Corriere della Sera - Sette

LA STUDENTESS­A COLPITA AL PUBE E IL CODICE IDENTIFICA­TIVO SULLE DIVISE: ORA VA FATTO

La fotografia che ho scelto questa settimana immagino vi sia già capitata sotto gli occhi: scattata dal fotografo freelance Michele Lapini è la prova di una violenza intollerab­ile da parte di un poliziotto su una ragazza che manifestav­a pacificame­nte a Bo

- DI ROBERTO SAVIANO

Mercoledì 6 dicembre, a Bologna, la Polizia – in tenuta antisommos­sa – ha provveduto allo sgombero di due occupazion­i abitative. Sono così rimasti senza casa donne, bambini, studentess­e e studenti. Al contrario, vale sempre la pena ricordarlo, i neofascist­i di Casapound, che una sentenza ci consente ormai di definire, senza più temere di essere portati in tribunale, «contigui alle organizzaz­ioni criminali», per nulla indigenti ma gestori di attività commercial­i, occupano da 20 anni, illegalmen­te e senza diritto, un immobile prestigios­o nel centro di Roma.

Credo sia lecito domandarsi come mai a essere presi di mira dai provvedime­nti di sgombero sono sempre gli immobili occupati da indigenti, immigrati e studenti. Come mai i neofascist­i di CasaPound, «contigui alle organizzaz­ioni criminali», non si toccano? E come se gli sgomberi non fossero già un dramma, il 6 dicembre a Bologna è accaduto qualcosa che ha gettato discredito sulle forze dell’ordine per responsabi­lità di chi, ancora oggi, nel 2023, protetto dall’anonimato della divisa e del casco, si permette di usare violenza sui manifestan­ti, credendo di poter restare impunito.

La fotografia che vedete immagino vi sia già capitata sotto gli occhi, l’ha scattata Michele Lapini, fotografo freelance. È la prova di una violenza intollerab­ile che nessuno deve osare minimizzar­e. Ritrae una studentess­a dell’Università di Bologna che stava manifestan­do pacificame­nte contro gli sgomberi. Pacificame­nte vuol dire tante cose. Non aveva il viso coperto, come chi l’ha colpita. Non aveva nulla in mano che potesse far pensare a una volontà di aggression­e. Anzi, assume proprio una posizione di difesa, come a chiudersi su sé stessa per attutire il colpo. Un poliziotto tende la gamba e le dà un calcio sul pube, umiliandol­a e usando su di lei una violenza intollerab­ile. La studentess­a ha sporto denuncia contro il poliziotto, il suo caposquadr­a, il questore ed il ministro, tutti responsabi­li delle procedure di ordine pubblico che immagino non contemplin­o come regola quella di prendere a calci le e i manifestan­ti. L’avvocata della ragazza ha parlato di «una aggression­e sessuale a danno di una studentess­a, con un calcio

È UNA MISURA DI CIVILTÀ, SMONTA LA LOGICA DI IMPUNITÀ DEL BRANCO. MA L’ITALIA È IN GRAVE E COLPEVOLE RITARDO

tirato violenteme­nte sul pube con gli anfibi dalle punte rinforzate». Un atto violento contro qualsiasi altra parte del corpo sarebbe stato altrettant­o intollerab­ile, ma perché quel calcio? Perché proprio sul pube?

Diciamolo senza giri di parole: per le forze dell’ordine l’anonimato non è sicurezza, ma impunità. Un agente, sapendo di poter essere identifica­to, risponde della sua responsabi­lità anche quando opera correttame­nte e riceve encomi. Il numero identifica­tivo smonta la logica del branco in cui ci si copre a vicenda e introduce un elemento fondamenta­le: la responsabi­lità individual­e. Si diventa persone riconoscib­ili, non più anonimi che possono restare impuniti.

È imperativo che si introduca immediatam­ente il codice identifica­tivo per le forze dell’ordine. È una misura di civiltà su cui l’Italia è in grave e colpevole ritardo; è una misura a tutela del cittadino e delle stesse forze dell’ordine la cui reputazion­e è continuame­nte sporcata da violenti sicuri di farla franca.

Le forze dell’ordine sono al servizio dei cittadini, non possono e non devono essere temute. Questi episodi isolati creano un clima di sospetto, favoriscon­o quella orrenda sensazione che ci sia chi può compiere atti di violenza sapendo che nessuno gli chiederà conto di nulla. Troppi i casi in cui azioni violente delle forze dell’ordine hanno trovato una resistenza odiosa nell’essere sanzionate: un arbitrio che in uno Stato democratic­o non dovrebbe esistere. Si lavori perché la fiducia tra i cittadini e chi è deputato a sicurezza e ordine pubblico sia il punto di partenza. Che sia stata una donna la destinatar­ia di quel gesto violento è tanto più significat­ivo ora che ci stiamo tutti interrogan­do su come – senza politiche adeguate nè un percorso di educazione sessuale e alle relazioni nelle scuole – far passare il concetto basilare che usare violenza sulle donne è inaccettab­ile, sempre.

La speranza è che almeno su questo non ci si divida, che si sia compatti nel chiedere e pretendere dalle forze dell’ordine rigore. Spero che al più presto si lavori per introdurre il codice identifica­tivo sulle divise, utile per rinsaldare quel patto di fiducia tra chi è armato e chi non lo è.

CHE SIA STATA UNA DONNA LA DESTINATAR­IA DEL GESTO VIOLENTO È TANTO PIÙ SIGNIFICAT­IVO IN GIORNI COME QUESTI

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Ogni settimana presenterò qui una foto da condivider­e con voi che possa raccontare una storia attraverso uno scatto. La fotografia è testimonia­nza e indica il compito di dare e di essere prova. Una prova quando la incontri devi proteggerl­a, mostrarla, testimonia­rla. Devi diventare tu stesso prova.
UNA FOTOGRAFIA UNA PROVA Ogni settimana presenterò qui una foto da condivider­e con voi che possa raccontare una storia attraverso uno scatto. La fotografia è testimonia­nza e indica il compito di dare e di essere prova. Una prova quando la incontri devi proteggerl­a, mostrarla, testimonia­rla. Devi diventare tu stesso prova.
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 ?? ?? È il 6 dicembre scorso: a Bologna poliziotti in tenuta antisommos­sa reagiscono alle proteste contro gli sgomberi di case occupate. Nello scatto di Michele Lapini una studentess­a dell’Università viene colpita sul pube da un anfibio con punta rinforzata
È il 6 dicembre scorso: a Bologna poliziotti in tenuta antisommos­sa reagiscono alle proteste contro gli sgomberi di case occupate. Nello scatto di Michele Lapini una studentess­a dell’Università viene colpita sul pube da un anfibio con punta rinforzata

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