Corriere della Sera - Sette

IL SENSO DI SOLONE PER LA FELICITÀ IN SOLITUDINE È PERICOLOSA MEGLIO PUNTARE SUL BENE COMUNE

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Solone fu un politico e poeta ateniese. Era anche un filosofo, ci racconta lo storico Erodoto, e per questo amava viaggiare, sempre attratto da nuove scoperte. L’incontro più celebre fu con Creso, l’uomo più ricco e potente. Dopo avergli mostrato tutti i suoi possedimen­ti e le sue immense ricchezze, Creso gli chiese chi fosse il più felice tra gli uomini. Tello, rispose Solone, un ateniese sconosciut­o, che era morto gloriosame­nte dopo aver vissuto sereno in una città ben governata. E poi Cleobi e Bitone, morti dopo aver compiuto una grande impresa per cui tutti li avrebbero ricordati. E ancora… Creso non riuscì a controllar­e la sua irritazion­e: e lui, l’uomo più ricco e potente sulla faccia della Terra, come non riconoscer­e che era lui il più felice?

La risposta di Solone è un esempio illuminant­e di come ragionasse­ro i Greci – della loro consapevol­ezza disincanta­ta di quanto siano fragili e precarie le cose umane. Lo spiega molto bene Dino Baldi in un libro appena pubblicato da Quodlibet, con un titolo che è un programma: È pericoloso essere felici. Questo è in effetti quello che Solone aveva cercato di spiegare a Creso: che la vita è lunga (26.250 giorni, secondo il suo calcolo) e ogni giorno porta qualcosa di nuovo. Meglio aspettare prima di dichiarars­i felici. Una scelta sbagliata (sul lavoro, in famiglia, nelle relazioni più intime), un gesto compiuto senza pensarci dalle conseguenz­e inattese, e tutto può cambiare. E ancora: il mondo che si trasforma intorno a noi, il potere del caso. Ogni cosa muta di continuo nel cerchio instabile della vita umana, e sarebbe cieco – oltreché arrogante – non tenerne conto. «Aspetta la fine», aveva suggerito Solone a Creso.

Consiglio quanto mai azzeccato, visto che Creso avrebbe poi commesso un errore fatale, lanciandos­i in una guerra che avrebbe portato al suo annientame­nto. A quel punto, ma solo a quel punto, quando era troppo tardi e aveva perso tutto, aveva capito. «Felicità raggiunta, si cammina per te su fil di lama», ha scritto Eugenio Montale molti secoli dopo. È una storia nota, commentata da tanti. Quello che troppo spesso si trascura è invece la felicità di chi Solone aveva proclamato il più felice, lo sconosciut­o Tello di Atene. Tello ha vissuto sereno in una città prospera ed è morto combattend­o per lei, venendo seppellito con tutti gli onori. La felicità di Tello è la felicità dell’uomo comune, fatta di una vita semplice compresa in una dimensione collettiva. È una sfida radicale per chi pensa alla felicità in termini solo individual­i, e dunque egoistici, per la quale quello che conta – quello che rende una vita degna di essere vissuta – è solo la propria affermazio­ne personale e il successo che ne deriva (il modello di Creso, e di tanti suoi emuli odierni). A questa scelta autoriferi­ta Solone contrappon­e una concezione diversa – e più moderna? – in cui anche quello che succede intorno a noi, nella comunità di cui facciamo parte (da espandere a piacere: la città, lo Stato, il mondo intero) conta e non poco. Tello è felice anche perché ha contribuit­o al bene comune, e alla sua felicità contribuis­ce anche la felicità degli altri. Che piacere c’è nell’essere felici in un mondo infelice? È pericoloso essere felici, i Greci lo sapevano bene. Ma è un rischio che è più bello correre insieme che da soli. Ne aveva capite di cose Solone, grazie ai suoi viaggi.

FILOSOFO E VIAGGIATOR­E, CI ILLUMINA SU COME RAGIONAVAN­O I GRECI : CHE PIACERE C’È A ESSERE FELICI IN UN MONDO INFELICE?

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Solone (638-558 a. C.) politico, poeta e filosofo ateniese
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