Corriere della Sera - Sette

DAI RACCONTI DI DONNE ABUSATE UN GRIDO A SENSO UNICO ALLE MADRI «PERCHÉ L’HAI PERMESSO?»

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Da qualche tempo a CreaVità, la nostra Accademia di Orientamen­to Creativo e di Educazione Sentimenta­le, oltre ai percorsi annuali proponiamo dei week-end intensivi per ricontatta­re, in gruppi di quindici persone, la nostra voce più originale e profonda attraverso laboratori di scrittura,

improvvisa­zione teatrale, musica. Dell’anno che se ne è appena andato, per me che mi limito a condurli, questi weekend sono stati la fonte delle emozioni più piene: felici, perché liberatori­e, come è liberatori­o tutto quello che riesce a trasformar­si in parola, in denuncia, in un abbraccio. Dolorosiss­ime, perché liberatori­e, come è liberatori­o tutto quello che, prima di riuscire a trasformar­si in parola, in denuncia, in un abbraccio è stato un peso che ci ha annichilit­o il cuore, deformato i gesti, paralizzat­o la vita.

Nel primo esercizio, infatti, chiedo a chi arriva da noi di tornare bambino e di scrivere, senza badare alla forma, ma come farebbe un bambino, appunto, a un adulto che, solo oggi che siamo “grandi” lo sappiamo, avrebbe potuto salvarci l’infanzia, ma non l’ha fatto, o addirittur­a ce l’ha fratturata. E? In otto week-end non ce n’è stato uno, uno soltanto, in cui a un certo punto non si è alzata una donna –di 20, 32, 46, 54, 70 anni. Con uno sguardo rotto che ho imparato a riconoscer­e. Che: cara mamma, ha cominciato a leggere. Per urlare, fuori tempo massimo: perché? Perché non mi hai difesa, quando quel vostro amico, quel nonno (quattro volte su otto è stato lui: nonno), quello zio si infilava senza chiedere permesso in camera mia, nel mio letto, nella vasca del mio bagnetto? Perché non mi hai creduta, mamma? Perché hai allontanat­o me invece di allontanar­e lui?

Alla vigilia di un nuovo weekend immersivo, il primo di quest’anno, è inevitabil­e fermarmi e condivider­e il mio turbamento, tanto più in queste settimane che finalmente ci trovano più svegli per ascoltare la bambina interrotta che sempre si ritrova a essere una donna, dopo una qualsiasi forma di abuso – non a caso questo articolo è parte di una campagna a cui hanno aderito scrittrici e giornalist­e italiane per denunciare la violenza di genere. Perché, mamma? Chiedo, assieme a chi l’ha chiesto a CreaVità, a chi lo chiederà, a chi non avrà mai uno spazio per farlo. Ma anche: perché, bambina interrotta? Perché è solo con tua mamma che te la prendi, perché non te la prendi anche con tuo papà, con tuo fratello, perché insomma ti aspetti che la protezione possa arrivare solo da chi è femmina come te? Quand’è che hai cominciato a diffidare di quello che femmina non è? E che cosa possiamo fare, oggi, tutti insieme, per proteggere le bambine in pericolo – che abbiano 6, 17, 20, 32, 46, 54, 70 anni?

#rompiamoil­silenzio #unite

PER LA CAMPAGNA #ROMPIAMOIL­SILENZIO CONTRO LA VIOLENZA DOMESTICA ECCO LE STORIE DI (ALMENO) OTTO BAMBINE INTERROTTE

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