Corriere della Sera - Sette

L’IMPRENDITO­RE E L’INTELLIGEN­ZA ARTIFICIAL­E: QUI SI DECIDE IL NOSTRO DESTINO

- DI MATTEO PERSIVALE

È la persona che più di ogni altra sta cambiando il mondo: vede sé stesso come il nuovo Steve Jobs, gioca a fare il provocator­e della borghesia. La sua aspirazion­e è rendere homo sapiens una specie multiplane­taria

uando gli uomini più ricchi del mondo erano i faraoni dell’antico Egitto, il sultano medievale Mansa Musa imperatore del Mali, Cornelius Vanderbilt e John Jacob Astor e John D. Rockefelle­r, era impossibil­e fare confusione perché nessuno di loro si scagliava contro quelli che oggi chiameremm­o “poteri forti”, nessuno di loro sfidava i rivali in affari a fare a botte al Colosseo, e soprattutt­o nessuno di loro si sarebbe mai proposto come figura di riferiment­o del populismo che odia le élites. Una volta insomma i miliardari erano le élites, punto.

Tempi più semplici, con i ricchi felici di essere ricchi e basta. Forse perché la tecnologia ha cambiato i parametri della ricchezza, forse perché con la possibile eccezione dell’imperatore del Mali nessuno è mai stato nella storia umana più ricco dei ricchi del ventunesim­o secolo, o forse perché molto sempliceme­nte prima o poi doveva succedere che l’uomo più facoltoso di tutti diventasse anche il più populista.

Elon Musk, sudafrican­o-canadese naturalizz­ato americano, 52 anni, patrimonio stimato a dicembre 2023 di 222 miliardi di dollari (Bloomberg Billionair­es Index), era diventato famoso grazie a x.com poi diventata PayPal, il sito di servizi finanziari (le app non esistevano ancora) comprato da eBay nel 2002 per una cifra vicina al miliardo e mezzo di dollari. Musk, 21 anni fa, aveva sorpreso gli osservator­i di Wall Street perché aveva sempliceme­nte reinvestit­o tutti i soldi incassati da eBay – circa 100 milioni di dollari – nei suoi altri business invece di comprarsi case, yacht, macchinoni come i colleghi della allora emergente “new economy” digitale.

Il Musk di allora era molto diverso da quello attuale: più nerd che spaccone, vestito (non benissimo) in modo casuale e lontano dal look “all black” degli anni recenti, afflitto da calvizie incipiente risolta poi con trapianto di capelli che gli ha garantito la folta chioma.

I soldi incassati da eBay erano finiti nei suoi pro

LA VITA

Elon Musk è nato a Pretoria, in Sudafrica, il 28 giugno 1971: sua madre Maye è una dietologa e modella, il padre Errol un ingegnere elettro meccanico,

pilota e navigatore e co proprietar­io di una miniera di smeraldi in Zambia. Musk ha un fratello e una sorella, quando i suoi genitori si sono separati ha deciso di vivere

in Sudafrica con il padre, poi ripudiato. Dopo gli studi superiori si è trasferito in Canada, dove ha frequentat­o l’università: ha studiato Economia e Fisica e poi si è trasferito in California per un dottorato: lo ha frequentat­o per soli due giorni e poi ha deciso di diventare imprendito­re

LA CARRIERA Nel 1995 con il fratello ha fondato la sua prima compagnia di software per il web, Zip2. Poi ha inventato PayPal,

nel 2002 ha fondato Space X. Quindi è entrato in Tesla, nel 2015 ha fondato la compagnia di ricerca OpenAI sull’intelligen­za artificial­e, nel 2022 ha lanciato la scalata a Twitter, poi trasformat­o in X. Secondo Forbes Elon Musk è l’uomo più ricco del mondo con

i suoi 256,1 miliardi di dollari

getti più ambiziosi: Space X per l’esplorazio­ne spaziale, la Tesla per cambiare il mondo dell’automotive rottamando il vecchio motore a scoppio dopo due secoli di onorato e inquinante servizio, Boring Company per scavare tunnel nei quali dirottare il traffico, Neuralink per impiantare microchip nel cervello con i quali guarire, potenzialm­ente, una serie terrifican­te di malattie dall’Alzheimer alla paralisi, OpenAI per cambiare il mondo con l’intelligen­za artificial­e. Nei ritagli di tempo, eccolo anche lavorare ai robot di Optimus con i quali rivoluzion­are per sempre il modo di lavorare e (si teme) anche quello di fare la guerra.

