LUCREZIO AMMONISCE NOI COME I RICCHI CITTADINI DI ROMA LIBERI SE CAPIAMO CHI SIAMO
Libertà è un concetto importante, in filosofia e nella vita. Tutto sta a intendersi e capire cosa significa. Una distinzione fondamentale è quella tra libertà negativa e libertà positiva. Della prima, di libertà negativa, si parla soprattutto in politica: indica l’assenza di impedimenti o costrizioni. Un soggetto è libero quando può agire (o non agire) senza che altri glielo impediscano (o lo costringano). Sembra poco, ma serve già a segnare il campo in modo notevole.
In quanti Stati o Paesi i cittadini sono liberi di perseguire i propri obiettivi, ovviamente nel rispetto della legge, senza forme di controllo o costrizione? Come ha scritto bene Montesquieu «la libertà è il diritto di fare tutto ciò che le leggi permettono». Non dovremmo mai sottovalutare quanto importante sia la possibilità di vivere in un regime democratico e liberale, dove i diritti dei singoli devono essere rispettati.
Per fare cosa, però? La sfida della libertà positiva ha le sue insidie. Libertà significa prima di tutto poter fare quello che uno vuole; e in ogni momento della nostra giornata possiamo in effetti fare come ci pare. Ma per fare cosa, appunto? Per perseguire quale obiettivo? Per rispondere, e chiarirci dunque il senso delle nostre azioni, dobbiamo prima di tutto rivolgere lo sguardo dentro di noi. Per capire cosa vogliamo dobbiamo prima capire chi siamo. Perché molto spesso, quello che vogliamo è quello che altri ci inducono a volere – non con la violenza o la forza, naturalmente, ma semplicemente facendo leva sui nostri desideri, creando aspettative e giocando sulla immagine che coltiviamo di noi stessi. Basta pensare alle pubblicità per capire la sfida in gioco, ma ovviamente l’influenza del conformismo è molto più ampia e insidiosa.
Il pensiero corre così ad alcuni versi di Lucrezio, poeta e filosofo epicureo, ottimamente commentati da Ivano Dionigi (L’apocalisse di Lucrezio. Politica, religione, amore, da poco pubblicato da Cortina): la nostra vita è ossessionata da attese e aspirazioni, da progetti e passioni che rischiano di rivelarsi illusori. Ma ci sono momenti decisivi in cui la vita viene a trovarci. Sono quei momenti in cui, caduto il velo, le cose appaiono per quello che sono, e noi con loro: «Tolta la maschera, rimane la cosa». La verità a volte è opera di sottrazione, non di accumulo. Sono parole impegnative, Lucrezio si erge con la forza di un profeta contro i vizi del mondo romano, di una società ricca e affermata, e non così diversa dalla nostra. Ma la sua sfida merita di essere ascoltata con attenzione.
Chi sono veramente io e chi sono io per gli altri? Cosa gli altri si aspettano da me e cosa io voglio davvero per me? È un crinale sottile quello per cui si deve passare. Da un lato c’è la legittima esigenza di confrontarsi con gli altri, dall’altro l’esigenza non meno importante di preservare la nostra autonomia e autenticità. In mezzo, la nostra esistenza, con tutte le sue alterne vicende.
LA SFIDA DEL POETA: LEGITTIMO CONFRONTARSI CON GLI ALTRI MA LO È ALTRETTANTO PRESERVARE AUTONOMIA E AUTENTICITÀ