IL “CACCIATORE DI DONNE” DELL’OREGON
Aspetto pacioso e rassicurante, John Ackroyd “vigilava” sulla Highway-20: lì per anni tese le sue trappole mortali ad almeno 7 persone
La Highway 20 taglia per più di settecento chilometri gli Stati Uniti da un capo – Boston - all’altro, Newport. John Ackroyd ci lavorava con un paio di mansioni principali: occuparsi della manutenzione di un tratto della strada che passava per la sua città natale, Sweet Home (Dolce Casa), e dare una mano agli automobilisti che si fossero eventualmente trovati in difficoltà: un’auto in panne tra Dolce Casa e le decine di miglia che la separano dagli abitati più vicini, come Lebanon, poteva significare trascorrere la notte abbracciati dal buio gelido delle foreste innevate. Poteva anche andare peggio ma, fino alla fine degli Anni 70, nessuno lo sapeva. Anzi: chi meglio di un impiegato della strada statale, per farsi soccorrere?
I SEGRETI
Al di là della riservatezza e di una sensazione superficiale di innocuità, John non era un ragazzo così quieto come teneva a dimostrare. I suoi compagni di giochi, col senno del poi, rammentarono certe abitudini inquietanti: dare fuoco ai conigli che vivevano nei pressi della fermata dell’autobus per la scuola, seviziare cagnolini, tagliare le code agli scoiattoli. Terminata la scuola con valutazioni che lambivano il ritardo patologico di apprendimento, nel mondo degli adulti Ackroyd sembrava essersi ritagliato un posticino di rispetto, pur nell’anonimato di quella working class allergica ai progetti mirabolanti. Tutto questo anche grazie al suo aspetto pacioso e rassicurante. Tuttavia, era stato cacciato dall’esercito dopo essersi appropriato di suppellettili in una base tedesca. Nel suo dossier, ignoto alla società civile prima dell’arresto, compariva pure un’accusa di vendita di stupefacenti. Tornato in patria, ottenne un impiego statale di basso profilo, gradito a pochi. A John invece piaceva perlustrare quella distesa di asfalto in mezzo alla natura e
al ghiaccio degli inverni.
Noelle Crombie è una giornalista di The Oregonian e ottenne l’accesso agli atti di indagine sul caso John Ackroyd per scoprire che, ancor prima che la Highway 20 iniziasse a inghiottire vite di giovani donne, una ragazza aveva denunciato di essere stata violentata da lui. Si chiamava Marlene, una sera fece l’autostop mentre il consorte si attardava in un locale. Ackroyd la raccolse e la aggredì. I detective diedero credito alla versione del carnefice, secondo cui si era trattato di un rapporto consensuale. «Eppure ero madre da poco, ma ero una donna e non ero bianca», commenta laconicamente oggi, che di anni ne ha quasi settanta ed è una delle protagoniste di Highway 20 – Il mistero delle donne scomparse sulla piattaforma Discovery+, una produzione di Octavia Spencer, premio Oscar come migliore attrice non protagonista in The Help nel 2012. Fosse stata creduta, la piccola comunità della zona avrebbe saputo delle inclinazioni criminali di John Ackroyd, invece di lasciarlo “cacciare” indisturbato. John sposò Linda Pickle e la portò a vivere a Santiam Junction, che non è neppure un paesello ma prende il nome dall’incrocio della mitica “20” con un’altra statale. Là si vive in bungalow e casette prefabbricate. Divenne patrigno di Rachanda e Byron Pickle e così cominciò un’esistenza fatta di violenze e solitudine. Quando i ragazzi facevano qualcosa di sbagliato lui li picchiava con una racchetta che si era costruito appositamente. Diventata adolescente, Rachanda cambiò carattere: da sorridente ed estroversa, divenne ombrosa e malinconica. Alle amiche confidava di non voler più stare a casa. Il 10 luglio 1990, la ragazza uscì e non lasciò un biglietto, come d’abitudine, per avvertire dei suoi spostamenti. Il patrigno era stato l’ultimo a vederla e, guarda caso, si era preso una giornata di permesso perché, a suo dire, mancava del materiale per finire un lavoro. Una bugia solenne. Nessuno accusò John per la sparizione di Rachanda, che venne cercata per mesi da un piccolo esercito di un centinaio tra agenti, forestali, amici e volontari. Indispettito dai dubbi sul suo conto, l’uomo divorziò e tornò a vivere con la madre a Dolce Casa.
Eppure, un anno dopo la vicenda della donna violentata e quasi quindici anni prima del mistero di Rachanda, un altro allarme rosso era scattato, invano. La vigilia di Natale del 1978 una appassionata runner, Kaye Turner, era uscita per farsi la sua corsetta a Camp Sherman e non aveva fatto ritorno. Durante le ricerche, era risultato che Ackroyd fosse passato di lì con il suo pick-up, in un orario compatibile con la scomparsa. Sentito, aveva messo a verbale di averla vista correre a lato strada. Venne lasciato andare. L’estate successiva, quando gli amici della donna offrirono una ricompensa di mille dollari in cambio di notizie sul suo conto, John fece ritrovare il corpo di Kaye nella boscaglia, fingendo di essersi imbattuto per caso nei resti. Gli investigatori finalmente sottoposero al poligrafo e Ackroyd fallì il test. Ammise di aver toccato il cadavere già in inverno, mesi prima di avvisare le autorità: una dichiarazione non credibile, giacché era caduto un metro di neve dopo Natale e il corpo non poteva essere visibile.
UN FINTO ALIBI
Nel 1992, finalmente, Akroyd venne fermato per l’omicidio di Kaye Turner e solo perché la polizia riaprì il caso riesaminando i reperti e un’amica confessò di aver mentito per fornire un alibi a John e al suo ex marito Roger Dale Beck, pure lui implicato e condannato. Quello che pareva un finale, l’ergastolo per entrambi nel 1993, fu però il principio dell’orrore. Melissa Sanders e Sheila Swanson, due teenager con tanta voglia di divertirsi in libertà, sparirono due settimane prima del fermo di Ackroyd, mentre andavano in campeggio in direzione Newport. Vent’anni dopo, mentre scontava la pena nell’Oregon State Penitentiary, il procuratore lo accusò anche dell’omicidio della figliastra, Rachanda. In cambio di un accordo con cui rinunciava all’appello e alla condizionale, Ackroyd si prese un altro fine pena mai senza dover ammettere l’assassinio, né far scoprire il cadavere. Lo Stato lo incriminò anche per la morte di Melissa e Sheila ma il processo non fu mai celebrato perché lo trovarono morto di infarto in cella, a sessantasette anni, nel 2016. Non si sa quante altre donne Ackroyd possa aver ammazzato. In tutto, forse, sette. Octavia Spencer sottolinea, tra i tanti, un dettaglio gelido come le foreste di Dolce Casa: il pick-up su cui Marlene era stata caricata aveva la portiera del lato passeggero modificata, per non potersi aprire dall’interno. Lo stesso stratagemma usato da Ted Bundy.