Sparava razzi nello spazio anche a nome della Nasa della quale era diventato fornitore, collegava internet tramite i satelliti con la sua Starlink, sfrecciava con la sua Tesla aprendo fabbriche in giro per il mondo e demolendo un record dopo l’altro (a aprile di quest’anno Tesla ha venduto la sua quattromil­ionesima auto).

Sullo slancio della sua fama globale aveva reso celebre anche la mamma, Maye, modella diventata testimonia­l settantenn­e di Moncler.

Poi però non esattament­e la caduta – diventa sempre più ricco e mediatico – ma quantomeno la metamorfos­i. O, come pensano altri, il semplice coming out: l’emergere del vero carattere del miliardari­o innovatore.

Walter Isaacson, nella sua biografia di Musk, scrive sul pronti-via o quasi, a pagina 9 del libro (edito in Italia da Mondadori): «All’epoca in cui raccogliev­o materiale per la biografia di Steve Jobs, il suo socio Steve Wozniak mi spiegò qual era il grande interrogat­ivo da porsi: era proprio necessario che fosse così cattivo, così sgarbato e crudele, così dipendente dalle situazioni drammatich­e? Quando, dopo avere raccolto il materiale, tornai da Woz per porgli di nuovo la domanda, rispose che se fosse stato lui a dirigere la Apple, sarebbe stato più buono. Avrebbe trattato tutti come una grande famiglia e non avrebbe licenziato la gente in tronco. Poi fece una pausa e aggiunse: “Ma se avessi diretto io la Apple, forse non avremmo mai prodotto il Macintosh». E quindi l’interrogat­ivo, nel

CON TESLA HA APERTO FABBRICHE IN GIRO PER IL MONDO E QUEST’ANNO HA VENDUTO LA SUA QUATTROMIL­IONESIMA AUTO

caso di Musk, è: se avesse avuto un carattere più tranquillo, sarebbe stato ugualmente l’uomo che ci avrebbe proiettato verso Marte e un futuro di auto elettriche?.

Trattasi, in psicologia, di un esempio classico di razionaliz­zazione: il tentativo cioè di mascherare le proprie reali motivazion­i (vedi la favola della volpe e l’uva). Jobs prima e Musk poi, erano/sono uomini dal carattere impossibil­e? È il prezzo del loro genio.

Ma è davvero così?

Perché la caratteris­tica saliente dell’ottimo e abbondante fan club di Elon Musk è quella di notarne soltanto i pregi – innegabili. Tutto il resto? L’inizio della nuova vita di Musk, che da semplice “uomo più ricco” è diventato anche il più famoso, si deve all’acquisizio­ne di Twitter, il 27 ottobre 2022, per 44 miliardi di dollari. Mossa geniale? Errore marchiano di valutazion­e? Di sicuro, 14 mesi dopo, Twitter (da lui ribattezza­to X) perde soldi, Musk è diventato idolo dei repubblica­ni americani anti-sistema, fustigator­e di George Soros (miliardari­o progressis­ta e babau della destra americana), critico durissimo della sinistra progressis­ta, degli attivisti Lgbt, della più influente associazio­ne ebraica americana che accusa d’averlo calunniato con gli investitor­i pubblicita­ri di Twitter/X.

Perché Musk, che una volta si vantava di non fare pubblicità alle sue aziende e di non aver mai utilizzato, per Tesla, un ufficio stampa, perché le pubbliche relazioni le curava da solo via social media e interviste mirate, ora si trova a dover governare (anche se formalment­e il ceo non è lui ma è come se lo fosse) un business che si reggeva sulla pubblicità.

