Corriere della Sera - Sette

L’ABBRACCIO FRA SCIMPANZÉ MORTE E VITA NELLO ZOO SULLA LINEA DEL FRONTE

- DI GIUSI FASANO

Al Feldman Ecopark di Kharkiv 5mila animali sono rimasti intrappola­ti senza cibo né acqua, sotto i bombardame­nti. Il suo ideatore, Oleksandr Feldman, uno degli uomini d’affari più influenti nel Paese pre guerra, ha provato a difenderli in ogni modo, portandone la maggioranz­a in salvo. Ora vorrebbe farli tornare «a casa»

uesta è la storia di un uomo che ha osato sognare. È il racconto di 5000 cuori paralizzat­i dalla paura ed è il dramma di sei ragazzi perduti per aver troppo amato gli animali.

Oleksandr Borisovich Feldman era un bambino quando, nei primi anni Sessanta, promise a sé stesso che un giorno si sarebbe preso cura di tutti gli animali del mondo. Gli altri bambini giocavano, lui cercava cani e gatti abbandonat­i da portare a casa. Oggi quel bambino ha 63 anni ed è l’uomo del Feldman Ecopark di Kharkiv, la più grande delle città vicine alla linea del fronte est che i russi non sono riusciti a prendersi. Ci hanno provato per mesi, però. E il suo Ecopark, a ridosso dell’area urbana e a pochi chilometri dal confine russo, è finito nel mezzo di quei tentativi. Razzi, mortai, droni, duelli di artiglieri­e e gruppi d’assalto in azione continua, a cominciare dall’alba del 24 febbraio 2022, il primo giorno dell’invasione.

«Lì dentro c’erano 5000 anime in trappola e senza via di scampo. Tigri, leoni, orsi, canguri, scimpanzé, giaguari, tartarughe, lama, cammelli, uccelli…. Per giorni i militari non ci hanno dato il permesso di raggiunger­li. Non avevano né cibo né acqua e non potevano scappare, intanto sulle loro teste piovevano bombe a ogni ora. Eravamo disperati», ricorda Vadim Vorotinsky, direttore dei progetti umanitari del Parco. «Non potevamo certo abbandonar­li. E allora abbiamo cominciato a organizzar­e turni e viaggi per portargli scorte alimentari e acqua ma ogni volta era come comprare un biglietto di sola andata. Arrivare laggiù voleva dire avere buone probabilit­à di non tornare mai più, eppure non c’è stato nessuno di noi che si è tirato indietro».

Le missioni dei primi giorni soltanto per portare cibo, poi la parte più difficile: trasferire altrove tutte quelle creature, spaventati­ssime e quindi molto nervose e aggressive. Operazioni lunghe e complicate che moltiplica­vano i rischi per tutti, animali compresi. E poi c’era un problema non secondario: dove portarli?

Prima di parlare di questo va raccontato qualche dettaglio in più su Oleksandr Feldman. Lui è (ma forse adesso è meglio dire “era”) uno degli uomini d’affari più influenti d’Ucraina, oltre che deputato dell’opposizion­e. Sul podio numero 35 per ricchezza, secondo l’edizione locale di Forbes. Ma la guerra, si sa, bussa a tutte le porte e non conosce nomi o partiti politici. Così fra i luoghi diventati simbolo della distruzion­e russa è finito il Barabashov­o, il più grande mercato coperto ucraino (a Kharkiv), colpito più volte e raso al suolo quasi completame­nte. Quello era il mercato

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alla terapia per bambini con bisogni speciali
L’ingresso del Feldman Ecopark, devastato dalla guerra. Il parco univa la cura degli animali alla terapia per bambini con bisogni speciali

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