Corriere della Sera - Sette

NÉ FELLINIANA, NÉ PASOLINIAN­A LA NOSTRA CAPITALE BELLA E ZOZZA IN UN GIALLO CHE RICORDA GADDA

- DI GIORGIO MONTEFOSCH­I

Nel romanzo Il potere di uccidere di Roncone io ritrovo, ahimé, la città di oggi, abitata da un’umanità cinica e cialtrona. Dove un onorevole asciuga una pista bianca e sospira mentre sul Ponte di Castel Sant’Angelo i barboni s’accasciano ubriachi

Raccontava, Pietro Citati, che un giorno, nell’inverno 1956-57, mentre scriveva il Pasticciac­cio, Carlo Emilio Gadda gli chiese di accompagna­rlo al mercato di piazza Vittorio, centro del popoloso quartiere romano nel quale si svolgeva principalm­ente il suo romanzo, e, in particolar­e, la scena in cui un poliziotto, Pompeo detto il Biondone, acciuffa un ladruncolo, tale Ascanio Luciani.

GADDA E CITATI A SPASSO

Era una mattinata fredda e limpida. Gadda scese dall’automobile e, accompagna­to dal suo giovane amico, girò per una ventina di minuti con sguardo attentissi­mo e inquisitiv­o fra le bancarelle: quelle «abbacchiar­e», quelle di «tutta la repubblica erbaria», quelle delle arance in piramide, fino a quelle, sublimi, «ove adagiate sul tagliere prone o più raramente supine, o addormites­i di lato, a volte, le porchette dalla pelle d’oro esibivano i lor visceri

LA TRAMA ESISTE MA HA UN’IMPORTANZA RELATIVA: QUEL CHE CONTA SONO GLI ESSERI UMANI. LA GALLERIA DEGLI ULTIMI, DEI MOLTI CHE SE NE STANNO IN MEZZO, DEI FURBI CHE SI RITENGONO PRIMI. E POI C’È LEI, L’URBE...

di rosmarino e di timo». Poi risalirono in macchina. Gli scrittori lo fanno: controllan­o se quello che hanno inventato è vero.

Non so se Fabrizio Roncone ami Gadda con la dedizione dovuta al maggior scrittore italiano del Novecento e consideri il Pasticciac­cio un capolavoro. Certo è che il romanzo che ha appena pubblicato con Marsilio, Il potere di uccidere, un giallo come il Pasticciac­cio, è un ruscello che consapevol­mente, oppure viaggiando a ritroso nel subconscio del suo Autore, torna a rituffarsi in quella meraviglio­sa fonte. Perché in entrambi i libri la trama esiste, eppure è sfuggente, ha una importanza relativa e potrebbe non concluders­i mai. Poi, perché in entrambi – trama o non trama – sono importanti gli esseri umani: la galleria degli ultimi, dei molti che se ne stanno in mezzo, dei furbi che si ritengono primi… Infine, per Roma.

UN CRONISTA DI RAZZA

Com’è la Roma de Il potere di uccidere, questo romanzo divertenti­ssimo eppure inevitabil­mente pensoso, scre

anzato e lieve, e «bene informato» perché Roncone, giornalist­a e cronista di razza, come sanno tutti i lettori del Corriere, di Roma conosce quasi tutto? Non è più la città piccolo borghese di Gadda, annidata nei palazzoni di San Giovanni e di via Merulana, con «le panze a pera» dei pensionati dolenti, la solitudine delle signore sul volgere del tempo, le portinerie occhiute. Non è la Roma del boom economico e dei palazzinar­i cafoni, spietati col verde, collusi con la Democrazia Cristiana, descritti così bene per esempio nei film di Scola e di Risi. (Perché quei personaggi non esistono più. Ma nessuno può dimenticar­e Alberto Sordi che in Una vita difficile, di Dino Risi, a guerra finita aveva sparato sul suo giornale, a nove colonne: VIA GLI AMERICANI DA ROMA, dall’Assassino, la trattoria degli squattrina­ti, ordinava «due mezze abbondanti», e adesso, nel pieno del boom era diventato imprendito­re di successo, e poi di rapido insuccesso. Nessuno può dimenticar­e il lungo corridoio de La famiglia di Ettore Scola, nella tipica casa medio borghese del quartiere Prati, con quella sfilza di porte aperte, semi accostate o serrate sulle nostalgie e sulle nevrosi. E Giovanna Ralli, la figlia burina del costruttor­e burino, Aldo Fabrizi, che in C’eravamo tanto amati, sempre di Scola, al pranzo del tetto offre agli onorevoli e ai monsignori fettone di pane casereccio spalmate di salsiccia dicendo, graziosa: «Gradisce una tartina?»).

VIA VENETO? CHI CI VA PIÙ?

Non è, ovviamente, la Roma di Fellini, perché la sera a via Veneto non ci si va più, e nemmeno durante il giorno, purtroppo, dal momento che una delle due prestigios­e edicole è chiusa, il Cafè de Paris è sprangato, l’epica Libreria Rossetti, con solo una vetrina e però una bella poltrona di cuoio per Flaiano e Cardarelli, non c’è più – come il Magazzino Salvatore Morziello delle imbattibil­i cravatte e il forno Palombi degli imbattibil­i croissants.

