VOTIAMO CON INTELLIGENZA (PRIMA DI TROVARCI IN UNA DEMOCRAZIA ILLIBERALE)
Cara Lilli, se alle prossime elezioni europee vincessero le destre, quale sarà lo scenario italiano, e cosa cambierà? Questa destra al comando un po’ in giro per l’Europa mi lascia un po’ perplesso.
Alessandro Commendatore alessandrocommendatore@yahoo.it
Cara Lilli, nel 2024 ci saranno elezioni che coinvolgeranno tre miliardi e mezzo di potenziali elettori. Ora, non dico che votare sia sbagliato, però non bisogna riporre molte speranze sull’effettiva decisionalità della volontà popolare. Lo vediamo continuamente, chiunque viene eletto poi deve inchinarsi al volere dei cosiddetti “poteri forti”.
Mauro Chiostri mauro.chiostri_2021@virgilio.it
Cari lettori, il 2024 si apre con due guerre in corso, in Ucraina e a Gaza, una crisi economica che comincia a mordere, le elezioni europee in primavera, quelle americane in autunno e molte altre tra cui le votazioni in Russia e in India. insomma, la posta in gioco è altissima a livello internazionale, europeo e anche nazionale. Alla fine dello scorso anno è scomparso Jacques Delors, considerato a ragione uno dei padri fondatori dell’Unione europea, per dieci anni presidente della Commissione. Ha detto di lui Romano Prodi: «Abbiamo perso un testimone della migliore storia europea che ci lascia un grande insegnamento: la ricerca dell’unità, la sola che ci consentirà di realizzare in modo compiuto il grande sogno europeo». Ecco, è proprio questo il punto chiave, l’unità. Un tema centrale anche nel discorso di fine anno del presidente della Repubblica Mattarella: «L’unità della Repubblica è un modo di essere, di intendere la comunità nazionale. Uno stato d’animo, un atteggiamento che accomuna, perché si riconosce nei valori fondanti della nostra civiltà: solidarietà, libertà, uguaglianza, giustizia, pace». La domanda da porsi è se questo sentimento alberghi nelle destre che avanzano e che già oggi governano alcuni Paesi, fra cui l’Italia. Che idea ha dell’Europa la destra di oggi? Giorgia Meloni terminò la sua campagna elettorale annunciando che per Bruxelles «la pacchia» era finita, e nel corso dei suoi 14 mesi di governo ha attaccato l’Europa un po’ su tutti gli argomenti in agenda, dall’immigrazione all’economia, dalla transizione ecologica all’abbinata di fine anno Patto di stabilità-Mes. Imputare all’UE tutte le colpe per le proprie difficoltà è una classica e purtroppo antica strategia elettorale delle destre, ma stavolta la partita è un po’ più complessa. Giorgia Meloni punta a rinforzare un blocco di destra-destra che va da Orban in Ungheria a Vox in Spagna per scardinare l’alleanza fra socialisti e popolari: questo avrebbe conseguenze dirompenti sull’assetto futuro dell’Europa, e forse sulla sua stessa ragione fondativa. La nostra Unione europea è una costruzione ancora imperfetta con molti errori compiuti , che deve recuperare slancio ideale e uscire dalla logica dei veti. Ma è l’unico destino possibile che abbiamo se vogliamo avere un ruolo nel mondo contemporaneo. All’ombra delle nuove destre che vengono avanti c’è invece una pericolosa nostalgia degli Stati-nazione, c’è l’idea illusoria e velleitaria che chiudendosi si abbia più protezione economica e sociale. E c’è anche un certo fastidio per l’idea stessa di democrazia liberale, quella che prevede contrappesi e organismi di controllo per chi governa. E allora, a proposito di cosiddetti “poteri forti”: nelle democrazie il potere forte per eccellenza è ancora il voto libero dei cittadini. Usiamolo, con intelligenza e consapevolezza. Prima magari di ritrovarci in una democrazia illiberale o autoritaria che comprime i diritti di tutti. Compreso quello di voto.
IN EUROPA LA PAROLA CHIAVE È UNITÀ. LA DESTRA INVECE HA UNA PERICOLOSA NOSTALGIA PER GLI STATI-NAZIONE