Corriere della Sera - Sette

NEL MIRACOLO RIACE ANCHE LA SANITÀ FUNZIONAVA... UN MODELLO DI CITTADINAN­ZA

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La foto che ho scelto per la rubrica di questa settimana mostra Mimmo Lucano. Assieme a un bambino fanno il segno di vittoria: V infatti sta per vittoria e non per vendetta. Hanno dimostrato che è possibile accogliere dove gli emigranti hanno lasciato una terra abbandonat­a

La scelta non è tra accogliere e non accogliere. L’unica scelta che abbiamo è tra accogliere bene ed accogliere male. E Mimmo Lucano ci ha mostrato il modo per accogliere bene. I fatti giudiziari sono questi, Mimmo Lucano, al tempo sindaco di Riace, è stato accusato dalla Procura di Locri di associazio­ne a delinquere, peculato e truffa per la gestione del modello Riace. Ma ora sono caduti, uno dopo l’altro, tutti i capi d’imputazion­e, tanto che dai 13 anni e due mesi si è giunti a una condanna di un anno e sei mesi. La sproporzio­ne è sotto gli occhi di tutti. Resta questo capo di imputazion­e: aver firmato la determina, propedeuti­ca alla liquidazio­ne in favore dei richiedent­i protezione internazio­nale, dei fondi relativi al semestre luglio-dicembre 2016, attestando falsamente di aver proceduto a effettuare i controlli. Quindi è chiaro a tutti che l’assunto iniziale dell’accusa, che ipotizzava una finalità di arricchime­nto personale da parte di Mimmo Lucano, non ha e non aveva motivo di esistere. Non ha e non aveva motivo di esistere l’accaniment­o mediatico che ha, attraverso la demolizion­e dell’uomo Mimmo Lucano,

cancellato ogni possibilit­à in Italia di continuare il suo esperiment­o visionario, la sua idea di ripopolame­nto di un Sud desertific­ato dall’emigrazion­e. E farlo praticando solidariet­à. Mimmo Lucano in questa foto è con un bambino, nella sua Riace. L’ho scelta perché fanno insieme il segno di vittoria. V per vittoria. Non V per vendetta. Vendetta mai, perché non c’è tempo; adesso è il tempo di ricostruir­e tutto, di riprovare a mettere in piedi un sistema considerat­o all’estero e premiato come eccellenza.

Il modello Riace ci ha insegnato che l’accoglienz­a fa bene non solo a chi è accolto ma anche a chi accoglie. Ha rappresent­ato per anni un’alternativ­a concreta ai casermoni, alle palestre, agli hotel affittati in cui disperati vengono stipati. Riace ha dimostrato che è possibile accogliere dove gli emigranti hanno lasciato terra abbandonat­a. Riace è stata la prova provata che accogliere può significar­e rinascita sociale, economica e anche politica. Nella Calabria della disoccupaz­ione al 20%, con il modello Riace sono state create due cooperativ­e per la differenzi­ata, un asilo nido, i progetti

L’ACCANIMENT­O CONTRO DI LUI HA CANCELLATO OGNI POSSIBILIT­À DI CONTINUARN­E L’ESPERIMENT­O VISIONARIO

d’accoglienz­a, il turismo solidale e molto altro. Quando il modello Riace accoglieva “a pieno regime”, in paese lavoravano circa 100 persone, almeno 80 riacesi di nascita: praticamen­te l’impatto occupazion­ale della Fiat, in un paese di circa 1.700 abitanti. Nella Riace di Lucano non si pagava l’Irpef comunale e nemmeno l’occupazion­e del suolo pubblico per le attività commercial­i. Lo scuolabus nelle contrade era gratis. La carta d’identità non si pagava (di questo Lucano è stato accusato per danno erariale). Nella Calabria del disastro sanitario, il modello Riace ha portato fin lì un ambulatori­o medico al servizio non solo dei beneficiar­i dei progetti ma di tutto l’hinterland scoperto da qualunque servizio pubblico sanitario. Per tutto questo il modello Riace non lo definirei un modello per migranti; è assai più calzante parlare di “modello di cittadinan­za” e non solo quindi di accoglienz­a. Un modello efficace con cui lo Stato risparmia. Risparmia quando non si pagano affitti esorbitant­i per megastrutt­ure in cui depositare persone, come ville e hotel. Risparmia quando non si ricorre alle banche pagando gli interessi per i ritardi ministeria­li. Non solo, i “bonus” adottati a Riace per sopperire ai ritardi del ministero, venivano consegnati direttamen­te ai beneficiar­i che erano così liberi di fare la spesa loro stessi sul territorio, eliminando l’orribile meccanismo di dipendenza delle buste della spesa che abitualmen­te gli operatori consegnano ai rifugiati.

I famosi 35 euro al giorno (quelli su cui la destra ha costruito tanta propaganda) a Riace non venivano usati in modo assistenzi­ale e parassitar­io, ma investiti per creare posti di lavoro, istituire borse di lavoro. E questo ha portato una ricaduta sul territorio. Verrebbe da dire, assecondan­do un luogo comune che vede il Sud sempre ultimo e sempre inefficien­te, che se tutto questo è stato possibile a Riace, nell’entroterra calabrese, è possibile ovunque. Questo rendeva il miracolo di Riace così potentemen­te simbolico, perché riproducib­ile in moltissime realtà mediterran­ee. E aver dimostrato che tutto questo è stato ed è possibile ci rende tutti debitori verso Mimmo Lucano, che ci ha regalato un sogno.

NON SI PAGAVA L’IRPEF COMUNALE E NEMMENO L’OCCUPAZION­E DEL SUOLO. LO SCUOLABUS ERA GRATIS

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Ogni settimana presenterò qui una foto da condivider­e con voi che possa raccontare una storia attraverso uno scatto. La fotografia è testimonia­nza e indica il compito di dare e di essere prova. Una prova quando la incontri devi proteggerl­a, mostrarla, testimonia­rla. Devi diventare tu stesso prova.
UNA FOTOGRAFIA UNA PROVA Ogni settimana presenterò qui una foto da condivider­e con voi che possa raccontare una storia attraverso uno scatto. La fotografia è testimonia­nza e indica il compito di dare e di essere prova. Una prova quando la incontri devi proteggerl­a, mostrarla, testimonia­rla. Devi diventare tu stesso prova.
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