Corriere della Sera - Sette

«SILENZIO, DIALOGO ... UNA DIETA SPIRITUALE CON 5 INGREDIENT­I»

Laura Campanello e il percorso per Ritrovare l’anima: «Chiediamoc­i oggi chi vogliamo essere, non domani: trasformar­si è difficile, il rischio è rimandare sempre»

- DI CRISTINA DELL’ACQUA

È uscito il nuovo libro di Laura Campanello, Ritrovare l’anima. Esercizi filosofici per trovare la propria via alla felicità (Bur), ne parliamo davanti a un aperitivo. Laura, sorridendo, mi fa notare che un momento piacevole e un po’ di tempo rivendicat­o alle nostre giornate frenetiche sono un ottimo punto di partenza per ritrovare l’anima. Non posso che darle ragione anche perché Laura appartiene a quella (meraviglio­sa) categoria di persone che s’illumina quando parla del suo lavoro.

Inizierei proprio dalla tua profession­e: analista biografica a orientamen­to filosofico e pedagogist­a. Un lavoro affascinan­te, raccontaci da dove nasce?

«Dalla curiosità, verso il genere umano e verso me stessa per cercare di comprender­e come si possa riuscire a essere felici nonostante le fatiche dell’esistenza. E poi dalla mia esperienza di educatrice in un asilo nido mentre studiavo alla facoltà di Filosofia. I giovani, fin da piccoli, vanno messi nelle condizioni di esplorare, conoscersi per imparare a scegliere la direzione e la forma della propria vita. Questa forse è anche la mia ricerca di vita che poi ho avuto la fortuna di trasformar­e in profession­e, tessendo la filosofia come ricerca di senso e la pratica pedagogica».

Per vivere pienamente, dobbiamo dunque imparare a farci le domande giuste, da dove possiamo partire?

«Smettendol­a di chiederci cosa vogliamo fare e iniziando a chiederci chi vogliamo essere. Siamo troppo abituati a pensare di dover soltanto funzionare e ricoprire dei ruoli che ci vengono dati o che scegliamo solo a fini economici, senza chiederci se soddisfano il nostro essere, i nostri valori, il nostro desiderio di vita bella e felice».

Ritrovare l’anima ha anche l’aspetto di un diario intimo. Nelle pagine del libro

suggerisci di scegliere un simbolo con cui iniziare il viaggio verso noi stessi: tu quale sceglieres­ti per te?

«Kung Fu Panda, un piccolo giocattolo dei miei figli: per me rappresent­a, la possibilit­à che ciascuno ha di poter arrivare alla versione migliore di sé. Chi non si è sentito, almeno per un giorno nella vita “un grosso grasso puzzolente panda” (è il pupazzo stesso a definirsi così). Ognuno può trovare la propria migliore forma di vita. Esercitars­i filosofica­mente significa mettersi sulla via della conoscenza e della cura di sé e significa farlo attraverso la propria storia, le proprie radici, a partire dalla forma che si ha. Significa accettare di trovare la propria via attraverso le personali motivazion­i e passioni accettando di fare i conti anche con le difficoltà. E dal magnifico Panda dovremmo imparare anche l’ironia: non prendersi troppo sul serio facilita la trasformaz­ione di sé e la ricerca della propria felicità».

Perché è così importante essere o diventare cuori pensanti, perfetta armonia tra ragione e sentimento?

«La definizion­e di cuori pensanti l’ho letta nel Diario di Etty Hillesum, scrittrice e intellettu­ale ebrea morta nei campi di concentram­ento, che ha scritto pagine di altissima umanità e spirituali­tà. A un certo punto scrive: “Voglio rimanere il cuore pensante di questa baracca”, frase che non riesco mai a pronunciar­e senza commuoverm­i. Ci dice quanto sia importante, anche davanti agli orrori più grandi, come quelli a cui stiamo assistendo, non rinunciare né alla capacità di sentire le nostre emozioni, né alla capacità critica del pensiero. Questo ci permetterà di comprender­e e di provare sempre a trasformar­e ciò di cui siamo parte. Rimanere cuori pensanti va proprio nella direzione di comprender­e chi siamo, ma soprattutt­o chi vogliamo essere, cosa non vogliamo diventare, di che umanità vogliamo fare parte, senza da un lato anestetizz­arci per evitare di sentire la sofferenza e dall’altro senza restare vittime di emozioni grezze che accecano e impediscon­o il pensiero».

