FIDUCIA ASSOLUTA NELLA RAGIONE SIAMO IMPERIALISTI? MA NO, È ILLUMINISMO
«L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole. Minorità è l’incapacità di servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro. Colpevole è questa minorità, se la sua causa non dipende da un difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi di essa senza essere guidati da un altro»: così Immanuel Kant definiva l’Illuminismo. Non è una sfida di poco conto, e non sorprende che il progetto dell’Illuminismo sia da sempre sotto attacco. Un’accusa diffusa, oggi, è quella di essere l’espressione di una mentalità coloniale e imperialista. L’Illuminismo spaccerebbe come verità universalmente valide per tutti quelle che sono le sue opinioni. Detto più brutalmente: noi occidentali (eredi di questi illuministi) abbiamo imposto agli altri le nostre convinzioni come se fossero le uniche giuste. Una pretesa ovviamente sbagliata, quando invece dovremmo imparare a comprendere le ragioni interne ad ogni civiltà, aprendoci alle differenze. Gli altri sono gli altri e vanno rispettati in quanto tali, senza voler imporre proprio nulla. Una tesi rispettabile, che però offre una descrizione deformante dell’Illuminismo e genera più problemi di quelli che risolve.
Riconoscere che ogni civiltà ha una sua storia e delle sue ragioni, e che per questo non può essere propriamente giudicata dall’esterno, da una ragione universalmente astratta, rischia di rendere impossibile qualunque forma di dialogo e confronto. Il relativismo – perché è di questo che stiamo parlando – troppo spesso si riduce a una versione filosofica della nota tesi per cui «ognuno è padrone a casa sua». Tutte le culture sono ugualmente legittime, e nessuno si può permettere di giudicare nessuno. È una tesi che non porta molto lontano. Perché siamo esseri in movimento, e dunque destinati a incontrarci e scontrarci. Così è stato nel passato, così è ora e così sarà. Il problema è quello di attrezzarci per questi incontri, che possono produrre esiti positivi o negativi. Ma se non abbiamo mezzi per confrontarci, come possiamo regolare le nostre differenze? La sfida dell’illuminismo è tutta qui.
Combattendo contro il giogo della tradizione (di verità che venivano considerate tali perché ereditate da una certa tradizione: è così perché abbiamo sempre fatto e pensato così), gli Illuministi hanno proposto un ragionamento alternativo, tanto semplice quanto incisivo: niente è valido a meno che non possa essere dimostrato sulla base di ragionamenti condivisibili da persone ragionevoli. Rifiuta l’idea che “tutte le opinioni sono ugualmente valide” (relativismo) ma non sostiene neppure che “solo la mia idea è giusta” (imperialismo): piuttosto ci ricorda che niente dovrebbe essere considerato valido a meno che non se ne dimostri la giustezza. Il punto determinante, in una parola, è la fiducia nella ragione umana, come strumento privilegiato per affrontare (e magari risolvere) i problemi.
L’Illuminismo non pretende di imporre le sue verità astratte su popolazioni oppresse. Propone di stabilire delle regole di confronto, considerandoci non come bambini bisognosi di una guida, bensì come degli adulti responsabili per le loro scelte. Convinto della forza della ragione, cerca di costruire un mondo in cui tutti possano partecipare, esprimendo le loro posizioni. E imparando ad ascoltare quelle degli altri.
L’ACCUSA DEFORMANTE A NOI OCCIDENTALI, EREDI DEL PENSIERO DI KANT, È DI IMPORRE AGLI ALTRI LE NOSTRE OPINIONI COME VERITÀ