LA CONTESSA GENIALE CHE HA FATTO SALTARE IL BANCO
Ha finanziato i film che hanno strutturato l’immaginario della mia generazione. Privilegiata e audace, amava senza schemi e così noi femministe, provenienti da classi sociali inferiori, di media bellezza ma con tanta voglia di vita e di azione, abbiamo im
state 1968, nella Fiat 500 rossa smagliante di mia mamma — classe 1934 come Marina Cicogna — con le compagne Betta e Luisa, siamo dirette a Udine. In un atto che ha del rivoluzionario, andiamo a vedere il primo film di educazione sessuale mai distribuito in Italia: Helga, prodotto in Germania dal Ministero della Salute. Così esplicito da far scalpore e quasi scandalo in quell’Italia democristiana. Ma a nessuna di noi viene in mente di chiederci chi abbia osato distribuirlo, questo film sovversivo.
1972: quartiere italiano di Melbourne. L’insegnante di lettere ci porta a vedere un film che ha appena vinto l’Oscar: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Mi commuovo per l’intelligenza critica e l’eccellenza di cui si rivela capace il mio Paese. Ma non penso affatto a chi ha avuto il coraggio d’investire in un prodotto culturale così radicale.
1978, dottoranda a Parigi, passo ogni momento libero al cinema. Nel Quartiere Latino le proiezioni iniziano alle 11 del mattino e a volte io mi vedo tre film di seguito. Sono affascinata da Teorema, di Pier Paolo Pasolini, con Terence Stamp al massimo del suo fascino androgino. Chi abbia prodotto questo capolavoro, però, non m’interessa minimamente.
NASCOSTA IN PIENA VISTA
Nascondersi in piena vista è il compito proprio ai produttori. Marina Cicogna, scomparsa il 4 novembre a Roma a seguito di una lunga malattia, ci è riuscita brillantemente, perché disponeva non solo dei mezzi materiali, ma anche di una qualità essenziale: la massima sicurezza di sé. Qualità che lei sfoggiava come fosse un’evidenza, e di fatto lo era: la certezza assoluta dei propri diritti e prerogative era l’appannaggio che la contessa Cicogna aveva ricevuto in dote dalla vita. Un capitale simbolico, oltre che reale, che comprendeva tanti privilegi, cosa che d’altronde lei non ha mai negato o dissimulato. Diceva solo che i privilegi comportano anche i doveri.
Non c’è nulla di Marina Cicogna che non si sappia, sui suoi amori e dolori, i successi ed i disastri. Il carattere sorprendentemente ripetitivo dei tributi apparsi nella stampa al seguito della sua scomparsa conferma tutto quello che lei stessa ci aveva già raccontato nei suoi libri, le interviste, le foto ed immagini che ha lasciato filtrare nella sfera pubblica. Tutti la conoscono, ma nessuno sa chi sia, come se non ci fosse nulla da dire. Ma è davvero così?
Delle persone che non conosco e guardo da lontano m’interessano specialmente le contraddizioni, e quelle della contessa Cicogna non sono banali. Il patrimonio che si portava sulle spalle era pesantissimo, anche se lei lo calzava con eleganza: discendente dell’alta aristocrazia