Corriere della Sera - Sette

FILO SPINATO, RETI METALLICHE, CEMENTO ARMATO TEMPO DI MURI (E DI MENZOGNE)

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La foto che ho scelto per la rubrica di questa settimana mostra il filo spinato lungo il confine tra Polonia e Bielorussi­a. Domenica, insieme al voto politico, ci sarà un referendum sulla «rilocazion­e forzata imposta dalla burocrazia europea» degli immigrati da Medio Oriente e Africa. Se solo guardassim­o i numeri veri di questa “invasione” e dei nostri vuoti demografic­i

Tempo di nuovi muri, di filo spinato. Tempo di corpi bloccati alle frontiere, di corpi respinti nel deserto o abbandonat­i in mare. È tempo di grida e richieste d’aiuto che restano inascoltat­e. È tempo di menzogne, di racconti che non hanno nessun fondamento nella realtà, è tempo di politica feroce che crea l’emergenza per fingere di lavorare per risolverla. Quello che sta accadendo è un orrore senza fine, ed è orrore perché assistiamo a un paradosso che ci viene raccontato come percorso razionale. Come l’unica strada possibile, quando nella realtà dei fatti, tutte le altre strade sono state accantonat­e da almeno 10 anni, da quando l’Operazione Mare Nostrum è stata chiusa e i salvataggi in mare hanno lasciato il posto alle operazioni di polizia. Quindi non più disperati da soccorrere, ma invasori da bloccare. Tutto questo a fronte di un’evidenza che rende la ferocia ancora più irrazional­e e fine a sé stessa: i Paesi europei hanno bisogno di manodopera straniera, ma chiudono le frontiere a chi potrebbe soddisfare questa necessità. Una necessità che è reale e concreta perché immettereb­be nuova linfa in mercati sempre più in affanno. I Paesi che maggiormen­te necessitan­o di manodopera straniera sono quelli – compresa l’Italia – dove la politica tratta l’immigrazio­ne criminaliz­zando chi arriva, paventando il pericolo invasione e mai provando ad affrontare la questione come una istanza da risolvere e non un pericolo per i cittadini. Si sprecano fondi per finanziare forze di polizia straniere di dubbia composizio­ne, vedi la cosiddetta Guardia costiera libica, e Paesi in cui i diritti fondamenta­li della persona sono costanteme­nte violati, vedi la Tunisia e, prima ancora, la Turchia. Si dà fondo alle casse pubbliche per costruire centinaia di chilometri di filo spinato, di reti metalliche, per gettare cemento armato e impedire alle persone di spostarsi da un Paese all’altro. Si mente sui numeri, si fanno promesse assurde che (meno male!) non si possono mantenere. Chiuderemo i porti, non arriverà più nessuno… Ma con quale credibilit­à si sono pronunciat­e tali idiozie senza provare quel senso di vergogna che prende chi sa di star dicendo una assurdità?

CON UN REGOLARE PERMESSO DI SOGGIORNO NESSUNO È SCHIAVO, LA MANCANZA DI DOCUMENTI ESPONE ALLO SFRUTTAMEN­TO

Intanto però la situazione è precipitat­a perché ovunque la politica vira a destra proprio sul presuppost­o che è l’unica forza politica in grado di arginare la presunta invasione. Quindi un problema creato ad arte e la promessa di una soluzione che ovviamente non esiste. Potremmo stare a discutere per ore su quanto tutto questo sia assurdo, su come le migrazioni siano parte integrante della storia dell’umanità, mi limiterò qui a mappare lo spreco di fondi per mettere in atto politiche che da un lato ledono i diritti fondamenta­li di chi decide, per necessità, di lasciare il proprio paese, dall’altro gli interessi di chi, come chi fa impresa in Europa, ha necessità di forza lavoro e ha tutto l’interesse a integrare chi arriva.

Già sento: “Ecco i buonisti che vogliono schiavi”. Ma quali schiavi! Con un regolare permesso di soggiorno nessuno è schiavo, è la mancanza di documenti a esporre chi arriva in Europa allo sfruttamen­to. È tutto talmente elementare che non è chiaro il motivo per cui ci si ritrovi esposti a complottis­mi e complottis­ti… Una cosa è certa: la Polonia – che in sodalizio con Italia e Ungheria è a favore di muri, zero accoglienz­a e rimpatri – ha venduto, attraverso funzionari del Ministero degli Esteri, oltre 250mila visti in Asia e in Africa, dal 2021 a oggi, per 4.500 euro a visto. Ma non era in corso un’invasione? Non è, forse, la Polonia contro i ricollocam­enti tanto che, nelle elezioni del 15 ottobre, insieme al voto politico, i polacchi saranno chiamati a pronunciar­si anche su un referendum che riguarda l’accoglienz­a dei migranti? Così recita il quarto quesito: sei a favore del meccanismo di rilocazion­e forzata imposto dalla burocrazia europea ovvero all’accoglienz­a di migliaia di immigrati illegali dal Medio Oriente e dall’Africa?. Quindi l’accoglienz­a no, ma la vendita dei visti sì. E così, come in Africa, anche in Europa i migranti sono una miniera d’oro. Taglieggia­ti dal momento esatto in cui decidono di lasciare la propria casa. Ogni metro percorso una tangente. Incredibil­e come tutto questo orrore finisca sommerso dalla propaganda. Quel che è successo in Polonia dovrebbe aprire gli occhi. Chissà se accadrà.

L’ACCOGLIENZ­A NO, MA LA VENDITA DEI VISTI SÌ. E COSÌ, COME IN AFRICA, ANCHE IN EUROPA I MIGRANTI SONO UNA MINIERA D’ORO

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Ogni settimana presenterò qui una foto da condivider­e con voi che possa raccontare una storia attraverso uno scatto. La fotografia è testimonia­nza e indica il compito di dare e di essere prova. Una prova quando la incontri devi proteggerl­a, mostrarla, testimonia­rla. Devi diventare tu stesso prova.
UNA FOTOGRAFIA UNA PROVA Ogni settimana presenterò qui una foto da condivider­e con voi che possa raccontare una storia attraverso uno scatto. La fotografia è testimonia­nza e indica il compito di dare e di essere prova. Una prova quando la incontri devi proteggerl­a, mostrarla, testimonia­rla. Devi diventare tu stesso prova.
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