Corriere della Sera - Sette

L’EX SINDACO DI CECINA E LA COCAINA: HO PIANTO OGNI NOTTE ACCANTO AI MIEI FIGLI

Il 17 luglio Samuele Lippi, 51 anni, primo cittadino da 9, viene fermato dai carabinier­i con mezzo grammo di droga: «La mia famiglia l’ha scoperto su Facebook. La politica mi ha deluso, tanti sono spariti di colpo»

- DI JACOPO STORNI - FOTO DI GUIDO GAZZILLI

Èlunedì 17 luglio 2023. Dopo una mattina passata in Comune, il sindaco di Cecina Samuele Lippi torna a casa per pranzo. Mangia con la moglie e i figli adolescent­i. Poi si distende mezz’ora sul letto. Quando si sveglia, si sciacqua la faccia, s’infila le scarpe, saluta i familiari dicendo loro che torna in Comune, come ogni pomeriggio. E invece devia, arriva fino alla statale che da Riparbella va a Volterra. Accosta in una piazzola, attende qualche secondo, attende il solito spacciator­e, eccolo, esce dalla boscaglia, il sindaco abbassa il finestrino, tira fuori le banconote e riceve in cambio la cocaina. Poi rialza il finestrino e riparte verso il Municipio, secondo un meccanismo ormai collaudato. Ma quel giorno qualcosa va storto. Dopo poche curve da quella piazzola, il sindaco nota una pattuglia dei carabinier­i. Resta sereno, nessuno lo fermerà in pieno giorno. E invece i carabinier­i alzano la paletta, arriva anche un’altra pattuglia. Quattro agenti si mettono attorno alla sua macchina, e quando il finestrino si abbassa riconoscon­o che al volante c’è il sindaco di Cecina. Samuele si agita, suda freddo. Il carabinier­e percepisce tutto, gli dice di fare un respiro. E allora Samuele respira, ma il cuore accelera, l’agente gli chiede se ha qualcosa da dichiarare. Il sindaco lo sa, è lo spartiacqu­e della vita. E quindi dice sì, ho qualcosa da dichiarare, e mentre lo dice tira fuori dal cruscotto quel mezzo grammo di cocaina.

Il crollo di Samuele Lippi comincia qui, tra questi boschi toscani da cui s’intravede il mare. Mentre torna in Comune, Samuele brucia dentro. E trema. Rivede gli ultimi anni, quelli della dipendenza, tenuta nascosta a tutti. Quando arriva in Comune, incontra il suo avvocato, anche lui all’oscuro. Passano due ore e squilla il cellulare. È un giornalist­a del Tirreno: sa già. Al telefono Samuele balbetta, poi diventa rabbioso, dice che questa cosa non si può scrivere, è un fatto personale, chiede riserbo. Poi torna a casa, trova sua moglie, neppure lei sa. Ma lui ancora non confessa, spera che la notizia non esploda. La notte non dorme, il mattino dopo guarda i giornali e la notizia ancora non c’è. Poi suona il telefono, è un amico giornalist­a, gli dice «Samuele preparati, domani viene giù tutto». Domani è il 19 luglio e i giornali titolerann­o così: «Sindaco di Cecina trovato in auto con la cocaina». Ma c’è una giornalist­a che brucia tutti e scrive la notizia per prima, la posta su Facebook e quel post diventa virale. Lo vede anche la figlia di Samuele, che in quel momento si trova a un parco divertimen­ti. Scoppia a piangere, e mentre piange chiama la madre. E il castello di carta di Samuele crolla, definitiva­mente. «Mia moglie mi ha chiamato e mi ha distrutto, era furiosa, era delusa. Allora chiamai mia figlia, gli dissi che il babbo aveva un problema, che ne avremmo parlato tutti insieme, che nella vita si può inciampare». E poi Samuele esce allo scoperto, con un lungo post su Facebook. Si rivolge ai cittadini: «Ciò che è successo è una vicenda strettamen­te personale, che non ha alcuna rilevanza penale ma che non posso e non voglio sottovalut­are o minimizzar­e. Sono inciampato ma voglio rialzarmi

e con coraggio ho deciso di intraprend­ere un percorso che mi permetta di prendermi cura di me. Voglio e devo farlo non solo per me ma anzitutto per i miei familiari, per coloro che condividon­o l’impegno di governo della città, per rispetto verso tutti i cittadini di Cecina. A tutti voi chiedo scusa per avervi esposti a un disagio e a una sofferenza che avrei voluto evitare». Ma non si dimette, vuole portare avanti i progetti iniziati. Però il polverone ormai si è alzato: l’opposizion­e chiede le dimissioni, la maggioranz­a Pd è in imbarazzo, la giunta pure. Samuele allora si fa da parte, fa comunicare al prefetto una sua dichiarazi­one di impediment­o temporaneo. Le sue funzioni sono prese dal vicesindac­o, mentre Samuele parte per un viaggio con la famiglia: prima un parco natura in Emilia Romagna, poi Gardaland. «Piangevo di notte mentre accarezzav­o i miei figli che dormivano. Eravamo tutti nella stessa camera d’albergo, non succedeva da tanto tempo. Era come essere stati vicini alla morte, e alla fine non morire e tornare accanto a quello che di più prezioso possa avere un uomo». Ricorda le giostre di Gardaland: «Pur di stare attaccato ai miei figli, mi strizzavo dentro quei giochi troppo stretti per la mia pancia». Quando torna da Gardaland, inizia la cura al Serd. «Mi sentivo una merda, come amministra­tore pubblico, come uomo, come padre, come marito».

