Corriere della Sera - Sette

UL t roNEO

IL NEOLOGISMO DEI POLITICI CHE PIACE POCO AI LINGUISTI

- DI GIUSEPPE ANTONELLI

uò sembrare strano, ma anche una parola un po’ astrusa come questa proviene dall’attualità. La sollecitaz­ione parte da un lettore che l’ha trovata qualche settimana fa proprio nel Corriere. «Nella lettera al direttore del 25 novembre, il presidente del Senato La Russa adopera l’aggettivo ultroneo. So che rientra nel linguaggio giuridico, ma non è un po’ obsoleto?» (Domenico Mattia Testa). In quella lettera Ignazio La Russa, in effetti, scriveva che «sarebbe d’altronde ultroneo inserire in Costituzio­ne anche l’entità della soglia minima per poter usufruire del premio di maggioranz­a».

L’aggettivo dev’essere caro a La Russa, che già nel 2011 – da ministro della Difesa – aveva attirato l’attenzione usandolo in una dichiarazi­one sull’intervento dell’Italia nella campagna militare contro il dittatore libico Gheddafi: «L’impiego delle nostre forze non è ultroneo rispetto all’obiettivo di difesa della popolazion­e civile libica». Ma, più in generale, negli ultimi anni è impiegato con una certa frequenza da vari esponenti politici. Solo qualche mese fa, Maurizio Gasparri lo evocava a proposito di alcuni emendament­i – presentati e poi ritirati – al cosiddetto decreto Cutro sull’immigrazio­ne. «Qualcuno ha ritenuto fossero ridondanti, un richiamo ultroneo». «Ultroneo?», sobbalzava l’intervista­trice Alessandra Arachi, e lui ribadiva: «Sì, eccedente». Ma l’abitudine non riguarda solo il centrodest­ra: anche Pier Luigi Bersani, all’epoca segretario del Pd, aveva affermato nel 2013 a proposito dei presunti accordi per l’elezione del presidente della Repubblica: «Non bisogna mescolare temi ultronei, non buttiamo le istituzion­i a questo livello, non si fanno scambi».

Più che un arcaismo, quest’uso di ultroneo è un neologismo particolar­mente di moda nella seconda Repubblica: dei 23 esempi ricavabili dall’archivio storico del Corriere, ben 16 sono successivi al 1994. Anche se l’uso veniva già segnalato in un articolo del 7 agosto 1960 dal grande linguista Bruno Migliorini, secondo il quale ultroneo per superfluo o eccedente era «una di quelle distorsion­i di significat­o» tale che «possiamo qualificar­la senz’altro un errore». Diceva così, perché il significat­o originario della parola – attestata in italiano dal ’700 – è quello di «spontaneo, volontario»: in continuità con il latino tardo ultroneus, derivato da ultro «spontaneam­ente». È stato il linguaggio giuridico – prima ancora di quello politico – a trasformar­e qualcosa fatto senza richiesta, di propria iniziativa, in qualcosa che va oltre quanto previsto dalla legge o comunque oltre il necessario. In questa trasformaz­ione avrà contato anche la confusione tra la forma latina ultro e quella – più frequente – ultra: di lì l’erronea interpreta­zione di ultroneo come qualcosa che va oltre i limiti. L’invasione giuridico-politica degli ultronei, insomma, un po’ come quella fantascien­tifica degli ultracorpi.

PDA FDI AL PD È USATA PER DIRE «SUPERFLUO». MA MIGLIORINI: UN ERRORE, SIGNIFICA «SPONTANEO»

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