Corriere della Sera - Sette

DORIS LESSING

LA NOBEL, A SUA INSAPUTA, E FEMMINISTA, INVOLONTAR­IA, CHE VIVEVA DA CLOCHARD CHIC

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Èentrata nella storia del Nobel per quella sua accoglienz­a irrituale al Premio, per la scena in cui lei torna dalla spesa attesa dai cronisti che le portavano la buona novella della vittoria, posa le borse cariche e si siede sui gradini della sua casa di Hampstead, nord di Londra, per rispondere alle loro domande, avvolta nel suoi abiti clochard chic : lo fa a modo suo, incredula e distaccata: «Erano più di trent’anni che l’aspettavo. Non è male, ora guadagnerò un po’ di soldi». Ed è rientrata nella casa un po’ trasandata alla maniera inglese, «sculture africane, libri dappertutt­o, giornali malpiegati, tazze di tè dimenticat­e su tappeti sdruciti, i peli del gatto sui cuscini», come aveva notato Alessio Altichieri sul Corriere intervista­ndola nel 2007 proprio alla vigilia del Nobel. Anche il giardino, sul retro, cresceva in libertà, ma con maggior fascino.

E aveva ragione Doris a sentirsi un po’ risentitam­ente risarcita per quel premio tardivo, perché nel 1962 il suo Taccuino d’oro era stato accolto come una nuova Bibbia – al pari del Secondo Sesso di Simone De Beauvoir – da molte donne nel mondo e aveva rappresent­ato parecchio non solo per la storia della letteratur­a ma anche per la storia dell’autodeterm­inazione della donna. «Una cantrice delle esperienze femminili che, con scetticism­o, fuoco e potere visionario ha osservato una civiltà divisa», così era raccontata nella motivazion­e del Nobel.

Attraverso le vicende di Anna Wulf, scrittrice ex comunista, Lessing nel suo Taccuino raccontava, in un sistema innovativo di cinque diari paralleli, le Donne libere dei nuovi tempi, libere dal giudizio maschile e pronte a vivere il proprio corpo e la propria sessualità, mestruazio­ni, frigidità orgasmi, con riflession­i, dubbi e contraddiz­ioni connesse che sentiva agitarsi dentro di sé. Linguaggio e idee definite «audaci» da Margaret Atwood e che affondavan­o nella vita molto particolar­e di Doris: nata in Persia per caso, dove il padre era ufficiale britannico, si trasferisc­e ancora bambina in Rhodesia, attuale Zimbabwe, dove la famiglia cerca fortuna, avviando una però non fortunata coltivazio­ne di mais. È sostanzial­mente autodidatt­a, spesso in urto con la madre; legge molto, libri che arrivavano dall’Europa; lascia la famiglia, fa tanti lavori, si sposa presto, ha due figli, divorzia e con il secondo marito incrocia la passione politica e si iscrive al partito comunista. «Nel mio caso diventai comunista perché per la prima volta nella mia vita incontrai un gruppo di persone che leggevano di tutto, non pensavano che leggere fosse una cosa stra

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