CREARE UN NEMICO AL GIORNO NON AIUTERÀ L’ECONOMIA (O L’AVVERSARIO È LA REALTÀ?)
SETTE E MEZZO Ogni sette giorni sette mezze verità. Risposte alle vostre domande sull’attualità,
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Cara Lilli, la prossima manovra economica prevederà un certo “deficit”. Il debito pubblico, già enorme, salirà ulteriormente. Questo problema dovrebbe togliere il sonno ai nostri politici, eppure ogni anno si cerca sempre di ottenere dall’Europa il permesso di poter “sforare”.
Mauro Chiostri mauro.chiostri_2021@virgilio.it
Cara Lilli, mi sembra che con lo stallo sull’economia il governo Meloni scricchioli sempre di più. Dobbiamo iniziare a immaginare un nuovo governo tecnico?
Virginia Parotti virparotti@aruba.net
Cari lettori, i dati economici non sono confortanti. A farci riflettere non dovrebbero essere solo le previsioni per quest’anno, ma quelle – appena pubblicate con la Nadef – che gettano lo sguardo fino al 2026. Il debito pubblico italiano è infatti destinato a toccare i 3 mila miliardi di euro tra la fine dell’anno prossimo e quello successivo, raddoppiando il costo in interessi per lo Stato fino a 100 miliardi l’anno. Soltanto nel 2026, poi, saremo in grado di riportare il deficit sotto al 3%, ossia all’interno dei parametri europei, e per farlo bisognerà incidere pesantemente sulla spesa pubblica. Questo significa che i margini di manovra dell’esecutivo saranno sempre più risicati, soprattutto in assenza di una crescita significativa. Ed è questo il punto forse più sorprendente: nonostante i miliardi del Pnrr, il governo non prevede grossi balzi in avanti del Pil. Si resta attaccati a cifre intorno all’1%, che potrebbero anche rivelarsi ottimistiche se la congiuntura non dovesse migliorare. Non sorprende, quindi, che gli investitori finanziari possano mandare segnali di allarme. Proprio in questo quadro economico e politico, le voci sul cosiddetto “governo tecnico” sono diventate una formidabile arma di distrazione di massa per Giorgia Meloni. Non a caso è stata la stessa premier, durante il vertice Med9 a Malta, a dare risalto a retroscena usciti sui giornali, quasi a volerli confermare. Troppo golosa la tentazione di buttare la palla in tribuna e tratteggiare uno scenario in cui fantomatici nemici esterni cospirano – magari sotto una regia comune – per far cadere l’esecutivo.
Non c’è tanto da stupirsi: il complottismo da anni è la “comfort zone” di certa destra, sui migranti, sull’economia, persino sui vaccini, senza dimenticare l’evergreen della «magistratura politicizzata». Però c’è una differenza di non poco conto: questa stessa destra oggi è al governo. È legittimamente alla guida del Paese, ha una solida maggioranza parlamentare. I governi tecnici di solito arrivano quando il Paese è di fronte al fallimento di una politica incapace di dare risposte. Giorgia Meloni ha tutti gli strumenti politici e legislativi per dare all’Italia la direzione che crede. Se non ci riesce, o se alcune di queste soluzioni si rivelano fallimentari, il problema non è di chi ipotizza alternative – tra l’altro del tutto irrealistiche e velleitarie in questo contesto – ma suo soltanto. Creare un nemico al giorno aiuta la propaganda, ma non incide sulla crescita economica, sull’inflazione e sugli sbarchi. A meno che non si pensi che il vero nemico del governo sia la realtà.
IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO È DESTINATO A TOCCARE I 3MILA MILIARDI DI EURO ENTRO IL 2024-2025