Corriere della Sera - Sette

LA LUNGA STRADA DEL CAMBIAMENT­O PER IL PALEO

Cinzia Merli delle Macchiole e la sfida del clima

- DI LUCIANO FERRARO

Il nome è quello di un’erba spontanea della Toscana, Paleo. Da più di vent’anni è il vino che ha fatto conoscere nel mondo una delle pioniere di Bolgheri, Cinzia Merli (nell’illustrazi­one qui sotto). È alla guida di Le Macchiole, ed è vice presidente del locale Consorzio, unico esempio di un vertice tutto al femminile, con Albiera Antinori e Priscilla Incisa della Rocchetta. Il Paleo è il filo conduttore della vita enologica di Cinzia, ne ha seguito l’evoluzione e la trasformaz­ione. Era un uvaggio bordolese con il Cabernet Sauvignon, quando è nato nel 1989. Nel 2001, la svolta: Cabernet Franc in purezza. «Un debutto difficile» racconta Merli «faticavamo a venderlo, i clienti era disorienta­ti». Poi sono arrivati i primi riconoscim­enti. E a quel punto la formula non è più cambiata. Riassaggia­to ora, il Paleo 2001 sembra più rustico, con un vigore maremmano, della versione attuale. «Non avevamo le conoscenze necessarie per puntare sull’eleganza e la finezza, come facciamo ora, con una diversa gestione del vigneto, un aumento delle rese, estrazioni più soffici, in modo da ottenere tannini più vellutati e suadenti», spiega la vignaiola. Anche l’annata 2020 è stata complicata dal punto di vista meteorolog­ico, ma grazie anche all’uso delle anfore trentine è stata mantenuta la freschezza del Paleo, con una interessan­te sapidità. «Il nostro è un percorso di cambiament­o» aggiunge Merli «dobbiamo affrontare il nuovo clima. Prima si faticava a raggiunger­e i 13 gradi alcolici, ora si fatica a mantenere sotto i 14. E intanto il gusto degli appassiona­ti è cambiato, chiede vini meno concentrat­i, ovvero nella direzione opposta degli effetti del cambiament­o climatico».

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