QUELLA CIRCOLARE CHE VUOLE SILENZIO E NON RUMORE PROVA DI UN GOVERNO LONTANO
La foto che ho scelto questa settimana riguarda il femminicidio di Giulia Cecchettin ed è stata scattata alla manifestazione di Trento in solidarietà alla ragazza uccisa, organizzata davanti alla facoltà di Sociologia su spinta di Elena, la sorella di Giu
Questo governo è cupo, grigio, ha la ferocia dei deboli e la testardaggine di chi non ha idee. A questo governo manca armonia e non è in sintonia nemmeno più con chi lo ha votato perché, per fortuna, la gran parte delle assurdità promesse in campagna elettorale sono state disattese. Questo governo manca anche della hybris berlusconiana, quella che ti faceva dissentire dalle sue politiche ma ti faceva riconoscere la capacità che aveva di star simpatico addirittura ai suoi nemici. Quando l’unica bussola è quella di arrivare da qualche parte senza saper bene cosa fare una volta giunti alla meta, ci si trova esattamente dove è oggi questo governo e dove ha trascinato tutti noi, ovvero in una rincorsa perenne del fatto di cronaca, in uno stato di costante emergenza per cui a un accadimento segue una reazione, spesso scomposta, fuori fuoco, destinata al fallimento.
Una disarmonia che si manifesta in tutto, dai rapporti con l’Europa agli incidenti diplomatici, dalla tragedia di Cutro con conseguente decreto alle passerelle di Caivano con il nulla che seguirà. Tutto ci parla di mancanza di una linea magari semplice ma coerente e che possa davvero essere seguita. Ci governa una accolita variopinta di persone che sono ormai indistinguibili dagli opinionisti che di loro si occupano. Fanno ammuina, cercano drammi, svolazzano come bandierine e reagiscono solo alla cronaca. Così finiscono per dire sempre la cosa sbagliata, dal giustizialismo di Nordio alle uscite a dir poco infelici di Roccella che porta i suoi traumi personali al ministero.
Per non parlare di Sangiuliano e della mancanza di rispetto verso Tolkien che, «uomo, professore, autore» (ma va?) si è trovato a diventare l’ideologo di una parte politica che mai avrebbe appoggiato in vita. Tolkien era un erudito, uno studioso raffinatissimo; aborriva violenza guerre e crudeltà, amava la speculazione letteraria, era schivo e serio, odiava le pagliacciate. Questi ministri passano come carrarmati su tutto e tutti. Ma perché non sforzarsi di capire che talvolta per rispetto, per delicatezza, anche per necessità bisogna uscire dalla casella che si è deciso di occupare per tendere una mano al mondo reale?
BASTAVA FARSI UN GIRO IN RETE PER CAPIRE CHE LA COMUNITÀ SCOLASTICA, RAGAZZI E INSEGNANTI, CHIEDEVA ALTRO
Nelle ore in cui risuonavano forti le parole di Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, vittima di femminicidio; nelle ore in cui Elena raccontava all’Italia cosa si prova a essere la sorella di una ragazza barbaramente uccisa dal suo ex fidanzato; nelle stesse ore in cui Elena ci chiedeva di non stare in silenzio, ma di fare rumore (di bruciare tutto), arriva dal ministero dell’Istruzione e del Merito (chi sia degno di merito magari un giorno sarà chiaro, oggi «merito» suona solo come sinonimo di «privilegio») una circolare in cui si invita «l’intera comunità scolastica» a osservare un minuto di silenzio per Giulia. Silenzio? Ma perché per una volta sola, al di là del colore politico, il ministro dell’Istruzione, proprio in virtù del suo ruolo e della vicinanza a una comunità giovane, forse l’unica in un Paese di vecchi, non ha invitato a osservare un minuto di rumore? Perché ha deciso di non voler accogliere, nemmeno in un’occasione tanto delicata e dolorosa, una istanza che arriva da tutta la comunità scolastica?
Come faccio a sapere che tutta la comunità scolastica preferiva il rumore al silenzio? Fatevi un giro in rete e vedrete cosa è diventato nelle scuole d’Italia il minuto in ricordo di Giulia. Anche maestre e maestri, professoresse e professori hanno utilizzato quel minuto per fare rumore. Perché di silenzio si muore. Non mi fido di chi blatera senza costrutto, di chi non ha una visione che guidi decisioni e azioni. Basta ricette che promettono di sconfiggere il male domani, dopodomani, tra una settimana. Servono anni e generazioni per curare una società. Io mi fido delle bambine e dei bambini, delle studentesse e degli studenti, di professoresse e professori, maestre e maestri. Mi fido di loro e del loro modo di essere comunità. È dai banchi delle scuole, sin da quelle elementari, che bisogna introdurre l’educazione sessuale. E bisogna farlo in compresenza con altre materie. L’educazione sessuale è italiano, scienze, storia, antropologia, religione. Esistono psicologi infantili, pediatri, professionisti in grado di rapportarsi alla comunità scolastica con l’aiuto dei docenti di riferimento. La cura nasce dall’alleanza, quella tra bambine e bambini. È l’unica strada: è lunga, ma esiste.
E PERCHÉ IL MINISTRO MANCA DI RISPETTO A TOLKIEN E NE FA L’IDEOLOGO DI UNA PARTE CHE MAI AVREBBE APPOGGIATO?