«RECITO PER CARENZA D’AFFETTO A 9 ANNI I MIEI GENITORI MI DIMENTICARONO A GENOVA...»
Il comico è protagonista di Amazing - Fabio De Luigi, viaggio onirico tra scherzi e amici, da Abatantuono a Virginia Raffaele. «Non resisto a crogiolarmi nella malinconia. Ma adoro anche il baseball e le sue regole»
Una serata da dimenticare? «Tantissime. Ci sono state serate in cui ho pensato di cambiare lavoro. Il mio record in basso è quando mi sono esibito in un bellissimo locale. Con quattro persone. Due coppie. Che limonavano. Sono cose che aiutano molto l’autostima», sorride disilluso. «In realtà sono dei grandissimi bagni di umiltà. Se sali sul palco per fare il cretino e c’è della gente che si diverte, sei stato bravo; ma se sali sul palco per fare il cretino e la gente non si diverte, tu SEI un cretino. Ed è una differenza sostanziale».
Fabio De Luigi ha costruito una carriera comica che incrocia teatro, cinema e tv. Il suo nuovo progetto è Amazing - Fabio De Luigi (disponibile da oggi su Prime Video) che lo vede impegnato in una serata speciale: ha ricevuto un premio alla carriera, ma è così schivo che ne farebbe a meno, evitando celebrazioni per lui imbarazzanti. Suo malgrado si ritrova in un lussuoso hotel protagonista di una notte in cui scoprirà, insieme agli spettatori, che il premio è un espediente per un viaggio comico e onirico tra amici inaspettati e sorprese inattese. Viene presentato come One Prank Show
Original, un comedy special... Una definizione che non si può sentire, ce lo spieghi meglio.
«È un programma che ne contiene altri due o tre; è una sorta di one man show ma non canonico, una via di mezzo tra uno spettacolo con alcuni sketch
CHI È
LA CARRIERA Attore, comico, conduttore tv e regista, Fabio De Luigi si è fatto conoscere in tv nel 1998 come ospite
comico della Gialappa’s Band in Mai dire gol. Nello stesso anno ha debuttato da attore di cinema in Matrimoni di Cristina Comencini. L’esordio da regista è invece del 2016 con Tiramisù. L’ultimo film che ha diretto, ancora inedito, è 50 km all’ora dove recita con Stefano
Accorsi. scritti e interpretati, e situazioni a metà tra l’imprevisto e l’inatteso che mi costringeranno ad improvvisare».
Tra gli amici che incontra c’è Diego Abatantuono...
«Ci siamo conosciuti sul set di un film di Cristina Comencini dove lui era ovviamente protagonista, mentre io ero alla primissime armi. Facevo una posa. Ma bene... L’amicizia è nata subito, ma è difficile non andare d’accordo con Diego, è un inclusivo. Alla prima pausa mi disse: vieni da me, ci beviamo una bottiglia di vino nel mio camper... È stato fantastico: avevo davanti uno dei miei idoli e questa sua capacità di rendere tutto normale mi colpì molto». In Amazing - Fabio De Luigi c’è anche Virginia Raffaele.
«Siamo i compagni di banco mancati, tra noi c’è un’intesa reciproca, un’affinità e un modo di vedere le cose, di divertirsi, che è molto simile».
La Gialappa?
«I loro Mai dire gol hanno rappresentato la vera occasione per poter trasformare un hobby in un lavoro. In realtà era già da 10 anni che lavoravo in teatro e dal vivo, ma l’incontro con loro mi ha dato la possibilità di andare a fare quello che guardavo in tv come spettatore divertito. Per la mia professione è stato al tempo stesso un’occasione e un punto di arrivo: lavoravo in un programma che adoravo». Elio dice che in tanti anni vi siete visti solo quattro volte ma siete molto legati...
«Poche volte ma buone... oltre a un feeling umano immediato, anche in questo caso quando si ride delle stesse cose vuol dire che c’è qualcosa che ti lega nel profondo. E poi abbiamo anche in comune la passione smisurata per uno sport assurdo come il baseball».
Lei è stato un giocatore di baseball di alto livello, con quasi 100 presenze in Serie A1. Lei e Elio siete tra i pochi a conoscerne le regole...
«In effetti non è uno sport immediato, è complesso, mischia la fisicità alla strategia. Se non conosci le regole degli scacchi e vedi due scacchisti ti trovi a guardare due persone sedute che fissano dei pupazzetti e non capisci cosa stia succedendo. Se invece conosci le regole sai che anche se non sta succedendo niente sta effettivamente succedendo qualcosa. Il baseball è un po’ la stessa cosa ma in movimento.
DEBUTTO A LUCCA Questa sera l’one man show di Fabio De Luigi, anzi il suo one prank show (letteralmente «spettacolo di scherzi») Amazing - Fabio De Luigi èsu Prime Video. Ma il suo protagonista mercoledì, scorso con una conversazione on stage ha animato l’area Movie Del Lucca Comics & Games 2023 che si prepara al gran finale di domani e
domenica
Mi ci sono avvicinato per curiosità, affascinato da quelle regole per capire le quali dovevi impegnarti. La fortuna è anche stata che a Santarcangelo di Romagna, dove sono nato e cresciuto, c’era effettivamente una squadra di baseball di alto livello». L’ironia per lei ha funzionato da acceleratore per l’integrazione o da compensazione per l’esclusione?
«Fin da piccolo ero attratto da qualsiasi palcoscenico vedessi pur essendo abbastanza riservato: mi piaceva l’idea di esibirmi e far divertire le persone, sentire l’adrenalina per la risata che suscitavo negli altri».
Nello show dà una sua spiegazione comica.
«Si dice che chi fa questo lavoro lo faccia per mettersi al centro dell’attenzione, perché ha avuto carenze affettive da piccolo. Io una volta, avevo 9 anni, fui dimenticato dai miei genitori a Genova. Forse faccio questo lavoro per quel motivo».
È una tragedia essere comico?
«Tutti hanno un lato – più o meno – malinconico, solo che nei comici si nota di più perché ci si aspetta che siano sempre a mille. Io effettivamente tendo a crogiolarmi nelle mie malinconie, mi piace rosolarmi in quel misto di noia e tristezza».
Che rapporto ha con i social?
«Sono un guardone, preferisco soprattutto guardare... Ho aperto Instagram spinto dalla frase che ti dicono tutti: non puoi non avere Instagram. Sono aperto ai nuovi linguaggi, sono utili per capire il mondo in cui viviamo. Ma non ho l’ansia della contemporaneità, non voglio rincorrerla ed essere sempre attuale. Trovo sia sano anche rilassarsi». L’ansia da palco invece come la gestisce?
«Non andrà via mai. Uno dei miei incubi ricorrenti è di salire su un palco con tanta gente che si aspetta da me cose mirabolanti e in realtà non so cosa dire».
Altri incubi ricorrenti?
«Due simili. Dover rifare il militare oppure l’esame di maturità, esperienze che evidentemente mi hanno provocato un certo stress».
Ha creato tanti personaggi che sono rimasti nell’immaginario, ma quello dell’Ingegner Cane alle prese con il ponte sullo Stretto di Messina sembra eterno.
«Non avrei mai pensato che avrebbe potuto rimanere attuale a distanza di 20 anni. È come la peperonata, torna fuori a sorpresa... Comunque vorrei ricordare che il primo mattone è già stato gettato. Il primo c’è. Mancano solo tutti gli altri».