AVERE ACCESSO AI DATI SUDDIVISI PER GENERE È UNA BATTAGLIA DI CIVILTÀ
Quando si vedono i sondaggi in tv o si sfogliano i giornali che riportano indagini demoscopiche, forse avrete notato che la categoria dei rispondenti viene molto, troppo spesso, unificata in una categoria unica, senza età ma, soprattutto, senza genere.
Ma uomini e donne sono diversi, molto. Oltre che diversi geneticamente, diversi culturalmente e diversi biologicamente: riconoscere ed approfondire queste o altre diversità arricchisce la conoscenza.
Lo abbiamo visto durante la fase emergenziale della pandemia. L’Istat ci dice che nel 2020 le donne italiane sono state ricoverate meno degli uomini (38,7 contro 57,4 per 100mila abitanti). Questo dato dipende da numerosi fattori ma sicuramente è influenzato dai comportamenti e sappiamo che le donne hanno adottato comportamenti più virtuosi ed attenti a prevenire il contagio. A fronte di ciò, sappiamo che le donne si sono caricate sulle spalle il peso di molte disfunzionalità sociali che si sono manifestate come effetto domino dell’emergenza: la gestione dei figli, della DAD, dei genitori anziani, delle persone sole. In più, e anche a causa di questo sovraccarico, hanno perso (e continuano a rinunciare) un lavoro che contribuisce al reddito familiare oltre ad essere strumento di emancipazione e di libertà.
Questa estrema sintesi dovrebbe farci riflettere su determinati aspetti di come affrontiamo alcuni fenomeni che ci riguardano, in particolare mettendo a fuoco lo stretto legame che c’è fra salute e tenuta sociale, soprattutto se si guarda al futuro. Come è possibile che il comportamento più virtuoso del genere femminile, che ha portato comunque ad un minore impatto sui costi della sanità pubblica, si sia trasformato in una spirale di negatività che ha affaticato ed impoverito quella rete d’acciaio femminile che assicura la tenuta del nostro sistema sociale?
Le pandemie sono eventi trasformazionali: scuotono le società e le trasformano.
La trasformazione come concetto in sé è neutrale, indica un cambiamento che però può avere un impatto positivo oppure negativo. Sta a noi comprendere determinati messaggi e usarli come motore di un cambiamento positivo, per migliorarci come società. Per fare questo, però, bisogna avere informazioni granulari e precise che non facciano di tutta l’erba un fascio o dei generi un’ammucchiata.
E così uno dei messaggi che arrivano forti e chiari dall’emergenza pandemica è che è necessario — quando si fanno indagini scientifiche, sociali o di popolazione — utilizzare sempre dati che siano inclusivi della componente di genere e che non si debba pagare un surplus per avere queste informazioni da chi fornisce o genera questi dati.
Siamo un Paese con una natalità bassissima, e questa è una battaglia di civiltà che torna utile sia alla popolazione maschile sia a quella femminile. Il motivo è semplice: in quasi tutte le specie di mammiferi sono le femmine il vero collo di bottiglia alla perpetuazione della specie e Homo sapiens non fa eccezione a questa regola.
LO ABBIAMO VISTO DURANTE LA PANDEMIA: LE DONNE SI SONO AMMALATE MENO E APPROFONDIRE QUESTA DIVERSITÀ È IMPORTANTE (PER TUTTI/E)
Mauro Chiostri mauro.chiostri_2021@virgilio.it
Cari lettori, appare sempre più evidente come il disegno di riforma del premierato vada letto insieme allo stile politico e di governo di Giorgia Meloni e dei suoi: una cartina di tornasole della sua idea di democrazia. Non l’idea più avanzata, anzi. Dalla festa di Atreju in poi abbiamo avuto una serie di attacchi da parte dei massimi livelli del partito della presidente del Consiglio. Ha cominciato lei stessa, scagliandosi contro un’influencer, uno scrittore sotto scorta e quindi la leader del Pd, rea di aver rifiutato di omaggiarla nel suo “compleanno col potere”, come
Ezio Mauro ha definito la kermesse di Fratelli d’Italia. A seguire, il presidente del Senato, seconda carica dello
Stato, ha criticato il presidente della Repubblica, prima carica, salvo poi frettolosamente correggere il tiro. Poi si è aggiunto il ministro della Difesa, che in Parlamento è tornato ad attaccare la magistratura. E via così. È difficile non cogliere in questo rosario di invettive una strategia, un disegno, un’idea di potere. C’è una continua ricerca del nemico da additare. Una categoria così ampia che può abbracciare non solo chi sta legittimamente all’opposizione in Parlamento e nella società. Ma anche
SETTE E MEZZO
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IL DISEGNO DI RIFORMA PROPOSTO DA MELONI È LA CARTINA DI TORNASOLE DELLA SUA IDEA DI DEMOCRAZIA. NON L’IDEA PIÙ AVANZATA. ANZI