Corriere della Sera - Sette

TORNA CALCUTTA DOPO 5 ANNI D’ATTESA E TUTTO SI FERMA

Finalmente un disco che guarda lontano HENDRICK “ASSORBE” CARAVAGGIO A ROMA (MA NON LO IMITA) I dipinti italiani del pittore nordico Ter Brugghen

- DI ANDREA LAFFRANCHI LE SCELTE

Via, una canzone dietro l’altra.

Del resto l’ha detto Daniel Ek, il ceo di Spotify, il personaggi­o più potente del music business di oggi: non basta più pubblicare musica nuova ogni 3/4 anni. E vuoi mettere la logica di Instagram? Se vuoi tenere viva la conversazi­one devi fare un paio di post a settimana e due stories al giorno. Che poi le canzoni siano così così o l’artista non abbia più tempo di pensarci perché vive con l’iPhone invece che con uno strumento in mano pare secondario. Ma quando esce un disco che ha l’ambizione di guardare più lontano, tutto si ferma. Vedi Relax, nuovo album di Calcutta. Non ne faceva uno da Evergreen del

2018. Sui social si può parlare di avvistamen­ti sporadici.

Ha fatto ciò che avevano scelto, in altra epoca e per altri motivi, Mina e Battisti. Sottrarsi allo sguardo pubblico, uscire dal dibattito per seguire la propria strada. Relax è un album dove ogni canzone ha qualcosa da raccontare, con un suono che è messo lì perché ci doveva stare quello e non un altro. Come Giro con te che non è un singolo, ma lo meriterebb­e. È riuscito a creare hype in pochi giorni e capitalizz­are l’attesa arrivando subito in vetta alla classifica.

DITONELLAP­IAGA FOSSI COME TE

Intimità e fragilità, chitarre acustiche e voce sussurrata. Per la romana Margherita Carducci, Ditonellap­iaga, un ritorno delicato per annunciare il secondo album.

MINA (MARK RONSON REMIX) ANCORA, ANCORA, ANCORA Il produttore superstar mette mano a un superclass­ico: nella strofa ci mette troppo e pare un pezzo da colonna sonora da locale per aperitivo. Si poteva fare meglio.

Per diverso tempo confuso con Gherardo delle Notti e con Giovanni Serodine, Hendrick Ter Brugghen (1588/1629) oggi via via si afferma con la sua pittura in autonomia su quella dei “rivali”. Anche grazie ai più recenti studi, specie dell’inventario del marchese Vincenzo Giustinian­i, suo collezioni­sta del tempo a Roma. Lì l’artista olandese rimase per vari anni (dal 1607/8 al 1614), assorbendo la lezione naturalist­ica di Caravaggio. La svolse però con propri termini, e con un cromatismo che prediligev­a i marroni scuri. Non siamo mai di fronte a una copia tout-court, come l’artista nordico ben dimostra nella sua versione della Vocazione di Matteo, in cui inverte la composizio­ne caravagges­ca.

Questo dipinto dal museo Malraux di Le Havre è uno dei prestiti alla mostra alle Gallerie Estensi (a cura di Federico Fischetti e Gianni Papi, fino al 14/01/24) che, tra le 23 opere esposte, ne vanta una decina – a soggetto religioso – realizzate in Italia da Ter Brugghen, prendendo proprio le mosse da quel Santo scrivente in collezione al museo modenese. Compaiono poi due importanti quadri dalla raccolta Spier di Londra, la Negazione di Pietro el’Adorazione dei pastori, attribuita nel 2019 al pittore olandese dallo stesso Papi, così come il Santo Stefano della collezione Koelliker. Questo “spaccato” romano, nella produzione pittorica di Ter Brugghen, resta un unicum: giunto a Utrecht, si lasciò alle spalle tutti i fermenti che Caravaggio aveva seminato e lui raccolto.

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