Corriere della Sera - Sette

«MI PRESENTO: SONO GERRY CHRISTMAS DIVENTAI UOMO A NATALE GRAZIE A UN REGALO»

Gerry Scotti esce dalla sua confort zone e registra un disco con le canzoni delle feste. «L’assenza dei miei genitori fa nascere sentimenti che un ragazzo di 67 anni come me cerca di nascondere. La prima volta che sentii la mia voce registrata andai a pia

- DI ANDREA LAFFRANCHI

o che è irrituale ma inizio l’intervista facendo una domanda io. Aveva mai pensato di intervista­rmi come cantante?».

In effetti no… «Nemmeno io».

E invece… Gerry Scotti, anzi “lo zio Gerry”, ha fatto un disco. Si chiama Gerry Christmas, esce oggi, 8 dicembre, e raccoglie le sue versioni di 11 classici di Natale. «In passato avevo registrato delle canzoni, come Smile e altre sigle dei miei programmi tv, ma un disco intero era un sogno. E visto che Natale è il periodo dei sogni, mi sono fatto io il regalo».

Cos’è il Natale per lei?

«Sono una persona molto tradiziona­le nei confronti della vita, degli amici, della famiglia… e il Natale è il clou di tutto questo. Nel corso degli anni ho dovuto anche imparare ad affrontare i dolori legati ad alcune privazioni. L’assenza dei miei genitori fa nascere sentimenti che un ragazzo di 67 anni come me cerca di nascondere, ma che l’atmosfera delle feste

Sfa emergere: sento la loro mancanza. Mio figlio Edoardo ora ha una sua famiglia e vivo il sentimento del Natale della luce riflessa delle sue gioie e soprattutt­o di quelle dei miei nipoti Virginio e Pietro che hanno ridato un senso a questi giorni di festa».

Il regalo che non può dimenticar­e?

«Nella vita di ognuno di noi c’è un momento che ti fa passare da bambino a uomo e te lo segni come indelebile. Mio papà faceva il tipografo al Corriere. Una mattina, avrò avuto 11-12 anni, mi chiese di accompagna­rlo a ritirare il pacco di

Natale, il regalo per i dipendenti. Per tornare verso casa nostra fece un giro strano, passando da corso Garibaldi e fermandosi con una scusa a prendere caffè e cappuccino. Passammo davanti al negozio di biciclette Rossignoli e, indicandol­e, mi chiese quale mi piacesse di più. E io: “quella argento”. Mi sforzavo di credere ancora a Gesù bambino, ma quando vidi sotto l’albero proprio quella bici argento diventai uomo».

E quando è diventato papà lei?

«Mi sono travestito da Babbo Natale, ma Edoardo, che aveva 3 anni, ha capito che ero io… L’ho sempre riempito di regali, visto che è figlio unico come me. Una volta, da padre separato, sono partito verso Courmayeur la mattina di Natale per portargli il regalo, una macchinina telecomand­ata. Dopo la consegna e qualche chiacchier­a lui è tornato con la mamma e io sono tornato indietro. È stato un momento delicato, dietro al quale si nasconde la scelta di uno dei brani del disco, Driving Home for Christmas di Chris Rea».

Il Natale a tavola?

«I piatti della mamma e dei nonni:

«CREDEVO ANCORA A GESU BAMBINO QUANDO TROVAI UNA BICI ARGENTO SOTTO L’ALBERO: AVEVO DETTO A MIO PAPÀ CHE ERA LA MIA PREFERITA...»

tortellini in brodo, cappone ripieno con la mostarda sopra, il torrone e il panettone… quello con uvette e canditi però: senza non è panettone e chiedo ufficialme­nte che gli altri vengano chiamati solo dolce di Natale. Il panetun è il panetun». Presepe o albero?

«Mia mamma direbbe presepe ma nessuno ha più la pazienza di farlo. Ripiego sull’albero che monterò, come tradizione, l’8 dicembre».

Era già conduttore da bambino? Presentava lei la recita a scuola?

«No no. Non so come sono diventato Gerry Scotti, ero timidissim­o e mi dovevano obbligare a scegliere una parte. Fosse stato per me, pur di non parlare avrei fatto anche il bue o l’asinello… Mi ricordo che la prima volta che registrai la mia voce mi spaventai riascoltan­dola: scappai a piangere sotto al letto. E poi ho fatto il deejay… forse dovrei parlarne bene con uno psichiatra… Poi attorno ai 15-16 anni mi sono trasformat­o: esuberante e disinvolto».

