E SE FOSSE SOLO UN’ILLUSIONE? LA NOSTRA COSCIENZA, IL MISTERO PIÙ GRANDE
Un tempo il mondo era pieno di vita. Uomini, animali e piante, certo. Ma anche il vento e l’acqua, con il loro movimento confuso; e il sole e i pianeti, con i loro movimenti perfetti. E tutto il resto, ovviamente. Per questo eravamo soliti venerare tutte le potenze naturali: perché in tutto c’era una forza divina, e lo spettacolo della vita era grandioso. Era il mondo del mito. Con la scienza tutto è cambiato: abbiamo imparato che l’universo è infinitamente più vasto di quanto pensassero i primi esseri umani. Insieme abbiamo anche compreso che la maggior parte di esso è composta da materia inerte. La vita, nella nuova concezione dell’universo, è un’eccezione. Ormai è il regno della morte che domina incontrastato.
A ricostruire in questi termini la storia delle nostre idee circa l’universo è il filosofo Hans Jonas, uno degli allievi più originali di Martin Heidegger. La sua è una spiegazione illuminante, perché ci aiuta a capire come si sia sviluppata la concezione della nostra specificità, così come è ad esempio difesa da Platone o dai cristiani. Se la materia è inerte, è evidente che la vita è qualcosa di altro: di immateriale, dunque. Ecco dove si origina la credenza di un dualismo tra anima e corpo, che tanta importanza ha avuto nel corso dei secoli. Non si tratta di questo soltanto, perché bisogna anche considerare quello che ci distingue specificamente dagli altri viventi (le piante e gli animali): l’intelligenza e la coscienza come si spiegano?
Tutto questo impianto, e la convinzione nella nostra specificità, è andato progressivamente in crisi negli ultimi secoli. Intanto perché Charles Darwin ha rivelato che noi siamo imparentati con tutti gli altri animali. Dopo di lui non è stato più possibile sostenere che ci fosse qualcosa che distingueva noi e solo noi da tutte le altre forme di vita presenti sul pianeta. La fisica, poi, ci ha insegnato che anche la distinzione tra un’anima immateriale, portatrice di vita, e un corpo, fatto di materia inerte, non regge. Perché un’anima immateriale non dovrebbe seguire le leggi materiali, che regolano tutto quello che accade nell’universo? Davvero siamo pronti ad affermare che queste leggi non valgono per noi, e per noi soltanto?
Difficile affermarlo. In effetti, gli scienziati hanno sviluppato una ipotesi sull’origine della vita: milioni di anni fa alcune scariche elettriche avrebbero trasformato alcune molecole, rendendole capaci di riprodursi e alimentarsi. È un’ipotesi interessante, che cambia completamente le carte in tavola – la vita è parte di questo universo materiale.
Quanto a noi, e alla nostra coscienza – quale è la sua origine? Una spiegazione scientifica, fisica o materiale, su cosa sia questo essere presente a me stesso, che io e solo io posso cogliere, ancora manca. Dobbiamo forse concludere che la coscienza altro non è che un’illusione, come molti sostengono, aderendo a una concezione rigida della scienza? L’ipotesi è suggestiva, e ci costringerebbe a ripensare radicalmente a noi stessi (cosa ne sarebbe ad esempio della nostra libertà?). Ma ancora non è provata. Al momento, insomma, non resta che riconoscere che la coscienza rimane il mistero più grande. È proprio vero: quanto più conosciamo tanto più ci rendiamo conto della nostra ignoranza. È per questo che il viaggio della conoscenza è così appassionante.
JONAS, TRA I PIÙ ORIGINALI ALLIEVI DI HEIDEGGER, SI INTERROGÒ SULLA DIFFERENZA NELL’UNIVERSO TRA VITA (UN’ECCEZIONE) E MORTE