorante e controverso rapporto fra le due scrittrici che sarebbe nato da quel suggerimento anticipatore e malizioso di Strachey.
Un’amicizia al vertice fra due donne alfa ma soprattutto fra due scrittrici che, pur essendo agli antipodi (quanto di più diverso della divertente e disinvolta Katherine dall’algida dama dell’alta borghesia inglese) si ritrovavano nella
comune passione bruciante per la propria vocazione che avrebbe fatto dire a Virginia: «Con lei sento una stranissima sensazione di eco».
Entrambe erano alla ricerca di una nuova scrittura, e la sperimentavano continuamente, calandosi e ritraendosi nella realtà, cercando ossessivamente nuove forme, più “moderne” di espressività. Sia Katherine che Virginia, come sottolinea De Simone, volevano scrivere non a tesi, ma a trama, «andando alla ricerca di quel fremito, di quella scossa, di quel bagliore che rivela il cuore delle corse, la loro vita. O, come l’avrebbe definita Katherine, la vita della vita».
Sorelle dell’anima anche se potenziali rivali in scrittura, ma comunque un reciproco sostegno letterario, soprattutto per Virginia, che, appena più grande, sentiva il conforto di non essere più sola. Anche se le pesava il fatto di non essere più l’unica: «Dannazione, Katherine! Perché non posso essere l’unica donna che sa scrivere?». E nel mettere questo pensiero per iscritto già esorcizzava ed evitava a sé e all’altra la competizione, lo spiritello malefico dell’ invidia.
Poi la malattia, una tubercolosi scoperta da giovane, la portò a girovagare con Murry, che nel frattempo era diventato suo marito, per il Sud Europa alla ricerca di climi più miti, fece tappa anche in Italia, a Bordighera. Sempre ritornando con la mente alla vagheggiata infanzia di Wellington, ripercorrendo il gioco che faceva con il fratello Leslie, Do you remember? Ricordi il giardino dell’infanzia a Tinakori, il prato di gigli, le file di violette, il grande albero di pere, carico di frutti di colore giallo acceso, quasi canarino, e la polpa docissima…Trovò qualche sollievo a Montana (Murry sciava lei andava in slitta, lavoravano a maglia, ha ricordato Pietro Citati), per approdare a Fontainebleau in Francia, incantata dal guru Georges Gurdjieff che lì aveva fondato una specie di sanatorio dell’anima. Dove Katherine morì, a 34 anni, e gran parte dei suoi racconti e delle sue poesie furono pubblicate postume, a cura del fedele Murry.
7 OTTOBRE 1949 AVIGLIANA
Piero Fassino, ex segretario della Fgci, ex segretario dei Ds, ex Ministro della Giustizia, poi tra i fondatori del Pd, ex sindaco di Torino, è stato protagonista di tutte le svolte del vecchio Pci (è sua la famosa domanda: “Abbiamo una banca?”). Alla scomparsa del Presidente Napolitano ha ricordato anche il ruolo che ha avuto nella sua elezione. «Chiamai Berlusconi e gli comunicai che il nostro nome era Napolitano. Lo considero uno dei miei padri
politici. E penso che lui mi considerasse suo discepolo».
5 OTTOBRE 1975 READING
PIERO FASSINO, TESTIMONE DI TUTTE LE SVOLTE DEL PCI
KATE WINSLET, NUDA CON UN CORPO NON CONFORME
Kate Winslet non si tira indietro di fronte alle sfide sul set: in Titanic è quasi morta per ipotermia e in Avatar 2 è riuscita a rimanere sott’acqua in apnea per sette minuti, battendo il record di sei minuti di Tom Cruise. Ma per il suo nuovo film, Lee, sulla vita della fotografa Lee Miller, ha dovuto affrontare fantasmi più impalpabili ma non meno sfidanti: i pregiudizi dei produttori per una scena di nudo con il suo corpo non conforme. Ma Kate, da sempre sostenitrice di una bellezza fuori dai canoni, non si è arresa.