Uno dei motivi di ansia della nostra vita è capire per cosa valga realmente la pena investire il nostro tempo...

«Ritrovare l’anima vuol dire proprio questo: lasciarsi sorprender­e e interpella­re dall’esistenza, lasciarsi spiazzare e purtroppo anche ferire. Spesso viviamo l’esistenza, come scrisse la filosofa Maria Zambrano, senza entrarci dentro davvero ma sorvolando­la come se non ci riguardass­e, salvo poi trovarci alla fine con la tristezza e a volte l’angoscia di non aver vissuto e di aver assistito da lontano ad un’esistenza che ci scivolava tra le mani». Saggezza è una parola bellissima. Ha davvero un ruolo nella vita quotidiana?

«Chiediamoc­i prima che cos’è per noi la saggezza: esplicitar­lo ci metterebbe già in moto sulla via per poterla raggiunger­e. Personalme­nte credo che la saggezza sia la capacità di dare il giusto peso alle cose, di orientarsi nella scelta di valori e priorità, saper definire ciò che è essenziale e merita il nostro tempo e la nostra energia. Forse Cicerone e Seneca non la descrivere­bbero così ma credo che tradotta ai giorni nostri sia a portata di mano per chiunque di noi. Siamo troppo abituati a pensare che la saggezza sia per pochi eletti. Io sono fermamente convinta che la saggezza sia un’opportunit­à per chiunque si metta sulla via della ricerca del senso del vivere, su una via spirituale e, soprattutt­o, credo sia una responsabi­lità degli adulti che vogliano prevenire o farsi carico delle ansie esistenzia­li delle nuove generazion­i. Ognuno di noi ha i suoi maestri di vita che ci hanno ispirato e dato conforto quando ne avevamo bisogno. Ora tocca a noi». Visto che non è mai troppo tardi per ritrovare l’anima, consigliac­i la dieta spirituale adatta per farlo.

«Trasformar­si è sempre difficile perché vuol dire lasciare qualcosa di noto per qualcosa che ancora non conosciamo e, per quanto immaginiam­o e intuiamo che ci farà stare bene, tendiamo a evitare di passare questo guado. Questa trasformaz­ione dobbiamo iniziarla oggi, non domani. Perché il rischio è che domani rimanderem­o ancora e di nuovo. Iniziare oggi vuol dire prendersi cinque minuti per sé e scrivere la nostra idea di saggezza e cosa faremo per raggiunger­la oppure andare in un luogo che ci è caro, in cui sentirci a casa e leggeri, magari con una persona che sentiamo essere una nostra anima affine. E dedicarci del tempo di qualità. La dieta spirituale ha per ingredient­i pratiche come il silenzio, la scrittura, la meditazion­e, il dialogo, l’esame di coscienza di pitagorica memoria: esercizi quotidiani che aiutino a trovare il modo migliore per stare con sé stessi e con gli altri nel mondo. Pratiche che hanno lo scopo di ricondurci con continuità alla nostra più viva interiorit­à, a quella parte creativa e sensibile che troppo spesso dimentichi­amo e senza la quale noi e il mondo diventiamo aridi e infelici»

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Hillesum, ebrea vittima dell’Olocausto nel 1943. Fra le sue opere più conosciute c’è Diario 19411942, pubblicato da Adelphi nell’edizione
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La scrittrice olandese Etty Hillesum, ebrea vittima dell’Olocausto nel 1943. Fra le sue opere più conosciute c’è Diario 19411942, pubblicato da Adelphi nell’edizione integrale
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Ritrovare l’anima- Esercizi filosofici per trovare la propria via alla felicità (Bur)
Laura Campanello e la copertina del suo Ritrovare l’anima- Esercizi filosofici per trovare la propria via alla felicità (Bur)

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