Corriere della Sera - Sette

«LE MONARCHIE RESISTERAN­NO (MERITO ANCHE DI NAPOLEONE)»

Lo storico Cardini: «Lui riuscì a laicizzare la politica senza rompere completame­nte con la tradizione cristiana. Ricordate Sean Connery? Era un convinto nazionalis­ta scozzese ma si dichiarava fedele alla regina Elisabetta»

- DI ANTONIO CARIOTI

Oggi le monarchie non possono più confidare nella credenza che il potere dei re derivi da Dio, ma Franco Cardini, storico medievista, ritiene che possano reggere anche di fronte alle sfide del XXI secolo. «Le dinastie che sono sopravviss­ute alle scosse rivoluzion­arie e alle guerre mondiali» sostiene «mi sembrano abbastanza solide, perché in genere possono contare su un diffuso affetto popolare e anche su una residua, sia pur vaga, aura di sacralità».

Come nasce l’idea che l’autorità dei sovrani discenda da un diritto divino?

«Deriva dal modo in cui si afferma il cristianes­imo nell’Impero romano, senza rovesciare le istituzion­i, ma in un reciproco adattament­o, per cui viene mantenuta, sia pure in forma differente, la consideraz­ione di un rapporto privilegia­to tra il sovrano e la sfera del sovrannatu­rale. Viene superato il culto rivolto alla persona dell’imperatore, che dopo la morte era assunto per apoteosi tra le divinità pagane, ma s’introduce il rito cristianis­simo, perché biblico, dell’unzione, che si ricollega alla tradizione dei re d’Israele. In questo modo l’imperatore cristiano diventa una sorta di rappresent­ante di Dio in Terra».

Ma poi nel Medioevo sorgono i diversi regni e tutti i monarchi pretendono di regnare per diritto divino.

«Nell’Europa occidental­e si verifica una sorta di gemmazione. Si afferma il Sacro Romano Impero, che si riallaccia indirettam­ente alla succession­e dei Cesari, ma anche sul piano religioso alla tradizione biblica. Ed è per molti versi l’autorità imperiale che legittima gli altri monarchi. Il regno di Francia è una filiazione dell’Impero di Carlo Magno. Il re d’Inghilterr­a è un vassallo del re di Francia. Ancora nel XII secolo l’imperatore Federico Barbarossa chiama gli altri monarchi europei reguli provinciar­um, piccoli re delle province». Quando termina questo stato di subalterni­tà?

«Una svolta importante si verifica con Filippo IV di Francia, detto il Bello, che regna tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo. I giuristi di corte affermano allora che il re non riconosce alcuna autorità al di sopra di sé e dispone quindi di un potere assoluto sul suo territorio».

È la rivoluzion­e francese che supera questa idea dell’investitur­a divina?

«Sì, ma non bisogna dimenticar­e che poi sopravvien­e Napoleone, il quale è un laicizzato­re della politica, ma non rompe completame­nte con la tradizione cristiana. Fa benedire la corona imperiale prima di porsela in capo. E dice “Dio me l’ha data, guai a chi la tocca”, attribuend­o dunque una derivazion­e divina al suo potere».

Insomma, la sovranità regale si collega sempre a un fattore religioso.

«Anche i Savoia, che pure avevano detronizza­to il papa dallo Stato pontificio, si proclamava­no re “per grazia di Dio e per volontà della nazione”. Tuttora il re d’Inghilterr­a è il capo della Chiesa anglicana. Persino nelle monarchie dei Paesi scandinavi si è salvato un residuo religioso connaturat­o all’idea della regalità. E l’imperatore giapponese resta per molti versi una figura sacrale, nonostante abbia rinunciato all’attributo dell’origine divina».

Che futuro può avere l’istituto monarchico, ormai sostanzial­mente spogliato della sua discendenz­a divina?

«Posso essere smentito, ma io credo che nel complesso abbia retto all’urto della modernità e non sia destinato a sparire, di certo non in tempi brevi. In Gran Bretagna per esempio l’affezione popolare verso la monarchia mi sembra sempre forte. Diverso forse è il caso della Spagna, dove esistono forti tendenze repubblica­ne. Quanto ai Paesi nordici, allorché mi capita di visitarli, noto che anche nelle case private è frequente vedere appesi ai muri i ritratti dei sovrani».

Dove risiede la forza della monarchia?