Ai tempi di Deejay Television se le avessero parlato di musica di Natale si sarebbe messo a ridere…

«Siamo stati una generazion­e di rottura rispetto alla tradizione musicale, è vero, ma nel 1983 è arrivato Bob Geldof con Do They Know It’s Christmas e ha messo insieme tutte le star dell’epoca per un progetto che trasformav­a i sentimenti consumisti­ci del Natale in una riflession­e sulla carestia in Africa. E così la colonna sonora del Natale ha ripreso un senso anche per noi. Lo stesso arrivarono gli Wham! di George Michael con Last Christmas: trenino per tutti».

Anche queste due canzoni sono nel disco, come ha scelto le altre?

«All’inizio ho pensato alla generazion­e cresciuta con la radio. Poi per allargare ai classici mi hanno proposto Blue Christmas di Elvis: pensavo che non ce l’avrei fatta perché è triste e invece è venuta bene. Quando qualcuno ha suggerito Sinatra ho detto “è troppo!”: mi hanno consigliat­o di cantarla come se fossi sotto la doccia e una volta in studio ho fatto finta di insaponarm­i veramente».

Però si è fatto aiutare dall’intelligen­za artificial­e. Come funziona?

«Mi piace chiamarla, e rivendico il copyright, artificio intelligen­te. L’abbiamo allenata con la mia voce presa dalle registrazi­oni televisive, ma siccome le canzoni sono in inglese ho anche dovuto darle da mangiare leggendo pagine e pagine in quella lingua. E poi ci sono sospiri, yeah e dei modi di dire certe parole che sono solo miei e li ho messi in originale. Alla fine è venuto tutto così bene che mi permetto di dire: Michael Bublè mi fa una pippa».

Anche la foto sulla copertina, con lei nei panni di Babbo Natale, è frutto dell’AI… Come all’interno del booklet gli scatti che la mettono nei panni di José Feliciano, Chris Rea, Mariah Carey e George Michael…

«C’è un account su Instagram che si chiama @thousandge­rry che mi ha fatto migliaia di ritratti, da Toro seduto a Batman. Quando ho visto quello di Babbo Natale ho esclamato “Gerry Christmas!” e sono venuti così il titolo e la copertina di questo disco. Ringrazio mio figlio che ha spinto molto per questa mia collaboraz­ione con il mondo digitale».

Lei è in onda su Canale 5 con Io Canto Generation, talent per ragazzi dai 10 ai 15 anni. Età a parte, passerebbe le selezioni?

«Le uniche canzoni che mi vengono bene sono quelle di Zucchero. E adesso che ci penso ho il rimorso di non aver messo nulla in italiano perché mi facevano un po’ tristezza. E così viene Natale di Adelmo e i suoi Sorapis, progetto di Zucchero con Maurizio Vandelli, Dodi Battaglia e altri, è così irriverent­e che avrebbe meritato».

Ma l’AI le fa paura come conduttore? Teme la sostituzio­ne macchina-uomo?

«Ho vinto il premio come personaggi­o più memato dell’anno… Il mio volto abbinato a frasi strane è stato quasi abusato e non potendomi ribellare ho deciso, per una volta, di sfruttare io quel mondo. Battute a parte… quando presenti un programma televisivo devi avere qualcosa di personale che un computer non può ancora avere. Insomma, il preserale con le domande e le risposte non verrà sostituto dall’intelligen­za artificial­e. Vedo qualche problema in più nella realizzazi­one di film, soprattutt­o nei fantasy, e capisco quindi la protesta dei sindacati del settore americani che hanno scioperato per avere garanzie sul tema».

Gerry Christmas è uno sfizio o una carriera parallela?

«L’anno scorso sono stato ospite a Michelle Impossible e ho fatto una buona versione di Fred Buscaglion­e. Mi avevano detto di fare un disco e adesso quasi quasi…. Ci ho preso gusto e potrei fare Gerry Buscaglion­e o Fred Scotti».

«ABBIAMO ALLENATO L’AI CON LA MIA VOCE PRESA DALLE REGISTRAZI­ONI TV, HO ANCHE DOVUTO DARLE DA MANGIARE LEGGENDO PAGINE E PAGINE IN INGLESE»

 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy