UL t roNEO
IL NEOLOGISMO DEI POLITICI CHE PIACE POCO AI LINGUISTI
uò sembrare strano, ma anche una parola un po’ astrusa come questa proviene dall’attualità. La sollecitazione parte da un lettore che l’ha trovata qualche settimana fa proprio nel Corriere. «Nella lettera al direttore del 25 novembre, il presidente del Senato La Russa adopera l’aggettivo ultroneo. So che rientra nel linguaggio giuridico, ma non è un po’ obsoleto?» (Domenico Mattia Testa). In quella lettera Ignazio La Russa, in effetti, scriveva che «sarebbe d’altronde ultroneo inserire in Costituzione anche l’entità della soglia minima per poter usufruire del premio di maggioranza».
L’aggettivo dev’essere caro a La Russa, che già nel 2011 – da ministro della Difesa – aveva attirato l’attenzione usandolo in una dichiarazione sull’intervento dell’Italia nella campagna militare contro il dittatore libico Gheddafi: «L’impiego delle nostre forze non è ultroneo rispetto all’obiettivo di difesa della popolazione civile libica». Ma, più in generale, negli ultimi anni è impiegato con una certa frequenza da vari esponenti politici. Solo qualche mese fa, Maurizio Gasparri lo evocava a proposito di alcuni emendamenti – presentati e poi ritirati – al cosiddetto decreto Cutro sull’immigrazione. «Qualcuno ha ritenuto fossero ridondanti, un richiamo ultroneo». «Ultroneo?», sobbalzava l’intervistatrice Alessandra Arachi, e lui ribadiva: «Sì, eccedente». Ma l’abitudine non riguarda solo il centrodestra: anche Pier Luigi Bersani, all’epoca segretario del Pd, aveva affermato nel 2013 a proposito dei presunti accordi per l’elezione del presidente della Repubblica: «Non bisogna mescolare temi ultronei, non buttiamo le istituzioni a questo livello, non si fanno scambi».
Più che un arcaismo, quest’uso di ultroneo è un neologismo particolarmente di moda nella seconda Repubblica: dei 23 esempi ricavabili dall’archivio storico del Corriere, ben 16 sono successivi al 1994. Anche se l’uso veniva già segnalato in un articolo del 7 agosto 1960 dal grande linguista Bruno Migliorini, secondo il quale ultroneo per superfluo o eccedente era «una di quelle distorsioni di significato» tale che «possiamo qualificarla senz’altro un errore». Diceva così, perché il significato originario della parola – attestata in italiano dal ’700 – è quello di «spontaneo, volontario»: in continuità con il latino tardo ultroneus, derivato da ultro «spontaneamente». È stato il linguaggio giuridico – prima ancora di quello politico – a trasformare qualcosa fatto senza richiesta, di propria iniziativa, in qualcosa che va oltre quanto previsto dalla legge o comunque oltre il necessario. In questa trasformazione avrà contato anche la confusione tra la forma latina ultro e quella – più frequente – ultra: di lì l’erronea interpretazione di ultroneo come qualcosa che va oltre i limiti. L’invasione giuridico-politica degli ultronei, insomma, un po’ come quella fantascientifica degli ultracorpi.
PDA FDI AL PD È USATA PER DIRE «SUPERFLUO». MA MIGLIORINI: UN ERRORE, SIGNIFICA «SPONTANEO»