LE SORELLE FAVOLOSE DEL CINEMA: «RACCONTIAMO GLI UOMINI PRIGIONIERI DI SÉ STESSI »
a chimera, il nuovo film di Alice Rohrwacher (5 stellette sul Guardian), prodotto da Tempesta e Rai Cinema, in concorso al Festival di Cannes e ora in sala, è la storia di un gruppo di tombaroli della Tuscia alla ricerca di tesori sotterranei, la dote dei morti – vasi, statue, monili da rivendere. Anni 80, un mondo contadino in cui i figli vogliono emanciparsi dai padri. Un film sulla ricerca del tesoro dove il tesoro, mai scovato, forse è altrove (esiste un’altra dimensione?).
Poetico, comico, tragico, commovente, unico, straordinario, La chimera riconferma che lo sguardo di Alice Rohrwacher non somiglia a quello di nessuno. E riconferma il legame artistico con la sorella Alba che qui ha un ruolo piccolo ma fondamentale: evocata per l’intera storia, a un certo punto si rivela. Al pari di Corpo Celeste, Le Meraviglie, e Lazzaro Felice, questo film si muove su un confine senza mai perdere l’equilibrio. Del resto il confine, la possibilità di due mondi è uno degli elementi ricorrenti della poetica della regista che tra premi e nomination all’Oscar è la regista italiana più apprezzata nel mondo della nuova generazione. Cresciuta in campagna, mamma insegnante, babbo apicultore, esercita l’immaginazione fin da bambina.
LCosì dei giardini di Bomarzo ricorda: «Nel parco c’è una casa, una bellissima casetta a due piani con dentro un tavolo, un camino. Ma è storta. Mi è sempre rimasta impressa. Per vedere bene i mostri bisogna essere in pendenza». La chiave per capire la sua intera opera: «Bisogna essere un po’ inclinati per abbandonarsi all’immaginazione».
I due mondi della vostra infanzia: uomini e animali?
Alice: «Quello per noi era uno solo: arabesco in cui si incontravano uomini, animali e piante».
Alba: «Il rapporto dentro e fuori della città in campagna è un tutt’uno. L’uomo entra nel mondo dell’animale, non il contrario».
Gli animali da bambine?
Alba: «Gatti, agnellini, pulcini, oche».
Alice: «Abbiamo allattato diversi agnellini dopo un po’ restituiti al gregge».
Alba: «C’è stato persino un barbagianni».
Alice: «Lo abbiamo visto nascere, mio padre aveva trovato l’uovo. Lo nutrivamo, lui intanto imparava a cacciare, poi è arrivato per forza il momento della separazione: gli abbiamo dato il volo».
La sofferenza del distacco?
Alba: «La vicinanza con gli animali comporta anche dolore. La prima volta che ho sentito le urla di un maiale che veniva ucciso ho avuto le convul