IL CONSUMO DI DROGA S’IMPENNA PER CURARE IL MALE DI VIVERE MA IN ITALIA NESSUNO NE PARLA
La foto che ho scelto per la rubrica di questa settimana mostra un giovane tossicodipendente a Milano fermato dalle forze dell’ordine in una zona periferica del capoluogo lombardo. Si tratta di una zona da tempo nota per lo spaccio di sostanze stupefacenti, quella del bosco di Rogoredo
I dati lo dicono chiaramente, il consumo di droga è in aumento. Quel che è ancor più preoccupante, e che dovrebbe portare a una seria riflessione collettiva, è che si tratta dell’aumento esponenziale dell’uso di sostanze assunte per curare quello che, con un’espressione persino poetica, potremmo definire il mal di vivere. Riporto un dato impressionante emerso dal monitoraggio che lo Snap (Sistema Nazionale di Allerta Precoce contro la droga) ha messo a disposizione per il 2022: l’uso di sostanze monitorate perché in qualche modo considerate affini alle droghe è cresciuto del 370%. Nel 2023 negli Usa – il che dimostra che la tendenza è mondiale – si è verificato un aumento esponenziale delle morti per overdose tra i teenager dovute in larga parte al consumo illecito di fentanyl.
Alla domanda sul perché ci si droghi così tanto, che mi pongono studentesse e studenti soprattutto quando vado nelle università e nelle scuole, do una risposta sconveniente, sgradevole, scorretta, finanche maleducata: perché la vita è una merda.
«Balle» rispondono in molti, «ci si droga per sballarsi, per divertirsi, per fare meglio sesso» (errore madornale credere che le droghe favoriscano i rapporti sessuali: qualsiasi droga porta all’impotenza cronica). Sostanze come alcol e droga danno solo l’illusione di favorire l’approccio con gli altri, ma in realtà creano danni all’organismo, che presenta il conto col passare degli anni. In buona sostanza, la risposta che mi viene data, è che ci si droga per divertirsi; in gergo tecnico di parla di «uso ricreativo».
Posto che il divertimento è una declinazione del vivere, una dinamica sovente di reazione al dolore, di opposizione alla malinconia, alla depressione; questo assunto non nega affatto la mia tesi secondo cui in un mondo sempre più feroce, veloce e che pretende che anche i bambini siano performanti, le droghe e le sostanze affini arrivano a occupare – del resto è sempre accaduto – lo spazio del vuoto, lo spazio dell’ansia. E che il divertimento debba passare dall’assunzione di droghe e/o alcol è una dinamica tipica, indagata da sempre dagli studiosi. Le angosce dominano e, per liberarsene, per alleggerire il quoti
L’AUMENTO DEI MORTI E UNA CRESCITA DEL 370% NELL’USO UN TEMPO AVREBBE SCATENATO DIBATTITI ANIMATI IN TV
diano, bisogna trovare un “additivo” chimico o, anche se naturale, comunque esterno al nostro corpo. Il mondo occidentale ha dovuto, per la prima volta, occuparsi di ciò che lega la sofferenza umana alle droghe con l’epidemia di eroina degli anni Ottanta. Eil termine «epidemia» non l’ho usato a caso: è proprio il termine esatto, quello più appropriato.
L’eroina è considerata tuttora la regina delle droghe perché è totalizzante: il corpo diventa dipendente dalla sostanza già dopo pochissime dosi. L’eroina gialla, una varietà letale, è causa di morte per un numero altissimo di persone. È gialla per la scarsità, in Afghanistan, di solventi chimici, il che non consente di lavarla bene. Non perché abbia principi attivi diversi da altre varietà, con cui condivide un grado di pericolosità altissimo. In altre epoche esisteva un dibattito sul tema. Un aumento dei morti imponeva discussioni aperte, magari odiose e superficiali accuse alle famiglie o alla politica di sottovalutare il problema, di affrontarlo solo con la repressione, ma se ne parlava, se ne discuteva animatamente, anche in tv.
Oggi il dibattito è del tutto assente. Al più lo affrontano i trapper nei loro brani, ma più che al consumo si riferiscono allo spaccio; la politica ormai parla sempre e solo genericamente di «droghe che fanno male», ignorando completamente queste dinamiche. Per essere proprio chiari, siamo testimoni, per lo più inconsapevoli, di un’epidemia di sostanze – come accade negli Usa con il fentanyl – usate come antidepressivi, come antidolorifici dell’anima. Dunque il fentanyl non è più utilizzato per lenire il dolore delle ossa, dei muscoli, per la sofferenza provocata dalle lesioni corporee, ma per curare le fratture dell’anima. Diventa il sedativo dell’ansia.
Nei giorni scorsi abbiamo raccontato il narcogolpe in Ecuador: un Paese messo in ginocchio da pusher, pali e affiliati. E abbiamo visto bene cosa accade quando il male di vivere è ignorato. È la richiesta di sostanze che «curano l’anima» qui da noi ad arricchire i narcos sudamericani e i terroristi afghani che trafficano eroina. In poche parole, per non aver affrontato il male di vivere, ci siamo giocati la democrazia.
NEGLI USA CRESCONO LE OVERDOSE LETALI PER IL FENTANYL, NON PIÙ LENITIVO DEI DOLORI OSSEI MA DI QUELLI DELL’ANIMA