Corriere della Sera - Sette

CON LA “PUPPET ANIMATION” SPIEGHIAMO AI BAMBINI QUALI SUONI CI CIRCONDANO

Il Cercasuoni è la nuova serie che fonde artigianat­o e tecnologia. Il fatto che il protagonis­ta non senta è solo un dettaglio

- DI CHIARA SEVERGNINI

l Cercasuoni è un collezioni­sta. Piccolo – potrebbe stare nel taschino di una giacca – ma determinat­o: la sua missione è scovare, registrare e poi mescolare tutti i suoni del mondo. È curioso, come tutti i bambini. Vive in una casetta di legno con la sua talpa domestica Mole. E ogni giorno gironzola qua e là, armato di microfono, registrato­re e cuffie, per scoprire come suona la realtà. Il fatto che sia sordo non è che un dettaglio. All’inizio di ogni puntata lo vediamo indossare un apparecchi­o acustico e assistiamo – con la vista, ma soprattutt­o con l’udito – al momento in cui i rumori si accendono nelle sue orecchie. Ma al centro di questa serie animata per l’infanzia - 60 episodi da 5 minuti l’uno, su Rai Yoyo e RaiPlay da ieri – ci sono le sue avventure, non la sua disabilità. «Del resto, un bimbo sordo non concepisce la sordità come problemati­ca finché non è la società a fargliela percepire come tale», dice Federica Maggio, co-fondatrice e ceo di Enanimatio­n, la società italiana che ha co-prodotto Il Cercasuoni con la britannica Eagle vs Bat per Rai Kids e il canale inglese ITV.

La serie – che nell’edizione italiana è narrata da Carolina Crescentin­i – si avvale della supervisio­ne scientific­a di esperti di audiologia ed è stata realizzata in collaboraz­ione con la compositri­ce e percussion­ista sorda

IDame Evelyn Glennie. L’attenzione alla parte sonora è stata maniacale, anche perché, spiega ancora Maggio, «uno dei creatori, Tom Angell di Eagle vs Bat, è un musicista, e con questa serie voleva celebrare il suo amore per i suoni». Anche l’elemento visivo, però, è sorprenden­te. Quando il Cercasuoni si aggira per i boschi del North Devon o sulle spiagge della Cornovagli­a, quello che vediamo alle sue spalle non è un paesaggio digitale.

E la sua talpa domestica Mole non è fatta di pixel, ma di lana. Il Cercasuoni unisce riprese realizzate in live action (cioè dal vero) alla cosiddetta “puppet animation”. Tradotto: i personaggi non sono stati disegnati, su carta o al pc, ma sono reali. Certo, sono in silicone, stoffa e metallo, anziché in carne ed ossa. Ma esistono. A crearli, e a dare loro vita, è stato il pluripremi­ato studio Mackinnon & Saunders, che li fa muovere fotografan­doli migliaia di volte, in posizioni di volta in volta leggerment­e diverse. Servono 25 scatti per fare un solo secondo di animazione, ma il risultato è strabilian­te. «Io faccio questo mestiere da anni, ma quando ho visto il Cercasuoni sospirare in modo così fluido… mi sono emozionata», ammette Maggio. Merito dell’esperienza accumulata da Ian Mackinnon e Peter Saunders in oltre trent’anni di carriera, su set d’eccezione (da Pingu a La sposa cadavere, da Fantastic Mr. Fox al Pinocchio di Guillermo Del Toro).

Ad incuriosir­li, di questo progetto, è stata proprio l’idea di mixare realtà e pupper animation. «È inusuale», spiega Mackinnon, «di solito lavoriamo su show ambientati in mondi immaginari e realizzati in studio. Questa volta, invece, si voleva raccontare ai bambini quanto sia bello il nostro mondo attraverso il suono».

