NIENTE TIMIDEZZE L’EDUCAZIONE SENTIMENTALE E SESSUALE SERVIRÀ
Cara Lilli, oltre 100 donne uccise. Giulia Cecchettin l’ultima. Cosa dobbiamo fare?
Stefania Bertelli bertastef@yahoo.com
Cara Gruber, sono straziato e stufo. Straziato dalla terribile fine di una ragazza di 22 anni, stufo del solito “teatro del dolore” interpretato, a favore di telecamere, da politici senza vergogna di loro stessi.
Mauro Chiostri mauro.chiostri_2021@virgilio.it
Cari lettori, con grande coraggio Elena Cecchettin, sorella della povera Giulia, lo ha detto chiaramente: l’ex fidanzato, Filippo, accusato dell’omicidio, non è un «mostro», ma «il figlio della cultura dello stupro». Da qui si deve partire: da una approccio che affonda in una concezione distorta e malata della donna e dei rapporti affettivi, il prodotto peggiore del patriarcato. Una mentalità che va cambiata, adesso. Per farlo, il primo passo fondamentale è lavorare sui giovani: è francamente intollerabile che nel 2023 a scuola non si insegni l’educazione sessuale e sentimentale. Non solo l’Italia è uno dei pochi Paesi a non farlo (per avere un metro di paragone, in Svezia esiste dal 1955), ma persino dopo quest’orribile ennesimo femminicidio dal governo arrivano proposte timide, non adeguate alla serietà della situazione: un’ora settimanale, solo nelle scuole superiori e solo per tre mesi, di «educazione alle relazioni». È lecito allora chiedersi perché quest’esecutivo di destra faccia tanta fatica a intervenire in modo deciso su questo fronte. Inevitabile rispondere con la triade «Dio, patria, famiglia» che ne ispira principi e azione politica.Si fa presto a dire che nessuno dei tre punti, se preso singolarmente, ha qualcosa di problematico. Gli slogan hanno un rimando culturale, che va al di là del significato delle singole parole. Questa trinità reazionaria è la bandiera della nuova destra, che fa della famiglia tradizionale uno dei punti qualificanti della propria proposta e della propria visione del mondo. Dietro l’immagine rassicurante dei bei tempi andati, il ruolo precipuo della donna è contribuire alla nazione facendo figli, e la sua massima realizzazione dedicarsi a figli e marito. Inutile dire che questa famiglia tradizionale è solo quella composta da una madre e un padre. Nessun diritto per altre forme di unione, anche se fondate sull’amore e sul rispetto. È una concezione che non promuove la libertà individuale, ma riproduce schemi e rapporti di forza/dipendenza da cui le donne devono assolutamente liberarsi.
È fondamentale quindi poter contare sull’indipendenza economica, e cioè su politiche che le equiparino realmente agli uomini. Invece, a fronte del gap salariale che ancora esiste tra i sessi e di disuguaglianze marcate in molti ambiti, a partire dall’accesso alle professioni, non è stato fatto nulla per migliorare la situazione, scegliendo di intervenire solo a favore delle madri. Dalla prima donna presidente del Consiglio è lecito aspettarsi qualcosa di diverso, ma è forse una buona prova che non basta essere una donna per liberarsi del patriarcato introiettato per secoli.
CONTRO I FEMMINICIDI È FONDAMENTALE L’INDIPENDENZA ECONOMICA. BISOGNA ABOLIRE IL GAP SALARIALE