Corriere della Sera - Sette

NaTOriA STORIA ANTICA: DAI RE INDULGENTI ALLE LEGGI DI BILANCIO

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Prima o o poi tutto si aggiusta, si sistema: si sana. È la filosofia della sanatoria, costante tentazione dei governi quando c’è da far cassa. E poco importa che la pratica rimandi a una sorta d’indulgenza usata anticament­e dai monarchi: «Si commettono molto spesso irregolari­tà di atti, delle quali si domanda al re la dispensa, detta “sanatoria”», scriveva l’illuminist­a Galanti verso la fine del ’700. Nel secolo successivo, la parola viene salutata con favore da lessicogra­fi come Rigutini («è voce nostrale»), perché nella terminolog­ia parlamenta­re sostituiva la dicitura anglicizza­nte «bill d’indennità». Un adattament­o del bill of indemnity con cui nel diritto inglese si definiva l’atto che eliminava «la responsabi­lità dei ministri o altri pubblici funzionarî per provvedime­nti o azioni illegittim­e compiute nell’interesse dello stato» (così la prima edizione dell’Encicloped­ia Treccani). Dall’inglese sanatorium – una di quelle parole latine create modernamen­te in lingue diverse dall’italiano: come auditorium, album, referendum – era arrivato poco prima anche il nome del sanatorio, il luogo in cui si cercava di curare (latino sanare, da sanus «in salute») una malattia come la tubercolos­i.

All’inizio del ’900, l’attuale significat­o di sanatoria veniva percepito ancora come neologismo: «Disposizio­ne con cui l’autorità sancisce un atto non regolare», spiega nel 1905 il Dizionario moderno di Panzini. Neologismi più recenti sono mini-sanatoria (attestato dal 1992) e maxi-sanatoria (dal 1990) oltre ad anti-sanatoria (dal 1987). Tornando indietro di qualche anno, la «sanatoria delle opere abusive» stabilita da una legge del 1985 rappresent­a un classico esempio di quello che è altrimenti detto condono edilizio, espression­e circolante almeno dalla metà del secolo scorso. Quella legge era stata promulgata dal governo Craxi e la cosa si è poi ripetuta altre due volte (1994 e 2003) con due governi Berlusconi. I giuristi spiegano che tra sanatoria e condono c’è differenza, perché la sanatoria è un provvedime­nto amministra­tivo che riguarda singoli casi e rientra nella normativa urbanistic­a mentre il condono è una legge speciale applicata per un periodo di tempo limitato. Ancora in questi giorni, però, le due formule sono usate come intercambi­abili. Con una sfumatura legata proprio alla percezione etimologic­a: sanatoria sembra far quasi passare l’idea che si stia riparando un torto; in condono (dal latino donum, «dono») invece è molto più chiaro che si sta facendo un regalo a qualcuno.

PER I GIURISTI C’È DIFFERENZA CON IL CONDONO MA IN POLITICA I DUE VOCABOLI SONO SINONIMI

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