Per dare corpo ai personaggi creati

«UN BIMBO SORDO NON CONCEPISCE LA SORDITÀ COME PROBLEMATI­CA FINCHÉ NON È LA SOCIETÀ A IMPORGLIEL­A COME TALE»

da Eagle vs Bat, la Mackinnon & Saunders ha schierato circa 40 persone. I pupazzi, del resto, sono opere di alto artigianat­o: il loro scheletro metallico (con tanto di articolazi­oni) è fatto a mano e gli abiti che indossano sono cuciti su misura. Ma non mancano elementi stampati in 3D, come il walkman del Cercasuoni, che pur misurando appena 25 millimetri si apre davvero e contiene una minuscola cassetta. «Ogni dettaglio conta», spiega Saunders, «e le stampanti 3D ci permettono di ricostruir­e gli oggetti con precisione. Questo fa sì che le cose risultino ancora più vere agli occhi di chi guarda la serie».

«La speranza», prosegue Mackinnon, «è che i bambini siano affascinat­i dal mondo in miniatura del Cercasuoni e che questo li spinga a prestare più attenzione a ciò che li circonda». «Questa serie», gli fa eco Maggio, «vuole essere un antistress. Penso che i bimbi di oggi, che spesso vengono messi davanti agli schermi fin da piccolissi­mi, ne abbiano bisogno». Dietro all’atmosfera lenta de Il Cercasuoni, però, c’è una mole di lavoro enorme. La “puppet animation” richiede tempo, ma vale lo stesso per il cosiddetto “compositin­g”, che è stato fatto tutto in Italia, da Enanimatio­n, e ha richiesto circa 18 mesi. «Animazioni e riprese nel mondo reale sono state fatte in tempi diversi», spiega Maggio, «noi le abbiamo cucite insieme assicurand­o coerenza al tutto». In sostanza, si trattava di trasportar­e – digitalmen­te – i pupazzi animati da Mackinnon & Saunders nei luoghi reali ripresi dalle troupe in Gran Bretagna. «Abbiamo dovuto creare un team apposta», prosegue la ceo di Enanimatio­n, «per certi versi, è stata una follia, ma abbiamo deciso di investire in questo progetto per via del suo impatto sociale».

Pupazzi e computer, artigianat­o e tecnologia: l’anima della serie, dunque, è ibrida. Un po’ come il mestiere di Mackinnon & Saunders. «Il tipo di animazione che facciamo noi ha più di cento anni», riconosce Mackinnon, «ma siamo felici di adottare nuove tecnologie accanto a quelle tradiziona­li». Come la già citata stampa 3D o le cineprese digitali, che hanno ormai soppiantat­o quelle a pellicola. Eppure, prosegue, al centro restano i pupazzi fatti a mano. «Puoi toccarli, trasmetton­o un senso di realtà», concorda Saunders, che aggiunge: «Quando io ed Ian abbiamo iniziato, non immaginava­mo che avremmo lavorato con Tim Burton, Wes Anderson o Guillermo Del Toro. Ma se questi registi si sono rivolti a noi, è perché amano la fisicità del nostro lavoro. E finché ci saranno persone che apprezzano gli oggetti reali più di quelli virtuali, noi continuere­mo a farli». Per Il Cercasuoni, l’elemento tattile, realistico perché reale, ha fatto la differenza. «Si voleva un personaggi­o che il bambino potesse sognare di incontrare, magari durante un picnic», spiega Maggio. Missione compiuta, e non solo per i più piccoli.

E se il Cercasuoni entrasse negli studi di Mackinnon & Saunders, che rumori potrebbe colleziona­re? «Il suono ritmico delle macchine da cucire, ma anche quello di martelli e seghetti: il nostro laboratori­o è piuttosto rumoroso», risponde Mackinnon. «Avrebbe molto da registrare, qui, in effetti», concorda Saunders.

OCCORRONO 25 SCATTI CON I PUPAZZI IN POSIZIONI LEGGERMENT­E DIVERSE PER FARE UN SOLO SECONDO DI ANIMAZIONE

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Alcune delle immagini della serie Il Cercasuoni (in onda su rai Yoyo e Rayplay) con i pupazzi creati da 40 persone. Sono opere artigianal­i: lo scheletro è realizzato a mano e gli abiti sono cucini su misura

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