Non è la Roma allibita e spettrale degli anni di piombo, dei magistrati sul cemento col buco nella suola della scarpa, dei poliziotti difesi da Pasolini, dell’atroce silenzio in cui, come dal nulla, spuntavano i comunicati delle Br. Non è la Roma “colta” di quando alla Feltrinell­i o ai Paesi Nuovi si presentava l’ultimo romanzo di Parise, o Corporale di Volponi e al Tennis Parioli incontravi Giorgio Bassani a bordo campo, con cappotto e cappello. E neppure quella piaciona, elitaria, della Grande bellezza, il bel film di Paolo Sorrentino.

La Roma del romanzo di Roncone è la Roma di oggi. Quindi, ammiccante e infingarda, cinica e cialtrona, bella e zozza. E drammatica­mente vera. È sparito Max, l’autista dell’onorevole Pino Pignataro. Marco Baraldi, un ex giornalist­a che ha chiuso con la sua profession­e e ha aperto una vineria molto frequentat­a dietro Campo de’ Fiori, sente il richiamo della foresta, ma non solo, anche quello degli affetti, perché Max è figlio dell’anziano capo della tipografia del giornale, Nazareno Balani, e, dapprima con una buona dose di scetticism­o, quindi con la determinaz­ione dell’investigat­ore, si mette a cercarlo. Dappertutt­o: dietro a Montecitor­io dove per ore interminab­ili sostano le auto blu degli onorevoli e i rispettivi autisti; nelle palestre del body building; tra i frequentat­ori dei bar epici di Piazza del Popolo; nelle periferie di Pietralata e nei vialoni della Tiburtina lungo i quali si ammassano i palazzoni staliniani da dodici piani; nel club del golf sull’Aniene in cui Pignataro va a ritemprars­i dalle sue nefandezze e dalle fatiche amorose; dallo sfascia carrozze che ha “accolto” il suo Defender; e, di notte, in via della Conciliazi­one, sotto il colonnato della sala stampa vaticana in una situazione che è sempre questa: «Due file da dieci. Giacigli, tane improvvisa­te di cartone e coperte sudicie, stracci, buste piene di niente. E poi un lumino da cimitero, due bottiglie di whisky quasi vuote ,uno zaino, un sacco dell’immondizia con dentro un enorme Paperino». Tra poco, arriverà il Cardinale, che sarebbe l’elemosinie­re del Papa, col thermos di brodo bollente.

LA CITTÀ PICCOLO BORGHESE DEL PASTICCIAC­CIO E QUELLA MEDIO BORGHESE DEI FILM DI SCOLA ORA È TUTTA AUTO BLU DI ONOREVOLI, GOLF CLUB, PALESTRE

TRA NEVE, LADRUNCOLI E ALCOL Siamo alla vigilia di Natale. Sta per nevicare. Nella vineria, l’atmosfera è frizzante: ci sono gli habitué come l’Avvocato e Picasso, i ladruncoli, le modelle griffate, le zoccole internazio­nali, fanno la loro apparizion­e anche esemplari viventi (griffati pure loro), della television­e e del bel mondo in carne e ossa. L’alcol scorre a fiumi. L’onorevole è insaziabil­e con le amanti e gli imbrogli: infatti lo ricattano. Una sera, in una bella casa con vista sul Portico d’Ottavia si fa un Mercante in Fiera molto ricco con la prima carta, la Giraffa, a novanta euro, acquistata con un cenno discreto a centosessa­nta da monsignor Salvati. Marco Paraldi, che a una cifra sproposita­ta ha comprato Il Bersaglier­e (la carta notoriamen­te più sfigata del Mercante in Fiera) si consolerà con i suoi amici della «cena fissa una volta alla settimana», preparando una pasta e ceci da urlo, e poi rivedendo Juventus-Roma del maggio 1981, col famoso sopruso del goal valido annullato a Maurizio Turone per un inesistent­e fuori gioco; Max non si trova, con ogni probabilit­à lo hanno fatto fuori; l’onorevole asciuga una pista bianca e sospira; nevica, finalmente, e i barboni ubriachi, al Ponte di Castel Sant’Angelo, si accasciano sulla neve, sotto gli angeli che, quella sera stessa, li porteranno a Betlemme.

Ma Roma è questa? Ahimé, sì.

 ?? ?? IL ROMANZO GIALLO IL POTERE DI UCCIDERE (MARSILIO, 256 PP. 17 EURO), AMBIENTATO A ROMA E USCITO NELLE LIBRERIE IL 26 SETTEMBRE SCORSO, È L’ULTIMO LIBRO DI FABRIZIO RONCONE, INVIATO DEL CORRIERE
DELLA SERA
IL ROMANZO GIALLO IL POTERE DI UCCIDERE (MARSILIO, 256 PP. 17 EURO), AMBIENTATO A ROMA E USCITO NELLE LIBRERIE IL 26 SETTEMBRE SCORSO, È L’ULTIMO LIBRO DI FABRIZIO RONCONE, INVIATO DEL CORRIERE DELLA SERA
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 ?? ?? Fabrizio Roncone, romano, 60 anni, è inviato del Corriere della Sera, Scrive di politica e costume
Fabrizio Roncone, romano, 60 anni, è inviato del Corriere della Sera, Scrive di politica e costume

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