ASSALTO ALL’ANCIEN RÉGIME I TEENAGER SONO GIÀ IN CODA
RAGAZZE & RAGAZZI
La regola è non scritta, però valida: il fenomeno viaggia anni luce in anticipo sulla tabella di marcia. Boris Becker nell’85 vince Wimbledon a 17 anni e 227 giorni: non ha ancora la patente, ma è già multimilionario. Quattro anni più tardi, a Parigi, nel bicentenario della presa della Bastiglia, Michael Chang compie la sua personalissima rivoluzione: a 17 anni e 110 giorni, sbranando il Roland Garros diventa il più giovane campione Slam della storia (record imbattuto). Martina Hingis, in Australia nel ’97, come un palombaro si immergerà in abissi inesplorati: alza la coppa a 16 anni e 117 giorni, 79 giorni prima di Monica Seles (Parigi ’90) e 153 di Tracy Austin (Us Open ’79), fin lì, con le sue treccine e l’apparecchio per i denti, l’epitome della baby campionessa.
Più brufoli che anni. Succede più spesso nel tennis femminile, dove la precocità delle bambine è favorita da una pubertà anticipata. Mirra Aleksandrovna Andreeva (1), classe
2007, è la Gen Z che ha più fretta di tutte: russa di Krasnoyarsk, sorella d’arte, ha traslocato con la famiglia prima a Mosca, tappa obbligata, e poi a Cannes, in Francia, perché il destino
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4 di chi nasce troppo a Est spesso prevede di trasferirsi molto a Ovest. La figlioccia più nota di Vladimir Putin insegna: Maria Sharapova, scoperta a Mosca dalla grande Navratilova, dovette bussare alla porta dell’accademia di Nick Bollettieri, in Florida, implorando che le fosse aperta. Aveva 13 anni e 300 dollari in tasca, non parlava una parola d’inglese. Grazie alla severa scuola americana dell’ex marine, vincerà cinque titoli Slam. Omaggiata di un invito al torneo di Madrid, lo scorso maggio a 15 anni Andreeva è diventata la terza più giovane tennista a vincere un match nel tabellone di un torneo Wta. Meglio di lei Coco Gauff (2), regina dell’Open Usa, un’altra teenager di cui era stato impossibile non notare il talento. Oggi, 16enne e n.47 del mondo, la russa è il prospetto più interessante, più giovane top 50 della classifica. Rispetto a Mirra, due fresche diciottenni come le ceche Lina Noskova e Linda Fruhvirtova, entrambe top 100, sembrano attempate.
La russa Mirra Andreeva e la quasi coetanea della Gen Z Coco Gauff, statunitense. E poi la coppia Arthur Fils e Lucas Van Assche: il futuro del tennis sono loro
LA LEVA DEL 2004
Di Arthur Fils (3), 19enne di Bondoufle, ci siamo accorti all’inizio dell’anno, quando a Montpellier Jannik Sinner ha dovuto affinare le sue arti per aver ragione, sulla strada del primo titolo dell’anno, di questo ragazzino privo di timori reverenziali, velocissimo e potente, allenato come un professionista al Centro tecnico nazionale di Parigi, che insieme all’Insep (Institut national du sport, de l’expertise et de la performance), dedicato alle discipline olimpiche, rappresenta un polo d’eccellenza francese. Fils viaggia in coppia con il connazionale coetaneo Lucas Van Assche
(4), nato in Belgio un mese prima di Arthur da madre italiana e padre belga, trasferito in Francia a tre anni per inseguire il sogno del tennis. In un ranking mondiale svecchiato dal ritiro di Federer, dal quasi ritiro di Nadal e dalla brillante mezza età di Djokovic, l’ultimo degli Immortali in grado di resistere alla nouvelle vague (l’Italia di Sinner, Musetti, Arnaldi e Cobolli dà il suo contributo), Fils e Van Assche sono la leva del 2004 che va all’assalto dell’ancien regime, battuti solo dal croato Dino Prizmic e dal ceco Jakub Mensik, appena maggiorenni, più acerbi e più arretrati in classifica. Ma questa è un’altra storia. Anzi, due.
Gaia Piccardi
Morterone Dario Pesenti
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