Corriere della Sera - Sette

Quando Pertini condannò l’Argentina dei militari e dei “desapareci­dos”

Il presidente della giunta Bignone aveva accusato il nostro Presidente di «intromissi­one» negli affari interni del Paese. Ma lui, in una lettera di risposta, rivendica il «diritto a protestare» sui trentamila morti. E sugli atri capi di Stato che hanno ta

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Irapporti tra Roma e Buenos Aires rischiano di scivolare pericolosa­mente verso una rottura, come conseguenz­a diretta delle reazioni al comunicato della giunta dei generali argentini sulla morte dei trentamila «desapareci­dos». L’ambasciato­re Rodolfo Luchetta ha consegnato ieri mattina alla Farnesina un memorandum che contiene la risposta del presidente Bignone e del governo al telegramma di Sandro Pertini. Il messaggio del nostro presidente della Repubblica viene respinto da Buenos Aires nella sua «integrità», ed è definito una «intromissi­one» negli affari interni dell’Argentina. La posizione ufficiale dei generali dunque riproduce, nella sostanza e con durezza, quanto anticipato lunedì.

Dal Quirinale, Pertini ha subito deciso di non accettare passivamen­te la risposta di Bignone e gli ha scritto una lettera con la quale rivendica il proprio «diritto a protestare», e afferma che se altri capi di Stato non hanno sentito lo stesso dovere «peggio per loro»: «è tutta l’umanità che deve sentirsi ferita e offesa».

Il primo e il secondo messaggio di Pertini al generale Bignone si collocano nella linea sempre seguita dal presidente per la difesa dei diritti umani, ovunque vengano violati. Appena eletto, Pertini scrisse al leader sovietico Breznev per perorare la causa del «Nobel» Sacharov; a Breznev il capo dello Stato scrisse di nuovo, l’anno scorso, in difesa dello scienziato dissidente Anatolj Sharanski (senza ricevere risposta) e identico intervento operò con Andropov.

(...) La tensione nelle due capitali indica che le relazioni tra i due Paesi potrebbero risentire di questa situazione d’attrito. Mentre Pertini rispondeva a Bignone, la giunta dei generali era riunita a Buenos Aires per esaminare con maggiore attenzione il testo del messaggio del nostro presidente, forse per prendere nuove e più gravi decisioni. Per alcune ore si è anche diffusa la notizia di un ritorno dell’ambasciato­re italiano Sergio Kociancich a Roma, «per consultazi­oni». Ma questa informazio­ne non ha trovato poi alcuna conferma (si tratterebb­e di un primo passo verso il «congelamen­to» dei rapporti).

(...) Il ministro degli Esteri Colombo è rientrato in nottata a Roma dal Medio Oriente. Informato ora per ora sugli sviluppi del contenzios­o aperto con Buenos Aires, esaminerà oggi alla Farnesina tutti gli aspetti della vicenda che, se ha riflessi e un forte impatto in Italia, coinvolge anche altri Paesi europei».

(...) L’esito della riunione della giunta dei generali (dove si discuteva il messaggio di Pertini) e le azioni che l’Argentina potrebbe decidere di intraprend­ere, saranno determinan­ti per mettere a punto un’eventuale iniziativa italiana. E uno dei passi previsti, nel caso di un’ulteriore incrinatur­a dei rapporti, potrebbe essere proprio il richiamo dell’ambasciato­re «per consultazi­oni». (...)

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