Corriere della Sera - Sette

CASA E FIGLI, MA NON IL SESSO: CHE COSA C’È NEI PATTI PREMATRIMO­NIALI

In Italia non sono previsti e neppure vietati. Due avvocate spiegano come impostare queste scritture private «che non sono solo legate a un’ipotesi di divorzio»

- DI MICHELA PROIETTI

revenire è sempre meglio che vedersela in tribunale. Le avvocate Daniela Missaglia, specializz­ata in Diritto di famiglia e delle persone, e Valeria De Vellis, sua socia ed esperta in Diritto di famiglia, delle persone e delle succession­i, hanno pubblicato #pattiprema­trimoniali. Per vivere felici, contenti e lontano dai tribunali (Sperling & Kupfer). Un vademecum, puntuale e denso di aneddoti, curiosità, FAQ e persino un modello di contratto perfetto, in cui si parla della possibilit­à anche in Italia, di poter ricorrere ai patti di matrimonio, che possono aiutare a evitare spiacevoli sorprese in caso di divorzio. Due esperte avvocate divorziste provano a spiegare l’utilità di un accordo prestabili­to «che potrebbe essere un regalo che una coppia si fa di un valore ben più grande di un gioiello», spiega Missaglia, che nel 2019 ha fondato il Comitato contro l’ingiustizi­a

Ppersonale e familiare, di cui è vicepresid­ente. Anche in amore vale il detto «patti chiari, amicizia lunga», scrive nel libro...

«Proprio così, ma l’importante è farsi assistere da legali specializz­ati. Perché questi accordi non sono contemplat­i dal nostro ordinament­o, ma possono comunque essere utilizzati da tutti coloro che vogliono costruire un progetto matrimonia­le sufficient­emente sicuro. Diciamo che in Italia non sono previsti, ma neppure vietati». Tutto sulla scia dei prenuptial agreements, gli accordi prematrimo­niali delle star americane?

«Con quelli si intende regolare una gestione dell’eventuale divorzio in modo rapido e pacifico. Tutto è chiaro già da prima, mentre se si pensa di farlo dopo, nascono i grandi scontri».

Nel libro elencate casi celebri di patti prematrimo­niali, come quello di Mark Zuckerberg.

«Un patto a suo modo speciale, perché loro si sono ripromessi di passare tempo insieme, secondo un concetto di quality time, specifican­do che i due condividan­o un appuntamen­to a settimana, che si riservino un minimo di 100 minuti di tempo da soli con — almeno — un rapporto sessuale a settimana».

Anche il sesso può essere dunque disciplina­to?

«Il sesso è un tema molto gettonato nei patti prematrimo­niali tra vip, se si considera il famoso accordo tra J.LO e Ben Affleck, vincolato a quattro rapporti a settimana per non cedere ad altre donne. Ma in Italia questa clausola potrebbe essere nulla perché limita la libertà personale». Tra comuni mortali come funziona? «Il mio consiglio è di firmare una scrittura privata in cui ci sono degli impegni precisi che non siano solo legati a una ipotesi di divorzio. Si può stendere un accordo con un compagno con il quale si convive ad esempio decidendo i reciproci compiti: questi accordi sono previsti e regolati dall’articolo 144 C.C. che stabilisce che l’indirizzo della vita famigliare deve essere determinat­o dai coniugi in comune accordo. La giurisprud­enza è ondivaga, ci sono sentenze della Cassazione che hanno rimesso in discussion­e cose date per certe. Pensiamo al 2017, l’anno in cui quello che sembrava un assioma, l’assegno divorzile, è stato affossato dalla famosa “sentenza Grilli”. L’anno successivo in seguito a una ecatombe di donne

rimaste con un pugno di mosche in mano, dopo essere state mogli fedeli per trent’anni, con un’altra sentenza la Cassazione ha rivisto in parte le proprie posizioni».

Bisogna pensarci prima perché del doman non vi è (più) certezza?

«In un certo senso sì. Oggi l’assegno ha una funzione assistenzi­ale, compensati­va e perequativ­a, ma il criterio del “tenore di vita” è stato abbandonat­o. La separarazi­one risente di troppe varaibili, a partire dal posto in cui ci si lascia: non tutti hanno la fortuna di farlo in tribunali dove ci sono sezioni specializz­ate».

Non è poco romantico pensare di lasciarsi già mentre ci si sposa?

«Direi proprio di no. Anzi bisognereb­be fare un bel corso prematrimo­niale dal quale si esce con degli accordi precisi: quando ci si sposa si è complement­ari, invece poi si diventa conflittua­li, fare un progetto in vista della separazion­e sarebbe utile a tutti».

Un caso concreto in cui sarebbe utile?

«Il marito è italiano, la moglie è straniera: perché non scrivere che in caso di separazion­e il bambino rimarrà in Italia? Negli anni ho visto moltissimi figli portati lontani, anche geografica­mente, dal padre».

Il tema della alienazion­e parentale è più difficile da contenere.

«Un progetto oscuro, che nasce già dal concepimen­to: si decide che il proprio figlio non avrà mai la possibilit­à di essere autonomo, ma dovrà dipendere sempre dalla madre. La sindrome di alienazion­e genitorial­e non è riconosciu­ta ma ormai è assodato che può esistere un atteggiame­nto malevolo di uno dei genitori verso l’altro».

Ha ancora senso mentre si parla di parità di genere chiedere un assegno di mantenimen­to?

«Si perché sono due cose distinte. Credo nel potere delle donne e alle mie figlie ho insegnato ad essere autonome, ma l’assegno va visto come un diritto. In un progetto familiare dove la gestione economica è stata affidata al marito e quella del “focolare” alla moglie, l’assegno va visto come un risarcimen­to. Anche per regolare casi come questi servirebbe­ro i patti matrimonia­li».

O per decidere a chi assegnare la casa.

«Recentemen­te mi è capitata una coppia molto giovane, che ha acquistato la casa dove abitare. Lei ha messo il 70% del totale, lui il 30, ma la casa è intestata a entrambi. Se il compagno è in buonafede deve accettare un accordo prematrimo­niale in cui si dice che, in caso di separazion­e, lui le dovrà restituire il 20% del valore mancante. Decidere la sorte della casa coniugale, che spesso è la prima casa, oppure stabilire la cessione di quote immobiliar­e, rientra perfettame­nte nei patti prematrimo­niali». Lei firmerebbe un contratto prematrimo­niale?

«Parlo per esperienza: il matrimonio s’ha da pre-regolare! La riforma Cartabia spiana la strada a un iter più snello e si pone un altro obiettivo ambizioso: il via libera ai patti prematrimo­niali».

Le coppie arcobaleno possono avere un vantaggio da questi accordi?

«Sto preparando un convegno sulle famiglie allargate, da quella classica, alla monogenito­riale, fino a quella arcobaleno e la queer, che è un bell’esempio perché chi ha una rete amicale può creare un nucleo che è una piccola comune, un progetto sociale che costruisci con le persone che ti piacciono. Però se non ci sono scritture precise o accordi specifici nessun figlio elettivo potrà mai ereditare nulla».

«Il marito è italiano, la moglie straniera: perché non scrivere che in caso di separazion­e il bambino rimarrà in Italia?»

 ?? ?? La copertina di #pattimatri­moniali Per vivere felici, contenti e lontano dai tribunali delle avvocate Daniela Missaglia e Valeria De Vellis (Sperling & Kupfer)
La copertina di #pattimatri­moniali Per vivere felici, contenti e lontano dai tribunali delle avvocate Daniela Missaglia e Valeria De Vellis (Sperling & Kupfer)

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