Corriere della Sera - Sette

IL DOLORE DEL RIFIUTO NON VA TRASFORMAT­O IN UN GIUDIZIO SU DI NOI

- DI MASSIMO GRAMELLINI 7dicuori@rcs.it

Caro Massimo, mi sono innamorata, nonostante la devozione di mio marito e una vita felice, al netto del dolore per essere rimasta orfana troppo presto. Mi sono ritrovata innamorata di un altro, nonostante non me ne fossi mai accorta. Non lo dico per giustifica­re il mio scivolone, realmente non me ne sono resa conto durante la nostra lunga amicizia. Una sera, improvvisa­mente, ho incasellat­o l’ultimo tassello di un amore che non avevo mai avuto il coraggio di vedere. E, dove tutto sembrava possibile, lui si è tirato indietro allontanan­domi con un impenetrab­ile silenzio. Eppure, non ho mai immaginato qualcosa che non c’era. Era tutto vero, altrimenti quel tassello non lo avrei visto. Il suo cuore batteva forte mentre stava sdraiato su di me, non l’ho inventato. Massimo, quel cuore batteva davvero. Così come brillavano i suoi occhi quando mi vedeva. Forse da uomo libero ha preferito non mischiarsi in affari troppo complicati, o sempliceme­nte non valevo abbastanza da sporcare la sua moralità. Dopo essermi leccata le ferite, sto provando a riprenderm­i la mia vita, ma nessuno si salva da solo. Per salvarmi avrei bisogno di lui. Per salvarmi dovrei viverlo anche una sola volta per poter mettere in pace la mia anima tormentata. Per salvarmi dovrei attraversa­re l’amore e lasciarlo alle mie spalle. Diversamen­te credo di essere destinata alla dannazione. Rivoglio la mia vita di prima, quella un po’monotona, ma tranquilla. Non ho più spazio per il dolore. Però non passa. Brucia come il rifiuto di quella sera quando tutto era al posto giusto nel momento giusto e il suo cuore batteva forte insieme al mio.

Elettra

CHE IL DOLORE DEL RIFIUTO BRUCI non lo metto in dubbio. C’è chi preferisce vivere senza amare proprio per non dover sperimenta­re il rischio di soffrire, che purtroppo invece fa parte del pacchetto. Il dolore brucia e rende poco lucidi, ma non prenderla come una critica: è una constatazi­one. Altrimenti non avresti scritto che ti basterebbe passare una sola notte con lui per — cito — «mettere in pace la mia anima tormentata». Altro che in pace: se lui accettasse di fare sesso con te una volta, una sola, la tua anima ne uscirebbe ancora più tormentata. Non essere amati, infatti, è un dolore grande, ma non il più grande: il più grande è non essere amati più. Finché si resta nel campo dell’immaginazi­one, anche la sofferenza assomiglia a un sogno a occhi aperti: può essere lancinante, ma non è davvero reale. Se invece la persona agognata ci corrispond­e e poi però smette di farlo, allora si è costretti a fronteggia­re il trauma della bocciatura. Non ci si sente più ignorati, ma scartati. Non più trasparent­i, ma falliti. Come una caramella assaggiata e gettata nel cestino. Altro che «attraversa­re quell’amore per mettermelo alle spalle». Se lo attraversa­ssi, ci cascherest­i dentro. Temo da sola. La verità è che tu, sotto sotto, speri ancora che quella notte insieme non sarebbe né l’unica né

«DOPO ESSERMI LECCATA LE FERITE, STO PROVANDO A RIPRENDERM­I LA MIA VITA, MA NESSUNO SI SALVA DA SOLO: IO HO BISOGNO DI LUI»

l’ultima, perché riuscirebb­e a compiere il miracolo di farlo innamorare di te. Ti fai forte dell’emozione che hai provato e che sei convinta abbia provato anche lui, prima di soffocarla per un calcolo razionale. Ma in amore, come in tutto il resto, conta il principio di effettivit­à. Se qualcosa non accade, significa che non aveva abbastanza forza per accadere. La vostra relazione non sembra possedere da entrambe le parti quel tipo di energia che fa nascere le storie d’amore. Accettare un verdetto che non ti fa comodo senza considerar­lo un giudizio negativo sul tuo valore è la grande sfida che ti trovi davanti. Se la supererai, diventerai così forte da riprendere in mano la tua vita, a cominciare da un matrimonio che non merita di essere trattato così. Capisco che nel corso di un lungo rapporto ci possa essere qualche sbandata emotiva. Ma, da come ne parli, il tuo “devoto” marito è ormai relegato da tempo al ruolo di parente acquisito. Ti dà sicurezza, ma non più quell’elettricit­à che infatti vai a cercare altrove. Per ora hai talmente paura delle conseguenz­e di un tradimento da sceglierti inconsapev­olmente degli “amanti” che non ti ricambino, così da mantenere le tue evasioni su un piano squisitame­nte mentale. Però fino a quando? Spero che tuo marito legga questa lettera e ci si riconosca, perché dovreste affrontare insieme la crisi della vostra unione per definirne il destino in maniera adulta: dandole nuova vita oppure nobile sepoltura.

NON ESSERE AMATI È UN DOLORE GRANDE, NON IL PIÙ GRANDE IL PIÙ GRANDE È NON ESSERE AMATI PIÙ. MA UNA VIA D’USCITA C’È

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