Corriere della Sera - Sette

LE CAPRIOLE DI LUPI, IL MARATONETA CHE TALLONA IL CENTRO

- DI FABRIZIO RONCONE froncone@rcs.it

L’altro giorno ho incrociato Maurizio Lupi all’”Aria che tira”, su La7. Lui era collegato da una stradina dietro Montecitor­io. La prima volta che vi entrò molti degli attuali cronisti politici andavano ancora al liceo. Però bisogna ammettere che Lupi è rimasto identico. Magretto (vabbé, si nutre di sola bresaola e si sfonda di maratone: undici volte quella di New York, per capirci) e poi sempre con quell’aria pallida e precisina da cattolico a modo, con il nodo della cravatta impeccabil­e e l’eloquio curiale, misurato, rassicuran­te. Così, per esserlo ancora di più, ad un certo punto lo sento che dice: «Io che poi sono un vero draghiano…» – nel senso, immagino, che si senta un seguace di Mario Draghi, se non proprio un suo adepto, un suo nostalgico. Bene, penso: ci sta. Poi, un attimo dopo, mi chiedo: ma se è così, e non ci sono ragioni per non credere che sia così, perché Lupi sostiene un governo nel quale il secondo grande azionista è Matteo Salvini? Salvini, ai primi di dicembre, convocò a Firenze un’adunata con i peggiori (eufemismo) esemplari dell’estrema destra occidental­e. Un fritto misto di nazistoidi, anti-europeisti, filorussi, omofobi e no vax, più qualche autentico mattacchio­ne che dava al cantiere nero un tocco di grottesco. Lupi, uno come lei, che ci fa in simile compagnia? Gliel’ho domandato, in diretta, e lui – con innegabile mestiere – ha spedito la palla in tribuna, senza però riuscire ad essere convincent­e. Perché, a giudicare dallo sguardo, era lui stesso il primo a tradire un certo imbarazzo. Del resto: ciascuno di noi ha la sua storia. Quella di Lupi è dentro una militanza durata decenni in Comunione e liberazion­e (insieme alla moglie, hanno tre figli), per poi passare dalla Democrazia cristiana a Forza Italia, con tanto berlusconi­smo sostenuto e goduto (per il Pdl fu vice-presidente della Camera) e pure con una capriola in fondo legittima, per un centrista come lui, che lo fece restare ministro delle Infrastrut­ture prima nel governo guidato da Enrico Letta, e poi in quello con Matteo Renzi premier. Adesso, se ho ben capito (perché questi che vivono lì dove un tempo c’era la Dc, cambiano sigle ogni quarto d’ora), dovrebbe essere il capo politico di “Noi Moderati”. Ecco, appunto: moderati? Le parole, come diceva Nanni Moretti, sono importanti.

L’IMBARAZZAN­TE COABITAZIO­NE CON SALVINI DELL’ULTIMO (AUTONOMINA­TO) “DRAGHIANO”

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Maurizio Lupi, 64 anni, ex ministro

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