LE SETTE NUOVE COPERTINE DELL’ARTISTA CULT «IL MIO PERSONAGGIO PREFERITO? LUNA LOVEGOOD, L’OTTIMISTA»
Per festeggiare il quarto di secolo, Salani ristampa la saga del maghetto con i lavori del disegnatore thailandese Arus “Arch” Angchuan, noto come Apolar. «Ho disegnato ogni dettaglio, replicando le pennellate come nei dipinti rinascimentali»
Molti personaggi letterari non hanno bisogno di presentazioni, ma ce ne sono alcuni per cui un’introduzione suonerebbe addirittura un po’ ridicola. Harry Potter è senz’altro tra questi. Venuto al mondo nel 1997, quando è stato dato alle stampe — dopo una serie oggi incomprensibile di rifiuti — il primo romanzo di J.K. Rowling, ormai il maghetto con gli occhiali ha 26 anni di vita editoriale alle spalle (25 in Italia). Ed è diventato grande, anzi: un gigante. Prima di tutto commerciale. I sette romanzi sulle sue avventure, tradotti in 85 lingue, sono la serie letteraria più venduta di sempre e i relativi film hanno fruttato quasi otto miliardi di dollari.
Preso nel suo insieme, il media franchise che ruota intorno alla saga — detto Wizarding world e fatto anche di parchi a tema, videogiochi, gadget e via elencando — è il settimo più redditizio di sempre (per intenderci: sotto a Topolino e Star Wars, ma sopra a
Barbie e Marvel). Ma ridurre Harry Potter a una mera questione di soldi, per quanto astronomica, sarebbe riduttivo, perché Harry Potter è prima di tutto un fenomeno culturale. Il gioco di parole è scontato, ma non iperbolico: la sua storia ha stregato milioni di persone in tutto il mondo, e tutto fa pensare che continuerà a farlo ancora per un bel po’, perché i lettori e le lettrici che sono cresciuti con lui ora lo fanno scoprire ai loro figli. Eccola, la vera “pietra filosofale” capace di garantire la vita eterna: la trasmissione generazionale.
LA FEBBRE DEI COLLEZIONISTI: UN’EDIZIONE BRITANNICA DI
È STATA VENDUTA ALL’ASTA A 10.500 STERLINE
RARITÀ ALL’ASTA
«Il ragazzo che è sopravvissuto» — impermeabile anche alle polemiche intorno alla sua autrice — ha lasciato un segno nell’immaginario collettivo che, un po’ come la sua cicatrice, sembra permanente. Non sorprende, dunque, che, ormai da tempo, le persone amino collezionare riproduzioni di bacchette
magiche, abiti ispirati alle divise della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts e, naturalmente, edizioni della saga. Ci sono i collezionisti veri e propri, che setacciano la Rete alla ricerca di volumi in lingue insolite (c’è anche il latino, per seguire le avventure di Harrius Potter) o rari (a luglio, una prima edizione britannica di Harry Potter e la pietra filosofale è stata venduta all’asta per 10.500 sterline, pari a circa 11.700 euro). E poi ci sono tanti fan normali che, accanto all’edizione su cui hanno letto per la prima volta la loro storia del cuore (spesso ormai un po’ malconcia, ma conservata come un cimelio), ne desiderano un’altra, magari da esposizione.
In occasione del 25esimo anniversario dell’uscita italiana di Harry Potter e la pietra filosofale, Salani — storica casa editrice dei libri di Rowling nel nostro Paese — ha deciso di proporre una nuova edizione della serie, con le copertine firmate da Arus “Arch” Angchuan, noto come Apolar. Non una notizia da poco, per i collezionisti. Perché quelle firmate da Angchuan — 32 anni ancora da compiere, nato a Bankok, sarà ospite della Games Week a Milano dal 24 al 26 novembre — non sono illustrazioni qualunque: realizzate originariamente per la casa editrice thailandese Nanmee Books nel 2020, in pochissimi anni
PRESO NEL SUO INSIEME, IL CHE RUOTA ATTORNO ALLA SAGA È IL SETTIMO PIÙ REDDITIZIO DI SEMPRE (E BATTE BARBIE)
GLI «EASTER EGG» NASCOSTI Missione compiuta: da quando sono state diffuse, le immagini delle copertine di Angchuan non fanno che rimbalzare sui siti e le pagine social degli appassionati. Molti fan si sono già divertiti ad analizzarle una ad una, imbattendosi nei numerosi easter egg (piccole strizzate d’occhio destinate ai fan, ndr) nascosti tra un dettaglio e l’altro, ma anche nel tocco thai inserito dall’autore in alcune illustrazioni. Come l’ormai celebre binario 9 ¾, che nell’edizione di Nanmee Books era indicato non con i numeri arabi, ma con quelli dell’alfabeto thai. «Quando vennero postate sui social le prime anticipazioni delle cover», racconta Angchuan, «furono i fan thailandesi a decifrarli per quelli di altri Paesi: per me, rimane un ricordo speciale. E sono onorato di poter, per la prima volta, ricreare in un’altra lingua quei piccoli messaggi».
Ritratti, architetture, creature, oggetti: in ciascuna delle creazioni di Angchuan c’è un piccolo mondo che si ha la sensazione di scrutare da un punto di vista privilegiato. «Non potevo scegliere una sola scena da ciascun volume e rappresentarla», spiega. «Volevo che ogni copertina fosse un invito a entrare, a esplorare la storia. Per questo ho scelto un approccio a collage».
Angchuan ambiva a creare «un regalo per tutti i fan della saga». Grandi e piccini, come si suol dire. Accontentare i fan più hardcore, però, non è semplice. Per farlo, Angchuan ha passato al setaccio le community online dei potterheads. «Ho fatto ricerca nel fandom e sui canali YouTube, ho studiato le copertine di tutto il mondo», racconta, «volevo trovare quel messaggio speciale che ha saputo parlare ai fan dal primo al settimo volume, così da includerlo».
Un successo creato in laboratorio, dunque? Forse. Ma per farlo così bene ci vuole tecnica. E talento. Angchuan ha
«HO FATTO RICERCA NEL FANDOM E SUI CANALI YOUTUBE, HO STUDIATO LE COPERTINE DI TUTTO IL MONDO: VOLEVO TROVARE QUEL MESSAGGIO SPECIALE CHE SA PARLARE AI FAN»
entrambe le cose. E, soprattutto, ha un cuore da fan. La sua risposta alla domanda — banale — su quale sia il suo personaggio preferito della saga dice tutto: «È Luna Lovegood. Adoro la sua sincerità, la sua capacità di essere sé stessa, il suo rispetto per gli altri, in particolare per l’elfo domestico Dobby. Anche se veniva bullizzata, non ha mai lasciato che questo distruggesse la sua identità e il suo ottimismo. Credo che sia una grande ispirazione di cui abbiamo tutti bisogno, soprattutto ora che — tra social, trend e standard sociali — a volte perdiamo di vista chi vogliamo essere davvero».