IL FUTURO DI TUTTI: RIFLESSIONE IN 5 TAPPE
Da Taiwan agli Stati Uniti, passando da Russia, India ed Europa. Un gruppo di scrittori racconta il proprio Paese alla vigilia dell’appuntamento elettorale. E, insieme, aprono lo sguardo sul nostro futuro comune
Dda quando esiste la democrazia, non è mai capitato che oltre metà della popolazione mondiale andasse al voto nello stesso anno. Succederà nel 2024, con oltre 70 Paesi alle urne, e ci riguarderà tutti, perché il mondo è sempre più visibilmente interconnesso, e perché la pace, la transizione energetica, i diritti universali, la lotta al cambiamento climatico e l’intelligenza artificiale si possono governare solo assieme. Abbiamo scelto 5 appuntamenti, in ordine cronologico (Taiwan, Russia, India, Europa e Usa), parlandone con degli scrittori, perché serve immaginazione e empatia per guardare al futuro di tutti. «Noi oggi viviamo come vivono gli abitanti di Seul sotto la minaccia della Corea del Nord. Loro sono consapevoli dei rischi ma continuano a fare film per Netflix e musica K-pop apprezzati in tutto il mondo. Anche noi facciamo film, andiamo ai festival e ci divertiamo ai concerti».
La minaccia non è imminente, ma immanente. Sulle voci che danno un’invasione cinese entro il 2027 Chi Ta-wei è chiaro: «Non prevediamo che la Cina possa invaderci entro il 2027, noi prevediamo che possa farlo in ogni momento, anche ora. Un’invasione nel 2027 non è più orribile di un’invasione adesso. E siamo già invasi dalla Cina, non dalle truppe ordinarie, ma dagli hacker. Ci preoccupa che perderemo le connessioni internet per giorni, se non settimane, quando ci attaccheranno».
Il loro sguardo verso gli scenari di guerra è sensibile. «Seguiamo molto da vicino la guerra in Ucraina. Sappiamo che lì i cittadini sostengono le truppe volontariamente come infermieri e fornitori di risorse. Dall’inizio della guerra i laboratori a Taiwan per addestrare cittadini comuni come aiutanti di truppe sono diventati sempre più popolari. Stiamo abbastanza attenti anche alle notizie che arrivano da Gaza».