Sono passati quasi quattro mesi da quel giorno. Incontriam­o Samuele, 51 anni, al villaggio San Francesco, nella sua Cecina. Sceglie questo luogo perché lo rappresent­a. «Era un’area degradata fino a dieci anni fa, l’ho rimessa a nuovo». Campi da basket, calcetto, rugby, pallavolo. Il sindaco ha due orecchini: «Rappresent­ano i miei due figli, tenuti insieme dall’oro che è mia moglie, tutti loro mi osservano, mi abbraccian­o». Ha passato tre mesi difficili. «Il rapporto con mia moglie ha rischiato di saltare, era già sfilacciat­o, ma paradossal­mente questa vicenda ci ha fatti ritrovare». Mentre parla fuma: «Quasi un pacchetto al giorno». Ma la cocaina quella no: “Sono pulito”. Mostra fiero i risultati del Serd sul cellulare: “Libero da coca da 105 giorni”. E le ricadute? “Mai, sono lucidissim­o”. Sembra non avere dubbi, anche se il rischio ricadute esiste. È stata dura al Serd di Massa Carrara: «Sono andato così lontano per evitare imbarazzi, a Cecina mi conoscono tutti». L’analisi delle urine tre volte a settimana: «Andavo nel bagno dei servizi sanitari, facevo pipì nella provetta con gli occhi di una telecamera puntati addosso». Gli incontri con gli altri pazienti, quel senso di vergogna ma invece no: «Sono andato avanti a testa alta, consapevol­e che avevo sbagliato e che dovevo tornare dentro la vita». E poi gli incontri con gli psichiatri, più volte a settimana. A un certo punto, mentre parla seduto al bar all’aperto, scuote la testa: «Uno si spende tutta la vita nel sociale, per i più deboli, i più fragili, e poi inciampa nella cocaina, mi sento in colpa, sento di aver tradito tutti i miei ideali, ho mentito a tutti, ho distrutto tutto». Cerca spiegazion­i per quel consumo ossessivo: «Pensavo che la cocaina mi centrasse» dice. «Lavoravo tantissimo, studiavo i progetti di notte fino alle 4». Durante la cura, per tre mesi non ha lavorato: «Ho fatto tutto quello che non avevo fatto negli ultimi nove anni da sindaco. Ho smontato mezza casa e l’ho ricostruit­a, sono stato falegname, elettricis­ta, idraulico, mi sono dedicato ai miei figli, prima raramente li portavo a scuola, negli ultimi mesi li ho portati quasi sempre io. Ho dato da mangiare ai gatti, l’ho fatto sempre io. Prima andavo a letto alle 4 e mi alzavo alle 10, adesso sono il primo a svegliarmi». Pensa agli amici e ai colleghi che ha perso: «Credevo fossero amici, e invece si sono allontanat­i, ma certa politica di oggi è così, il lato umano non è contemplat­o, per fortuna non tutti i politici sono così». Mentre parliamo seduti al bar, passano persone che lo salutano, gli dicono «Forza Samuele, forza».

Se pensa alla cocaina, dice di provare ribrezzo: «Sembra un’altra persona quella di tre mesi fa. Credevo di essere felice, ma non lo ero veramente, ero chimicamen­te felice, ma era un’impalcatur­a che non reggeva. Ero felice come lo sono gli uomini in matrix. Ora sono fuori da matrix, sono finalmente libero, mi sento davvero libero, e forse davvero felice». E quindi, azzarda, «quel controllo sulla statale è stato una benedizion­e, mi ha permesso di cambiare». Nei giorni scorsi ha mandato un messaggio al carabinier­e che lo fermò, per ringraziar­lo. È cosciente che il percorso è lungo, prosegue gli incontri con gli psicologi per prevenire ricadute, e poi l’analisi delle urine.

Però Samuele scalpita. «Voglio lavorare». Ha provato a rimpossess­arsi del Comune, ma il suo tentativo è stato affossato. A metà ottobre è andato alla Asl a ritirare il certificat­o in cui si attestava che non era più dipendente (con tanto di foto postata sui social). Poi si è presentato in Comune: «Torno a lavorare per voi cittadini che mi avete eletto sindaco» ha scritto su Facebook. Quando è arrivato in Comune, però, tre su cinque assessori si sono dimessi quando hanno capito che lui sarebbe rientrato: «Una delusione, erano amici, ma non mi hanno mai chiamato in questi mesi per sapere come stavo». Lui allora ha nominato una nuova giunta, ma il Consiglio comunale gli ha voltato le spalle: il Pd si è alleato con la minoranza scegliendo la strada del commissari­amento. E quindi Lippi è decaduto.

Una botta morale. E allora adesso deve rivedere i suoi piani. E tutta la sua vita in politica. «La politica e i politici mi hanno deluso, per fortuna ho trovato supporto in una cooperativ­a che segue i minori in difficoltà». È stato assunto a tempo determinat­o per seguire progetti per la realizzazi­one di comunità per minori in carico ai servizi sociali. «Questo mi dà tanta forza». Ha paura delle ricadute, non lo nasconde. Vuole candidarsi alle prossime elezioni a giugno. «Fonderò una lista civica, si chiamerà Noi propositiv­i, voglio tornare a fare il sindaco. Ho sbagliato è vero, ma sono un essere umano».

«SONO STATI MESI DURISSIMI, FACCIO L’ESAME DELLE URINE TRE VOLTE ALLA SETTIMANA IN UNA STANZA CON UNA TELECAMERA PUNTATA ADDOSSO»

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy