La ragazza di Alcamo è la Sicilia ammirevole che vince contro quella spregevole
Franca Viola e suo padre non hanno detto di no soltanto a Filippo Melodia, l’ex fidanzato che l’ha rapita e violentata. Hanno detto di no a tutto un sistema di rapporti basato sulla sopraffazione del maschio sulla femmina... Hanno detto che lo stupro non è un surrogato dell’amore e che insozza non chi lo subisce, ma chi lo commette. Insomma hanno detto di no a tutti i tabù e i feticci che fanno da pilastro a queste arcaiche società
Una grande occasione si presenta ai magistrati del tribunale di Trapani, dove si svolge il processo contro Filippo Melodia e i suoi undici complici (che poi si rivelarono essere 12 ndr), accusati di ratto e di violenza ai danni della diciottenne
Franca Viola.
I lettori saranno certamente al corrente dei fatti. Franca aveva rifiutato le profferte matrimoniali di Filippo, perché innamorata di un altro giovane. Forse considerandosi leso nel suo «onore» di maschio, Filippo non si era rassegnato e aveva dato inizio a una serie di persecuzioni contro il padre della ragazza. Costui fu bersagliato da minacce di morte e, siccome non se ne lasciò intimidire, dovette subire l’incendio di una casa colonica, il taglio di un vigneto, il saccheggio di un orto: insomma la quasi totale distruzione del suo piccolo patrimonio terriero.
Tutti, naturalmente, lì ad Alcamo, sapevano chi era il responsabile di quei misfatti. Ma nessuno era disposto a fornirne testimonianza ai carabinieri che lo sapevano anch’essi ma che, senza elementi di prova, non potevano agire. Grazie a questa omertà, i Viola erano quindi alla mercè del malvivente. E tuttavia insisterono nel loro «no». L’unico a cedere fu il fidanzato, che si ritirò in buon ordine da quella contesa, non si sa se per risparmiare più gravi pericoli a Franca o per sottrarvisi lui stesso.
Visto tuttavia che anche dopo questa diserzione la ragazza e la sua famiglia si ostinavano nel rifiuto, Filippo passò ai metodi di don Rodrigo di cui, a distanza di tre secoli, si rivela coetaneo. Una sera si presentò alla casa dei Viola con undici compari che ne scardinarono la porta. La strada, fino a quel momento animatissima, si fece di colpo deserta, e nessuno naturalmente vide i dodici delinquenti che trascinavano Franca, la caricavano su una delle due automobili che sostavano all’angolo, e partivano a tutta velocità, invano inseguiti dalla madre e dal fratellino urlantie in lacrime.
Nascosta in un cascinale, per sei giorni la rapita bravamente resistette alle minacce e alle sevizie. Poi, stremata dalla stanchezza e dai digiuni, dovette rassegnarsi a ripagare col suo «onore» l’offesa recata a quello del Melodia. Il quale, avendolo in tal modo restaurato, volle darne una convincente prova, riportando a casa la sventurata e dichiarando al padre ch’era pronto a sposarla.
In certo entroterra siciliano, rimasto sin qui inaccessibile al mondo moderno, alla ragazza «disonorata» non resta che il matrimonio con chi l’ha ridotta in questa condizione. Tant’è vero che se costui vi si sottrae, quasi sempre paga con la vita. Perciò il Melodia, più che indignato, dovett’essere sbalordito e sbigottito nel sentirsi rispondere ancora una volta di no. E con lui lo fu di certo tutta Alcamo, compattamente schierata col Melodia e i suoi complici dacché costoro, denunziati ai carabinieri dalla vittima e da suo padre, sono finiti in prigione. Bersagliata di lettere anonime che annunziano prossima la vendetta, la famiglia Viola vive asserragliata in casa sotto la protezione della forza pubblica, che scorta l’uomo e la
QUALCUNO HA DETTO CHE L’OMERTÀ È IMPOSTA DALLA MAFIA MA STAVOLTA NON È COSÌ
ragazza quando in treno devono recarsi a Trapani per le udienze del processo.
Qualcuno ha detto che questa omertà è imposta dalla mafia, che in Alcamo ha una delle sue più munite roccheforti, e di cui il Melodia sarebbe un caperonzolo. Ma noi crediamo che stavolta la mafia non c’entri, o c’entri solo per marginale incidenza. Ciò che cementa tutta la popolazione di quella cittadina – non tanto «ma», perché conta circa cinquantamila abitanti – in un fronte unico di solidarietà coi delinquenti, è qualcosa di più profondo: la difesa di una mentalità, di una moralità, in una parola di un costume medioevalesco, che può sopravvivere solo sulla supina accettazione di tutti.
Franca Viola e suo padre non hanno detto di no soltanto a Filippo Melodia. Hanno detto di no a tutto un sistema di rapporti basato sulla sopraffazione del maschio sulla femmina. Hanno detto di no a un «onore» confuso musulmanescamente col sesso. Hanno detto di no al diritto dell’uomo di strappare il consenso della donna con la violenza e di renderlo definitivo col matrimonio. Hanno detto che lo stupro non è un surrogato dell’amore, e insozza non chi lo subisce, ma chi l0 commette. Insomma hanno detto di no a tutti i tabù e feticci che fanno da pilastro a queste arcaiche società. Di qui la massiccia e corale, reazione, cui forse collaborerà anche la mafia, particolarmente interessata al mantenimento di certe strutture. Ma il pogrom contro i Viola attinge a motivi molto più lontani. Attinge allo stesso spirito di conservazione di un costume che dal gesto di dissidenza di Franca e di suo padre si vede mortalmente minacciato.
Ecco perché, dicevo, ai giudici del tribunale di Trapani si presenta una grande occasione, e speriamo che non la perdano. Noi non sappiamo quali castighi la legge predisponga per simili reati. Ma ci auguriamo di tutto cuore che, per quanto armata di eloquenza e di cavilli, la difesa non riesca a ottenere né il riconoscimento di un alibi, né la concessione di un’attenuante. La posta in giuoco è grossa, va al di là del «caso» e dei suoi protagonisti. Noi contiamo che da questo processo venga fuori una sentenza che non si limiti a punire il delinquente, ma che anche condanni in maniera esemplare tutti coloro che se ne sono fatti complici, materiali o morali, la mentalità ch’essi incarnano.
Sappiamo benissimo che l’opinione pubblica di Alcamo cercherà di esercitare il peso di un ricatto sui magistrati di Trapani. Ma anche costoro sappiano che una coscienza molto più vasta, quella di tutto il resto d’Italia, è al contrario schierata compattamente con Franca, e la considera un’autentica eroina, qual è.
Non abbiamo nessuna qualifica per lanciarne la proposta. Ma secondo noi sarebbe molto bello che a processo concluso – se si concluderà come tutti auspichiamo – questa ragazza e suo padre ricevessero un attestato del loro coraggio morale e civile. Sarebbe il giusto contrappeso a tutt’i soprusi e vessazioni ch’essi hanno subito e subiscono dai loro compaesani, e il pubblico riconoscimento che alla Sicilia dei Melodia si contrappone quella dei Viola: ammirevole questa, quanto quella è spregevole.
LA POSTA IN GIOCO È GROSSA E SPERIAMO CHE LA SENTENZA CONDANNI QUESTA MENTALITÀ