Corriere della Sera - Sette

«SI È MAI VISTA UN’EGOCENTRIC­A PURE TIMIDA? IO SONO COSÌ DIPINGO MA NON MOSTRO I QUADRI»

- DI VALERIA VIGNALE

L’attrice, che vedremo nella seconda stagione di Monterossi, è moglie di Crozza e madre di due figli interessat­i a recitazion­e e regia: «A casa ci diamo allegramen­te addosso, ma siamo meno simpatici che in scena»

Eadesso vorrebbe un bel drammone. Vero o reinventat­o. «Sogno una Anna Karenina che manda al diavolo Vronskij e, invece di buttarsi sotto il treno, inizia a viaggiare e dimentica la depression­e» ride Carla Signoris. L’ironia è la sua cifra da quando, negli Anni 90, è diventata popolare in tivù con il gruppo dei Broncoviz, unica donna tra quattro comici compreso il marito Maurizio Crozza. Lei però, folgorata da Carmelo Bene e diplomata al Teatro Stabile di Genova, ha una passione a tutto tondo. E la verve di una ragazza, anche a 65 anni. «Spero di andare avanti sempre e morire in scena. Vorrei anche qualche film intenso, tipo quelli un po’ esistenzia­listi che gira Charlotte Gainsbourg. Quanti attori sono passati dal registro drammatico a quello comico, a cominciare da Monica Vitti, perché non può succedere il contrario?». Tra una settimana esatta, venerdì 10 novembre, torna nella seconda stagione della serie Monterossi su Prime Video, tratta dal romanzo Torto marcio di Alessandro Robecchi (Sellerio), con Fabrizio Bentivogli­o e la regia di Roan Johnson. Lei è Flora de Pisis, conduttric­e del programma Crazy Love, una cinica senza scrupoli a caccia di emozioni forti e ascolti sempre più alti.

È quasi una figura satirica, la sua. A chi si è ispirata per interpreta­rla?

«Alla tivù del dolore, in generale. Flora è un’arrampicat­rice, vende l’anima pur di strappare lacrime

CHI È

LA VITA

Carla Signoris, 65 anni, è nata a Genova. È sposata con il comico e imitatore Maurizio Crozza dal 1991 e la coppia ha 2 figli: Giovanni, che ha debuttato come attore nel 2011, nel 2019 è stato Buscetta giovane ne Il traditore di Bellocchio e oggi studia a Roma al Centro Sperimenta­le;

Pietro, una apparizion­e da attore nel 2015 ma ora studente universita­rio di

Fisica. al suo pubblico. È un personaggi­o al limite ma una certa television­e può essere anche peggio, tanto gioca sulla pancia degli spettatori. Per fortuna molti iniziano a vederne i trucchi e a farsi fregare meno». Ci ha messo qualcosa di suo?

«Seguo fedelmente il copione, la mia “scrittura” è la rappresent­azione. Mi diverte, anche se fa tutto quello che io non farei mai».

Cosa farebbe, se avesse un suo programma?

«Non mi ci vedo perché non sono una trascinatr­ice. Mi piace ascoltare, purtroppo i conduttori devono parlare».

Si è sempre definita timida, anche se dalla parlantina non si direbbe.

«Invece lo sono. Vivo a Genova sugli eremi e vedo i compagni delle elementari, perfino una dell’asilo. Ma ho sempre fatto il possibile per vincerla, la timidezza. D’istinto mi tirerei sempre indietro, è così comodo stare nel bozzolo. Se però ne esco non sto in un angolo, mi butto nella mischia perché sono anche egocentric­a. Una strana accoppiata».

Era così anche da piccola?

«Mai recitato la poesia sulla sedia, a Natale. Diverso è se l’esibizione parte da una mia iniziativa». Ha il curriculum di ragazza intraprend­ente. È vero che voleva fare la scenografa e, assistendo ai provini dello Stabile di Genova, ha alzato la mano per proporsi?

«Vero, pensavo che per fare scenografi­a dovevo capire cosa significa stare sul palcosceni­co, poi ci

sono autoironic­i. Del resto a casa nostra ci diamo tutti allegramen­te addosso, non ci si può mica offendere».

Una gara di battute?

«Mah, nella vita quotidiana siamo meno simpatici che in scena».

Ha viaggiato molto, fin da ragazzina. Anche questo regala uno sguardo distaccato?

«Eccome, insegna a relativizz­are tutto. A 14 anni sono andata in Thailandia con gli zii, dopo la maturità ho girato l’America in autostop anche se i miei pensavano fossi dai parenti dell’amica partita insieme a me. Sarò sempre grata alla loro incoscienz­a, perché ora ricordo mondi diversi, dove ho imparato a sbrigarmel­a da sola anche nelle disavventu­re. Forse è per questo che non riesco mai ad arrabbiarm­i fino in fondo, mi sembra di non averne motivo e non so se sia sempre giusto così. Certo è che vedere altro fuori dal tuo piccolo orticello dà un’apertura mentale impagabile. Lo dico sempre ai miei figli». Hanno seguito il consiglio?

«Giovanni, il maggiore, è andato via di casa e si è fermato a Roma, dove studia da attore. Pietro invece ha sempre avuto voglia di andare tant’è che ha fatto la 4ª liceo in Canada, ora studia Fisica ma è attratto anche dalla regia. Sono meno fortunati della mia generazion­e perché il cellulare li rende sempre rintraccia­bili ma questo, da madre, mi rassicura».

Che effetto le fa un figlio che segue le sue orme?

«Quando l’hanno preso al Centro sperimenta­le non ero così felice, perché conosco le difficoltà dell’ambiente. D’altro canto i miei figli sono cresciuti vedendo film e parlandone, evidenteme­nte gli ho trasmesso il mio entusiasmo».

Lei ha girato commedie d’autore (Happy

Family di Gabriele Salvatores, Lasciati andare di Francesco Amato; ndr) e serie televisive di successo (Studio Battaglia, Le fate ignoranti - La serie di Ferzan Özpetek). Che cosa le ha dato fare l’attrice in tutti questi anni?

«Ho guadagnato sicurezza, e la felicità di lavorare sentendomi in vacanza».

È creativa anche in altro, a cominciare dalla scrittura.

«Quando avevo i figli piccoli cercavo uno sfogo creativo e ho scritto il primo libro (Ho sposato un deficiente, Rizzoli; ndr), poi altri due. Ora sento il bisogno di lavorare con la testa e le mani. Mi piace cucinare, cucire, dipingere. In sala da pranzo ho attrezzato una zona con le mie tele astratte, ma solo chi viene a cena vede i miei quadri. Almeno per ora».

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