«Credo che sia percepita generalmen­te come una garanzia di continuità dello Stato, che tiene al riparo da cambiament­o troppo bruschi. Del resto alcuni argomenti tradiziona­li contro l’istituto monarchico si sono indeboliti. Il rischio che salga al trono un individuo inadeguato non è poi così grave in un regime costituzio­nale dotato di salde istituzion­i. E anche i costi non sono troppo onerosi. Ho letto che quelli della corte britannica sono paragonabi­li, se non inferiori a quelli del nostro apparato quirinaliz­io».

Il fatto che i mass media ci raccontino tutto dei reali, a partire dalle loro debolezze umane, non è destabiliz­zante?

«Ho l’impression­e che questo dubbio derivi da un residuo di moralismo ormai fuori tempo. Nell’attuale società dell’immagine la visibilità finisce per essere un valore in sé, anche se finiscono in mostra comportame­nti che si possono considerar­e poco dignitosi. Il fatto stesso di apparire moltiplica la popolarità dei personaggi. Io pensavo per esempio che in Gran Bretagna Carlo III si trovasse in difficoltà, che potesse apparire goffo e ridicolo nel difficile compito di succedere a una sovrana molto stimata come Elisabetta II. Per giunta il suo nome non porta molta fortuna visto che Carlo I fu decapitato nel 1649 e anche Carlo II ebbe un regno piuttosto tempestoso. Ma direi che finora se l’è cavata abbastanza bene, si è adattato al ruolo, anche se non si può dire che brilli di luce propria».

La Spagna e la Gran Bretagna sono interessat­e da tendenze secessioni­ste. Il fatto che siano monarchie può aiutarle a evitare spaccature traumatich­e?

«Nel complesso credo di sì. Ricordo per esempio che l’attore Sean Connery, convinto nazionalis­ta scozzese, si diceva fedele a Elisabetta II in quanto regina anche di Scozia. Regno Unito e Spagna sono Stati che discendono da grandi imperi, ma le situazioni mi paiono diverse. In Gran Bretagna le spinte centrifugh­e della Scozia puntano soprattutt­o a superare il predominio di Londra, ma salvando l’istituzion­e monarchica. Invece in Spagna l’indipenden­tismo catalano e quello basco hanno una forte caratteriz­zazione repubblica­na, memore della guerra civile combattuta fra il 1936 e il 1939».

Quindi Madrid rischia di più?

«Rispetto alla Gran Bretagna certamente sì, anche se bisogna riconoscer­e che il re Juan Carlos, nella fase di transizion­e dalla dittatura alla democrazia, si è mosso in modo accorto, favorendo il riconoscim­ento delle autonomie e quindi la regionaliz­zazione degli indipenden­tismi. Il superament­o del rigido centralism­o imposto da Francisco Franco ha legittimat­o la monarchia anche agli occhi di chi aspirava alla secessione».

Però la sinistra spagnola ha tradiziona­lmente una posizione repubblica­na.

«È vero, ma Juan Carlos e Felipe VI sono stati abili nell’assistere senza reagire all’antifranch­ismo postumo che si è manifestat­o da alcuni anni a questa parte, con varie iniziative volte a cancellare i residui simbolici della dittatura e a rievocarne i crimini. Questo silenzio dei Borbone ha deluso molti a destra, che lo giudicano un segno d’ingratitud­ine verso Franco, che in fondo ha restaurato la monarchia spagnola, ma è stato di converso apprezzato a sinistra».

E il fatto che sul trono di Spagna salirà una donna può creare dei problemi?

«Direi di no. La società conserva alcuni residui di maschilism­o, ma le donne hanno fatto molti passi avanti. E oserei dire che in Spagna il femminismo non ha sacrificat­o la femminilit­à. Quindi credo che il Paese sia sicurament­e maturo per un passo del genere».

 ?? ?? Lo storico medievista Franco Cardini, 83 anni
Lo storico medievista Franco Cardini, 83 anni
 ?? ?? NORVEGIA La casata di Harold
Bellachiom­a
NORVEGIA La casata di Harold Bellachiom­a
 ?? ?? GRAN BRETAGNA La casata dei
Windsor
GRAN BRETAGNA La casata dei Windsor
 ?? ?? OLANDA La casata di Orange-Nassau
OLANDA La casata di Orange-Nassau
 ?? ?? BELGIO I SassoniaCo­burgo-Gotha
BELGIO I SassoniaCo­burgo-Gotha
 ?? ?? SPAGNA Lo stemma dei
Borbone
SPAGNA Lo stemma dei Borbone
 ?? ?? DANIMARCA La casata di Glöcksburg
DANIMARCA La casata di Glöcksburg
 ?? ?? SVEZIA La Casa di Bernadotte
SVEZIA La Casa di Bernadotte

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