Quando Marshall si appellò agli americani: «Risparmiate sui viveri, aiutiamo l’Europa»
Il segretario di Stato Usa alla radio ha spronato i concittadini a «stringere la cintola». Per approvare il piano di aiuti di emergenza, avrebbe voluto la convocazione rapida di una sessione straordinaria del Congresso. Ma il Presidente Truman vuole invec
Il segretario di Stato Marshall ha lanciato ieri sera alla radio un appello agli Americani invitandoli a «stringere la cintola» per risparmiare viveri onde poter salvare l’Europa dal collasso. Marshall ha dichiarato che i viveri costituiscono un fattore vitale della politica estera americana perché soltanto procurando ai Paesi europei il necessario sostentamento si possono evitare le disastrose conseguenze di un collasso che travolgerebbe anche gli Stati Uniti.
Gli avvenimenti di questa settimana hanno delineato in maniera abbastanza precisa alcuni degli elementi della situazione per quel che riguarda il programma di aiuti di emergenza all’Europa durante i prossimi mesi invernali, programma che rimane il problema politico numero uno del Presidente Truman. È apparso chiaro anzitutto che il Presidente, pur riaffermando in modo inequivocabile la necessità di tale programma, ha adottato la tattica di riversare la responsabilità della decisione finale sopra gli stessi leaders repubblicani.
Non sono mancati i critici a tale atteggiamento di Truman che viene definito, secondo una espressione del gergo politico locale, come un tentativo di «passare il secchio» ai repubblicani. Possiamo anche confermare che il primo di tali critici è stato proprio il segretario di Stato Marshall che, a nome dell’intero Dipartimento di Stato, aveva chiesto una presa di posizione più audace, e cioè la convocazione rapida di una sessione straordinaria del Congresso.
Truman vuole arrivare anche lui alla sessione straordinaria, ma vuole che siano gli stessi leaders repubblicani a proporla come unica via di uscita.
(...) La manovra di Truman sembra avere già ottenuto un successo iniziale per quel che riguarda l’opinione dei principali leaders repubblicani. Perfino Taft, che è il più deciso critico della politica estera di Truman, ha dichiarato che egli non si oppone all’idea di un aiuto di emergenza all’Europa.
(...) Il problema fondamentale sarà quello di decidere quale via si debba seguire per concedere la famosa somma di 586 milioni di dollari proposta da Truman come indispensabile per mantenere l’Europa occidentale in piedi durante l’inverno. (...) il problema sarebbe risolto anche senza dovere fare votare dal Congresso nuove somme. Infatti la Export-Import Bank ha ancora liberi ottocento milioni di dollari ela Commodity Credit Corporation dispone di un capitale di un miliardo e mezzo.
Un altro problema molto scottante è quello di sapere come questa somma di cinquecentottantasei milioni di dollari verrà ripartita tra i vari Paesi. Il Dipartimento di Stato non nasconde che, in sostanza, si tratterà soltanto della Francia e dell’Italia (...).