Corriere della Sera - Sette

«AL BARLUME PER RIVALUTARE NOI TOSCANI»

L’interprete di Marchino, creato da Malvaldi: «Sarcastici e cattivi ma non banale come ci fa Pieraccion­i»

- DI VIRGINIA NESI

Minuto due, secondo 40. A casa di Massimo, Beppe e Tizi, qualcuno bussa alla porta. È la figlia del proprietar­io: «Mio padre è morto, io voglio vendere casa». Al bar della città (immaginari­a) di Pineta, i vecchini ricostruis­cono la vicenda: «Pare sia cascato nel pozzo che c’è in giardino». «Si vede che era andato ad annaffià i fiori e fiuuu...». Nelle nuove puntate de I delitti del BarLume, la serie ispirata ai gialli di Marco Malvaldi – che torna con tre storie su Sky Cinema e in streaming su Now da oggi per tre venerdì – la suspense si alleggeris­ce con l’umorismo. Dice Paolo Cioni, che interpreta Marchino: «Il punto forte è la comicità toscana di situazione, non quella becera. La cosa bella che ha fatto Roan (Roan Johnson, regista e produttore creativo; ndr) è trovare sempre più situazioni paradossal­i che si sviluppano davvero nei bar toscani. Ci sono sarcasmo e cattiveria che fanno sorridere, anche se a volte risultano scomodi».

Scomodi?

«A volte in altre regioni vengo inteso come provocator­io, in realtà in Toscana è tutto una presa in giro e questo aspetto alleggeris­ce anche i gialli».

Cosa intende?

«Non siamo preoccupat­i se qualcuno muore. C’è una sorta di leggerezza nell’affrontare la morte che rincuora a casa chi ha subito da poco una mancanza. In Toscana e nella serie il cadavere diventa quasi una scusa per parlottare, uno stimolo di vita per certi personaggi del BarLume. Ci divertiamo alle spalle del morto».

Non mancano nemmeno gli stereotipi...

«Il povero Gino (Marcello Marziali; ndr) rappresent­ava il tirchio: tra Livorno, Pisa e Lucca sono tutti con le braccine corte, non si vuol dar quattrini a nessuno. Aldo Griffa, quindi Paganelli, è l’uomo a caccia di donne. Marchino, il nerd fissato sulle cose. La serie mostra una Toscana diversa da quella che spesso si vede nei film».

Diversa come?

«A volte nei film c’è lo stereotipo del toscano che viene banalizzat­o: quello scemo, tonto, volgare. Ma non siamo tutti “culo” e “merda”. Ne I delitti del BarLume si confrontan­o varie tipologie di personaggi e a mio avviso questo eleva un po’ il toscano – è rimasto solo Pieraccion­i adesso – e riesce a farlo uscire da quella retorica che gli viene spesso associata».

Lei si sente simile al suo Marchino?

«Sono molto tranquillo. La gente mi vede e mi dice: “Ah ma non sei incazzato come nella serie!”. In realtà l’incazzatur­a che io tiro fuori è quella che tengo sopita. Fare il personaggi­o è un grosso momento di terapia».

 ?? ?? Paolo Cioni, 41 anni, è nato a Pisa. Nel ruolo di Marchino ha partecipat­o a 19 dei 22 episodi della serie tv I delitti del BarLume basata sui gialli di Marco Malvaldi. Il suo ultimo
film al cinema è Acqua e anice (2022)
Paolo Cioni, 41 anni, è nato a Pisa. Nel ruolo di Marchino ha partecipat­o a 19 dei 22 episodi della serie tv I delitti del BarLume basata sui gialli di Marco Malvaldi. Il suo ultimo film al cinema è Acqua e anice (2022)

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