È TUTTA QUESTIONE DI STRESS: PRIMA CI AIUTAVA A REAGIRE ORA È «UNA SINDROME» DA FUGA
Mi è arrivata la mail di un sito web che mi consiglia di calmarmi. Pare che «questo momento dell’anno», cioè le vacanze di Natale, sia particolarmente pericoloso per la salute mentale. E dunque devo regalare molte attenzioni a me stesso. Invece di concentrarmi su ciò che dovrei fare per gli altri, per amici, familiari e parenti, per essere all’altezza di feste e veglioni, mi conviene dare la priorità ai miei bisogni. Perché le vacanze, che pure come dice la parola stessa sarebbero una vacatio da tutte le attività che di solito ci stressano, sono stressanti esse stesse. Vanno perciò usate come un periodo di recupero per prepararsi allo stress del ritorno alla vita di sempre, nel nuovo anno.
Secondo il Censis, l’81% degli italiani del 2023 dedicano molta più cura che in passato alla gestione del proprio stress. Questo nonostante siamo presentati come «sonnambuli», cioè sostanzialmente dei perenni addormentati. Appena quattro anni fa eravamo ugualmente stressati, ma non per sonnambulismo bensì per «furore di vivere». Che le acque siano tranquille o agitate, insomma, lo stress non perdona. L’Organizzazione mondiale della Sanità dice addirittura che è un’epidemia: in Italia ne soffrirebbero nove persone su dieci.
Eppure lo stress, un’altra invenzione del Novecento, definiva in origine una reazione umana abbastanza normale, e persino benefica, a una difficoltà, a un pericolo, a un impegno. Una forma di adattamento, appresa nella nostra storia evolutiva, al cambiamento, a qualsiasi situazione anomala ci si presenti davanti (prima di chiamarsi stress si chiamava infatti SGA, Sindrome Generale di Adattamento). La sua funzione è di accendere in noi una modalità del genere fight or flight, combatti o fuggi. Il classico esempio è quello dell’uomo primitivo che incontra il leone: prenderà a sudare, gli si accelererà il battito cardiaco, gli verrà la tremarella, e poi fuggirà (solo i valorosi e i disperati combattono). Se non ci fosse stato lo stress ad avvisarlo di fare qualcosa al più presto, quel nostro antenato sarebbe stato carne per leoni, e noi non saremmo arrivati fin qui.
Il problema è che nella vita di oggi, che pure ci appare così stressante, non incontriamo più leoni ma fattispecie molto più banali: un esame all’università o una interrogazione a scuola, una scadenza sul lavoro, una serata difficile, un momento di tristezza. Tutte cose di fronte alle quali l’alternativa della fuga non dovrebbe essere un’opzione. Primo perché è il mestiere di vivere. Secondo perché lo stesso problema lo incontreremo ancora, e se fuggiamo una volta fuggiremo sempre.
E invece lo stress ha acquisito lo status ufficiale di «sindrome». Finisce spesso anche sui certificati medici. È una diagnosi che richiede una terapia, e che le assicurazioni riconoscono. Giustifica molte fughe dall’impegno, dal sacrificio, dalla fatica. Anzi, scusate ma devo lasciarvi. Questo fatto di scrivere una rubrica ogni settimana mi genera uno stress insopportabile.
SECONDO IL CENSIS, L’81% DEGLI ITALIANI DEDICA MOLTA PIÙ CURA DI UN TEMPO A QUESTO TEMA. LE VACANZE? UNO DEI PERIODI PIÙ A RISCHIO