Corriere della Sera - Sette

COSÌ LA SEMAGLUTID­E STA CAMBIANDO LA NARRAZIONE DEL “GRASSO”

- DI ANNA MELDOLESI DI CHIARA LALLI

Dopo decenni di ricerca vana e farmaci deludenti, si sente dire che questo principio attivo decreterà la fine di un’epoca, la sconfitta definitiva dell’obesità. Ma quanti avranno la forza e i soldi (tanti) per farsi queste iniezioni per tutta la vita? E le prossime generazion­i di umani predispost­i ad ingrassare, anche loro saranno condannate ad assumere un antidoto il cui effetto magico sparisce appena smetti di prenderlo?

Sei grassa o grasso perché sta scritto nel tuo Dna. Perché si può resistere a tutto tranne che alle tentazioni. Perché te ne freghi di quello che pensano gli altri e ti sta bene così. Perché dove lo trovi il tempo per cucinare pasti equilibrat­i. Perché gli ultimi trattament­i miracolosi costano sempre troppo per le tue tasche. Perché la vita fa schifo e il frigo è una consolazio­ne. L’elenco potrebbe continuare, perché in fondo ognuno è grasso o magro a modo suo. Io mi dico che sono magra perché in famiglia siamo fatti così, perché di natura non ho molto appetito e lo stress me lo spegne del tutto. Ma la magrezza può raccontare storie diverse. E tanti sono impegnati in una lotta quotidiana per non prendere peso: contano passi e calorie, digiunano in modo intermitte­nte, accudiscon­o il microbioma, varie ed eventuali.

Anche sgombrando il campo dai disordini alimentari, che sono un rompicapo a parte, la questione è dannatamen­te complicata. Il peso corporeo è altamente ereditabil­e (anche se meno dell’altezza). Decine, anzi centinaia di geni contribuis­cono al risultato finale, facendoci saziare più o

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IL PESO CORPOREO È ALTAMENTE EREDITABIL­E (ANCHE SE MENO DELL’ALTEZZA). MA ANCHE COME E DOVE VIVIAMO CONTA PARECCHIO

Mia nonna paterna era grassa, il fratello di mio padre era grasso, mio padre era più oscillante che grasso ma con il cibo non è mai andato molto d’accordo. La più grassa di tutti era la figlia della sorella di mia nonna, cioè la cugina di mio padre. Nessuno di loro ha mai ammesso di mangiare più calorie del necessario o che comunque il culone non era un dispetto divino ma il risultato abbastanza lineare di pasti troppo abbondanti e di merende troppo numerose. Tutti erano sempre a dieta, e ho ancora un vecchio libro di ricette ipocaloric­he che mia nonna forse ritoccava per renderle meno insipide e meno tristi.

Per mia nonna darti da mangiare era una forma di amore e non si può certo lesinare sull’amore. Insomma, l’intreccio tra amore e cibo, tra negazione e lasagna, tra calorie e disinteres­se, tra piacere e disturbo alimentare è sempre stato presente nella mia vita. E forse per questo che ho una predilezio­ne per l’evoluzione del senso estetico delle carni e per le ipotesi di chi ingrassa. Essere grasso è una descrizion­e ma in quella parola ci sono giudizi morali e rimproveri, anche se siamo

meno facilmente, settando diversamen­te il nostro metabolism­o, accumuland­o il grasso in modo più o meno localizzat­o. Ma anche dove e come viviamo conta parecchio. Non è una questione di genetica versus ambiente, valgono entrambi e tutto si intreccia. Alla fine non esiste un solo tipo di obesità, e non è detto che i sottotipi siano tutti ugualmente gravi dal punto di vista della salute.

Quanto agli aspetti sociocultu­rali, è probabile che la narrazione emergente, quella dell’obesità genetica, non sia meno stigmatizz­ante della vecchia cornice interpreta­tiva secondo cui la colpa era del carattere, della scarsa forza di volontà. Anche la storia dell’epidemia di grasso, a pensarci bene, è stata opprimente come narrazione, perché è difficile sentirsi meglio sapendo di avere una malattia che non si può nascondere e per la quale la scienza non ha soluzioni facili. Nell’ultimo anno, improvvisa­mente, è scoppiato il caso del primo rimedio davvero efficace, nato per il diabete e ora acclamato per il potere dimagrante. Dopo decenni di ricerca vana e farmaci deludenti, si sente dire che la semaglutid­e decreterà finalmente la fine di un’epoca, la sconfitta definitiva del grasso. Ma quanti avranno la voglia e i soldi (tanti) per farsi queste iniezioni per tutta la vita? E le prossime generazion­i di umani predispost­i a ingrassare, anche loro saranno condannate ad assumere sine die un antidoto il cui effetto magico sparisce appena smetti di prenderlo? Pensiamoci, ma intanto prendiamo atto che esistono corpi, circonfere­nze, bisogni e problemi diversi. La medicina fa bene il suo mestiere quando considera le singole persone oltre ai loro chili. noi a essere grassi, soprattutt­o se siamo noi.

È tutto affascinan­te quello che gira intorno al cibo e alle sue conseguenz­e, al suo rifiuto e all’eccesso, alle abitudini e alle pretese di saperla lunga.

Non sappiamo ancora un sacco di cose e fare studi affidabili con così tante variabili è un rompicapo irrisolvib­ile.

Ma se siamo grassi o no è un problema nostro oppure anche un problema sociale e sanitario? Non è mica facile rispondere, soprattutt­o volendo poi tenere quella risposta solo per le troppe Sacher e le doppie porzioni di carbonara e non per gli altri comportame­nti.

E se poi è più colpa della genetica, che responsabi­lità avremmo? Sarà colpa di mia nonna, mica mia.

Abbiamo assistito alla moltiplica­zione delle diete magiche e delle categorie alimentari (ed esistenzia­li), al food porn, ai mille programmi di cuochi e ai reality, ai bibitoni e agli slogan (come dimenticar­e quello di Herbalife, vuoi dimagrire? Chiedimi come), all’arrivo di una falsa soluzione qual è la body positivity — un miscuglio di marketing e di buoni propositi — perché se siamo tutti belli come siamo, la bellezza non ha più significat­o. Ma poi chi ha detto che dobbiamo essere belli?

Essere grassi è un problema soprattutt­o nostro e smettete di rompere le scatole agli altri, smettiamo di adottare implicazio­ni facilone e di offenderci. Se qualcuno vi dice che siete grassi invece di incartarvi non è meglio rispondere, mica sono cieca, e quindi? Infine, e come buona abitudine, dovremmo ricordarci sempre che ne sappiamo così poco che sarebbe bene essere più prudenti con gli entusiasmi e con le condanne.

LA BODY POSITIVITY È UNA FALSA SOLUZIONE: SE SIAMO TUTTI BELLI COSÌ COME SIAMO, LA BELLEZZA NON HA PIÙ SIGNIFICAT­O

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