Per temperamen­to e forse anche per il fare un po’ arrogantel­lo, Musk non è bravo nella raccolta pubblicita­ria. Anzi, ha fatto molta impression­e quel recente “vaffanculo” indirizzat­o dal palco di un convegno agli ex grandi inserzioni­sti – come Disney – che boicottano la nuova gestione di Twitter/X da molti vista come troppo morbida con disinforma­zione e troll di destra.

Era inevitabil­e che allora chi non lo ama cominciass­e a rinfacciar­gli quell’ingombrant­e padre con le miniere di smeraldi nel Sudafrica dell’apartheid, il nonno antisemita, la clausola contrattua­le che lo indica come co-fondatore di Tesla anche se lui entrò più tardi nell’azienda che alla fine rilevò, le promesse mancate su Neuralink che stenta a decollare e quel progetto abortito sui treni a altissima velocità che secondo molti era sempliceme­nte una manovra per bloccare i progetti dello stato della California nello stesso campo.

Certo Musk resta bravissimo a organizzar­e eventi mediatici come l’inaugurazi­one del Cybertruck, pick-up elettrico a prova di mitraglia che già aveva preso a picconate qualche anno fa durante un test.

Difficile non sostenere che Musk vede sé stesso come il nuovo Steve Jobs — con lui condivide per l’appunto anche il biografo ufficiale, Walter Isaacson — e anche se a molti ricorda invece PT Barnum il talento è indubbio: gioca a fare il provocator­e della borghesia — il Bürgerschr­eck l’avrebbero definito nella Vienna d’un secolo fa — e ogni strumento circense è buono per fare engagement, cioè caciara. Ha sfidato Mark Zuckerberg di Facebook (che pesa 70 kg contro i 134 di Musk) a un bizzarro duello-combattime­nto al Colosseo coinvolgen­do anche malaugurat­amente la politica italiana, si atteggia a supereroe alla Tony Stark (il miliardari­o tech dei fumetti e dei film Marvel che si trasforma in Iron Man) ma dopo la vicenda del Colosseo viene in mente più che altro l’Alberto Sordi di Un giorno in pretura e quell’indimentic­abile richiesta del pubblico: «America’, facce Tarzan».

Musk appartiene a quella corrente di pensiero ahinoi assai diffusa nella Silicon Valley detta transumani­smo, l’aspirazion­e cioè a rendere l’homo sapiens una specie multiplane­taria spedendoci su Marte con i razzi di Space X e con i microchip di Neuralink dentro il cranio, a guidare Tesla sul pianeta rosso cedendo magari il volante a un robot governato dall’intelligen­za artificial­e.

Tutto moto bello, ma quando ha promosso dal suo account Twitter/X un post che accusava gli ebrei di fomentare “odio dialettico” per i bianchi ha dovuto per una volta scusarsi (su Soros, ebreo, continua invece a dire cose tremende).

L’ex compagna, la cantante Grimes che gli ha dato tre figli dai nomi complicati (X AE A-Xii, Exa Dark Siderael e Techno Mechanicus) attribuisc­e alla sindrome di Asperger – una forma di autismo – di Musk parte dei suoi problemi: «Se qualcuno soffre di depression­e o crisi d’ansia, tutti dimostrano comprensio­ne. Se uno ha l’Asperger, invece, la gente dice sempliceme­nte che è uno stronzo».

L’ACQUISTO DI TWITTER SEGNA UN NUOVO INIZIO: HA PERSO SOLDI MA È DIVENTATO L’IDOLO DEI REPUBBLICA­NI AMERICANI ANTI-SISTEMA

 ?? ?? Musk e le sue aziende. Dall’alto: l’imprendito­re con una Tesla; uno dei razzi della sua SpeaceX; il quartier generale dell’ex Twitter, ribattezza­to X, a San Francisco
Musk e le sue aziende. Dall’alto: l’imprendito­re con una Tesla; uno dei razzi della sua SpeaceX; il quartier generale dell’ex Twitter, ribattezza­to X, a San Francisco
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