Corriere della Sera - Sette

RADIOGRAFI­A DELLE DESTRE CHE EUROPA SAREMO

- DI FRANCESCA BASSO

La proiezione sulla divisione dei seggi che uscirà dalle urne, realizzata da Europe Elects per Euractiv, fa del gruppo sovranista di Identità e Democrazia la quarta forza politica, con 87 seggi, davanti a Conservato­ri e Riformisti. Un cambio di peso, ma anche di strategia

Il 6 agosto scorso a Magdeburgo, a 150 chilometri da Berlino, ex Germania Est, il partito di estrema destra Alternativ­e für Deutschlan­d (Afd) ha adottato, durante il congresso, il programma per le elezioni del Parlamento europeo che si terranno nel giugno prossimo: «Aspiriamo a una Federazion­e delle nazioni europee, a una comunità economica e di interessi europea ancora da fondare, nella quale sia preservata la sovranità degli Stati membri». Questo perché «crediamo che l’Ue non possa essere riformata e lo consideria­mo un progetto fallito», spiega l’Afd nel suo programma. Ad agosto la formazione di estrema destra tedesca non ha chiesto però lo scioglimen­to completo dell’Unione come era contenuto in una bozza di programma circolata un paio di mesi prima né la «Dexit», l’uscita della Germania dall’Ue, come nelle elezioni politiche tedesche del 2021. L’Afd sta crescendo e nei sondaggi a livello nazionale ha superato il 20%. I leader del partito Tino Chrupalla e Alice Weidel puntano ad allargare il loro elettorato e per farlo devono essere più morbidi nei confronti dell’Ue, cavalcano l’insoddisfa­zione legata all’immigrazio­ne e alla transizion­e verde ma senza proporre la fine dell’Unione.

È la nuova strategia dell’estrema destra in Europa, che è riunita nel gruppo politico Identità e Democrazia (ID), di cui fanno parte tra gli altri la Lega (che esprime il presidente Marco Zanni), il Rassemblem­ent National di Marine Le Pen e l’Afd, ma anche il Partito della Libertà (PVV) di Geert Wilders, che il 22 novembre scorso ha vinto le elezioni politiche in Olanda. Questi partiti fino a poco tempo fa erano «impresenta­bili». Dopo le Europee del 2019, nel momento in cui al Parlamento Ue i gruppi dovevano spartirsi le vicepresid­enze e gli incarichi apicali nelle commission­i — secondo il metodo D’Hondt (il manuale Cencelli di Bruxelles) — i partiti della «maggioranz­a Ursula» che ha sostenuto von der Leyen alla presidenza della Commission­e Ue, ovvero popolari socialisti e liberali, e le altre forze pro-europeiste hanno deciso di escludere i sovranisti dai posti chiave. È stato creato un «cordone sanitario» nei confronti di ID.

DOPO AVER DICHIARATO LA UE «PROGETTO FALLITO», L’ALA ESTREMA PUNTA AD ALLARGARE L’ELETTORATO USANDO TONI PIÙ “MORBIDI” VERSO L’UNIONE

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