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TENNIS, CALCIO, SCI... ORA STA PER «IMBATTIBILE»
Da quando ingiocabile significa «imbattibile»? O meglio: da quando si è smesso di dire imbattibile e al suo posto si è cominciato a usare – a proposito di persone o di squadre – l’aggettivo ingiocabile? Il dubbio mi è sorto nei giorni dell’epopea tennistica di Jannik Sinner, quando – in occasione dell’unica sconfitta subita dal nostro campione tra finali ATP e Coppa Davis – ho sentito appunto definire il suo avversario Novak Djokovic come «ingiocabile». Il che, peraltro, è valso per quella partita, ma non per le successive. Ma non è questo il punto. Il punto è che finora non mi ero mai accorto di quest’uso. E invece è bastato guardarsi un attimo intorno per ritrovarlo non solo nel tennis, ma anche negli sport invernali («Salto con gli sci – Stefan Kraft ingiocabile a Ruka»), nell’automobilismo («Formula 3: GP Macao, Qualifiche 1 – Gabriele Minì, ingiocabile per tutti»), nel biliardo «English Open – O’ Sullivan rapido, sbrigativo, spettacolare, ingiocabile!») e ovviamente nel calcio («Dionisi: “Inter? La migliore, sembra ingiocabile”»; «Milan-PSG 2-1, le pagelle: Leao ingiocabile»).
In effetti, l’ultima edizione dello Zingarelli lo riporta alla voce ingiocabile come ultimo significato. I primi due vengono indicati come propri dello sport (rispettivamente «che non consente il corretto svolgimento del gioco» e «che è impossibile o difficile da giocare»); quest’ultimo viene etichettato come gergale: «Detto di chi è meglio evitare in quanto considerato troppo forte». Secondo lo Zingarelli, la forma ingiocabile sarebbe attestata già dal 1958; ma la domanda torna ugualmente: da quando si usa in quell’ultima accezione? Una ricerca nell’archivio di Twitter permette di risalire per il tennis al gennaio 2009 («Federer è ingiocabile» si legge nel commento di un’utente). Il che vorrebbe dire comunque quasi quindici anni fa; anche se la sensazione è che l’uso si sia fatto più frequente soprattutto negli ultimi tempi.
La verità è che anche questo significato è molto più vecchio. Per rendersene conto, basta leggere la documentatissima voce ingiocabile redatta da Luca Palombo nell’Archivio per il vocabolario storico italiano del 2021. Si scopre così che nel tennis l’aggettivo è usato già dal 1979 a proposito «di colpo o servizio di difficile lettura, imprendibile» («Borg replica con due aces e una prima palla ingiocabile»). E sempre nel tennis è detto fin dal 1993 di «avversario difficile da affrontare, contro cui non si può vincere» («Edberg, che le divinità della pioggia hanno probabilmente salvato da una crudele punizione contro un Medvedev ingiocabile»: Andrij e non Danil) .In entrambi i significati si tratta con ogni probabilità di un calco dall’inglese unplayable, che per un colpo imprendibile circola già dal 1926; per qualcuno imbattibile dal 1950.
NON MI ERO ACCORTO DEL CAMBIO IN CORSA DI SIGNIFICATO. EPPURE SI USA GIÀ DA TRENT’ANNI