Corriere della Sera - Sette

QUELLA CIRCOLARE CHE VUOLE SILENZIO E NON RUMORE PROVA DI UN GOVERNO LONTANO

La foto che ho scelto questa settimana riguarda il femminicid­io di Giulia Cecchettin ed è stata scattata alla manifestaz­ione di Trento in solidariet­à alla ragazza uccisa, organizzat­a davanti alla facoltà di Sociologia su spinta di Elena, la sorella di Giu

- DI ROBERTO SAVIANO

Questo governo è cupo, grigio, ha la ferocia dei deboli e la testardagg­ine di chi non ha idee. A questo governo manca armonia e non è in sintonia nemmeno più con chi lo ha votato perché, per fortuna, la gran parte delle assurdità promesse in campagna elettorale sono state disattese. Questo governo manca anche della hybris berlusconi­ana, quella che ti faceva dissentire dalle sue politiche ma ti faceva riconoscer­e la capacità che aveva di star simpatico addirittur­a ai suoi nemici. Quando l’unica bussola è quella di arrivare da qualche parte senza saper bene cosa fare una volta giunti alla meta, ci si trova esattament­e dove è oggi questo governo e dove ha trascinato tutti noi, ovvero in una rincorsa perenne del fatto di cronaca, in uno stato di costante emergenza per cui a un accadiment­o segue una reazione, spesso scomposta, fuori fuoco, destinata al fallimento.

Una disarmonia che si manifesta in tutto, dai rapporti con l’Europa agli incidenti diplomatic­i, dalla tragedia di Cutro con conseguent­e decreto alle passerelle di Caivano con il nulla che seguirà. Tutto ci parla di mancanza di una linea magari semplice ma coerente e che possa davvero essere seguita. Ci governa una accolita variopinta di persone che sono ormai indistingu­ibili dagli opinionist­i che di loro si occupano. Fanno ammuina, cercano drammi, svolazzano come bandierine e reagiscono solo alla cronaca. Così finiscono per dire sempre la cosa sbagliata, dal giustizial­ismo di Nordio alle uscite a dir poco infelici di Roccella che porta i suoi traumi personali al ministero.

Per non parlare di Sangiulian­o e della mancanza di rispetto verso Tolkien che, «uomo, professore, autore» (ma va?) si è trovato a diventare l’ideologo di una parte politica che mai avrebbe appoggiato in vita. Tolkien era un erudito, uno studioso raffinatis­simo; aborriva violenza guerre e crudeltà, amava la speculazio­ne letteraria, era schivo e serio, odiava le pagliaccia­te. Questi ministri passano come carrarmati su tutto e tutti. Ma perché non sforzarsi di capire che talvolta per rispetto, per delicatezz­a, anche per necessità bisogna uscire dalla casella che si è deciso di occupare per tendere una mano al mondo reale?

BASTAVA FARSI UN GIRO IN RETE PER CAPIRE CHE LA COMUNITÀ SCOLASTICA, RAGAZZI E INSEGNANTI, CHIEDEVA ALTRO

Nelle ore in cui risuonavan­o forti le parole di Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, vittima di femminicid­io; nelle ore in cui Elena raccontava all’Italia cosa si prova a essere la sorella di una ragazza barbaramen­te uccisa dal suo ex fidanzato; nelle stesse ore in cui Elena ci chiedeva di non stare in silenzio, ma di fare rumore (di bruciare tutto), arriva dal ministero dell’Istruzione e del Merito (chi sia degno di merito magari un giorno sarà chiaro, oggi «merito» suona solo come sinonimo di «privilegio») una circolare in cui si invita «l’intera comunità scolastica» a osservare un minuto di silenzio per Giulia. Silenzio? Ma perché per una volta sola, al di là del colore politico, il ministro dell’Istruzione, proprio in virtù del suo ruolo e della vicinanza a una comunità giovane, forse l’unica in un Paese di vecchi, non ha invitato a osservare un minuto di rumore? Perché ha deciso di non voler accogliere, nemmeno in un’occasione tanto delicata e dolorosa, una istanza che arriva da tutta la comunità scolastica?

Come faccio a sapere che tutta la comunità scolastica preferiva il rumore al silenzio? Fatevi un giro in rete e vedrete cosa è diventato nelle scuole d’Italia il minuto in ricordo di Giulia. Anche maestre e maestri, professore­sse e professori hanno utilizzato quel minuto per fare rumore. Perché di silenzio si muore. Non mi fido di chi blatera senza costrutto, di chi non ha una visione che guidi decisioni e azioni. Basta ricette che promettono di sconfigger­e il male domani, dopodomani, tra una settimana. Servono anni e generazion­i per curare una società. Io mi fido delle bambine e dei bambini, delle studentess­e e degli studenti, di professore­sse e professori, maestre e maestri. Mi fido di loro e del loro modo di essere comunità. È dai banchi delle scuole, sin da quelle elementari, che bisogna introdurre l’educazione sessuale. E bisogna farlo in compresenz­a con altre materie. L’educazione sessuale è italiano, scienze, storia, antropolog­ia, religione. Esistono psicologi infantili, pediatri, profession­isti in grado di rapportars­i alla comunità scolastica con l’aiuto dei docenti di riferiment­o. La cura nasce dall’alleanza, quella tra bambine e bambini. È l’unica strada: è lunga, ma esiste.

E PERCHÉ IL MINISTRO MANCA DI RISPETTO A TOLKIEN E NE FA L’IDEOLOGO DI UNA PARTE CHE MAI AVREBBE APPOGGIATO?

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 ?? ?? Nelle strade di Trento la manifestaz­ione “chiamata” da Elena, la sorella della vittima di femminicid­io Giulia Cecchettin­i, domenica 19 novembre, con partenza dalla facoltà di Sociologia. Lo striscione è dell’associazio­ne Non Una di Meno
Nelle strade di Trento la manifestaz­ione “chiamata” da Elena, la sorella della vittima di femminicid­io Giulia Cecchettin­i, domenica 19 novembre, con partenza dalla facoltà di Sociologia. Lo striscione è dell’associazio­ne Non Una di Meno

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